The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Friday, May 28, 2010

Il segreto dei suoi occhi...

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Ieri sera un invito estemporaneo da parte di M. e mi ritrovo al cinema Apollo per l'anteprima italiana de El Secreto de sus ojos per la regia dell'argentino Juan José Campanella.

Benjamín Espósito, funzionario del tribunale di Buenos Aires, andato in pensione, non riesce a liberarsi dai ricordi di un particolare caso di omicidio. Decide di scriverne un romanzo, il film ne ripercorre la storia e il filo dei ricordi si dipana ben aldilà del caso giudiziario.

Ne consiglio vivamente la visione, per la sua complessità, per la bellezza delle immagini, per la perfezione della sceneggiatura, per la sua intelligenza. 

Riporto le parole del regista senza altro aggiungere:  

"Un vecchio che mangia da solo. E' stata questa immagine a catturarmi e, alla fine, a farmi prendere in considerazione il romanzo. Non il crimine. O la suspense. O il genere. Il Vecchio che mangia da solo. Come fa una persona a ritrovarsi sola nella vita? Quel Vecchio si chiede come è finito a mangiare solo in un bar senza nessuno accanto? Lo si può ignorare, dimenticare o nascondere per un po', ma il passato finisce per ripresentarsi. Forse durante il secondo atto della sua vita il Vecchio è riuscito ad ignorare cosa aveva fatto nel primo atto, ma se vuole riuscire ad arrivare bene al terzo atto, dovrà affrontare tutto ciò che ha lasciato in sospeso.

Non lo considero un "film noir". Il "piatto forte", le forze motrici di questo film sono un amore non dichiarato durato anni, la frustrazione e il vuoto percepito dai personaggi principali. Il genere "noir" è solo il vassoio sul quale la pietanza principale viene servita.

La memoria mi affascina. Il modo in cui le decisioni che abbiamo preso venti o trent'anni fa possono condizionare la nostra vita presente. Questo discorso vale anche per la memoria di una nazione. Riesaminando la storia del nostro Paese negli anni '70, oggi sappiamo che quell'orrore ha avuto inizio prima della dittatura militare. La storia si svolge in un'Argentina in cui l'atmosfera cominciava ad incupirsi, ad intorbidirsi, finendo coll'avvolgerne anche i protagonisti.

Il mio obiettivo era quello di narrare una storia che raccontasse di personaggi minuti - che vagano in un mare di gente, tra enormi strutture, persi nella folla - e dei loro occhi. La storia di un uomo che cammina alla stazione del treno, cento metri più avanti, con cinquecento persone tra noi e lui. Cosa potremmo capire di lui se, improvvisamente, senza stacchi, passassimo ad un primissimo piano dei suoi occhi? Quali segreti potrebbero rivelarci?

Forse i segreti su una storia come questa: una storia che parla di omicidio, certo, ma soprattutto una storia che parla d'amore. Una storia che parla d'amore nella sua forma più pura. Un amore finito prima ancora di sbocciare, senza nemmeno il tempo di sfiorire e di morire. Come avrebbe potuto essere vissuto un amore così? Quali effetti avrebbe sulle persone coinvolte? Quali atti di pazzia potrebbero compiere occhi come questi quando l'amore venisse loro portato via?

Queste sono le domande che il film si pone e alle quali forse trova risposta solo nelle vite dei suoi personaggi."

Juan José Campanella
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Friday, May 21, 2010

Qualcosa si muove, qualcosa no...

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Una piacevole scoperta martedì scorso: Villa Pallavicini, a Milano in via Meucci 3, in fondo a via Padova. Ci sono andato per la proiezione di "2 Volte Genitori" e anche perché poi sarebbe seguito un incontro con Ivan  Scalfarotto, vicepresidente del PD, e un consigliere comunale di Milano. L’Associazione culturale, inaugurata nel 1996, conta oggi migliaia di soci, e innumerevoli iniziative realizzate in ambito culturale, ricreativo e sociale.

Il film di Claudio Cipelletti è "un viaggio in sei capitoli che parte da quel giorno, quell’ora e quell’istante in cui tutto è cambiato, il momento della rivelazione dell’omosessualità di un figlio o di una figlia". Senso di perdita, senso di colpa, bisogno di capire e riconciliazione. Uno spaccato in lungo e in largo dell'Italia di qualche anno fa, quel 2007 del festoso Gay Pride a Roma e dello sfigatissimo Family Day, e di mamme e di papà italiani che la cosa principale che raccontano è riassumendo: "se qualcuno ce lo avesse detto, se da qualche parte, in qualche libro per futuri genitori, per esempio, ci fosse stato scritto "potrai essere il padre o la madre di un ragazzo gay o di una ragazza lesbica", invece no, "ci siamo trovati di fronte a un nulla, a un vuoto di informazioni e di sostegno".

Il film commuove senza essere mai lacrimoso e istruisce senza essere mai pedante. Il dibattito che lo ha seguito invece mi ha lasciato molto perplesso e alquanto amareggiato, in sala oltre al vicepresidente del PD, il regista Claudio Cippelletti e una mamma di Agedo. Un signore sulla cinquantina prende la parola, dichiara di essere padre di un ragazzo omosessuale, fa i complimenti per il film ma tiene a precisare che a suo avviso esso è troppo parziale: mostra unicamente storie a lieto fine. La sua, di storia e di ferita, è ancora aperta e sanguinante, vuole fare una denuncia: Arcigay è complice a Milano dello squallido panorama dei locali affiliati per il "sesso spersonalizzato" che molto poco hanno a che vedere con ricreazione o cultura. Sconcerto e brusio in sala, il vicepresidente del PD subito prende la parola e zittisce il "sovversivo": "Lei ha parlato abbastanza, lasci spazio anche agli altri presenti", nessuno desidera però prendere la parola, il signore cinquantenne vorrebbe allora aggiungere qualcosa, "conosciamo già la sua opinione, il suo è un vissuto di disagio, quando faremo una serata dedicata al disagio allora lei potrà parlare", una persona del pubblico prega I. S. di smetterla e di far terminare il signore visto che se gli si è data la parola ora è assurdo zittirlo. Il vicepresidente del PD stizzito acconsente. E' presente anche la mamma, la moglie del signore cinquantenne, I. S. le chiede di indicare il nome di suo figlio, la signora esita e lui incalza e arriva a dichiarare che a suo avviso i due stanno mentendo, "un figlio forse non ce l'hanno neppure". E per quale ragione dovrebbero mentire? Per di più abitando in zona molti dei presenti li conoscono personalmente e conoscono loro figlio. Sono sconcertato nel constatare l'arroganza di questo vicepresidente gerarchetto democratichello che sta offrendo una scena di prevaricazione degna di un regime comunista.

Si passa ad altro. Dalla prima fila un ragazzo educato, dall'aria distinta, si riallaccia all'intervento di un signore che per riportare ordine nel dibattito invitava a parlare di matrimonio gay e di diritti civili. Il giovane, rivolgendosi a I. S., ci riporta al non poi così lontano 2008: in Consiglio Comunale a Milano si votò per una mozione su unioni civili e istituzione di un registro delle coppie di fatto etero e omosessuali. 27 contrari, 23 favorevoli, 3 astenuti: mozione bocciata. Il centro-sinistra votò a favore, con alcune significative eccezioni. Votarono contro Fanzago, Granelli e Spirolazzi (PD, ex margherita), astenuto Cormio (PD). Assenti al momento del voto i tre consiglieri Colombo, Comotti, Zaycich, sempre del PD. Il voto-non voto del PD fu determinante: se i tre consiglieri contrari si fossero almeno astenuti, e se due dei tre assenti avessero votato, il risultato sarebbe stato 25 a 24. Claudio Cipelletti si fa portavoce di un messaggio del consigliere comunale assente: "il PD è pronto, aperto e disponibile a portare avanti il dibattito in consiglio comunale per la partita sui diritti civili delle coppie di fatto". Peccato che negli ultimi due anni si sia tenuto invece proprio schiscio, docile e sottomesso, apparentemente, per non dare fastidio alle gerachie degli ingonnellati. Il giovane ragazzo chiede al vicepresidente del PD: "Quale sarebbe la posizione del PD domani se in Consiglio Comunale fosse ripresentata una mozione simile a quella del 2008, cosa farebbero i suoi soci...?". Di nuovo un po' di scompiglio, in questo tempio culturale della sinistra l'ironia non è ben accetta. Ivan Scalfarotto ribatte, arrampicandosi sui vetri, citando la variegata provenienza della fauna che compone il suo partito e le sue diverse "sensibilità". Deludente e politicante, un giovane già vecchio.   
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Guardarsi allo specchio, ogni tanto, centro-sinistra?
Just an idea...
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Sunday, May 16, 2010

Omoerotofobia... in un contesto surreale.

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Comincia con un piccola esitazione l'intervento di Giovanni Dall'Orto alla fine dei lavori dell'incontro pubblico dal titolo Diversamente uguali, Ugualmente diversi che Milano ha dedicato alla Giornata Mondiale contro l'omofobia.

La sensazione del giornalista, forse l'unico presente in sala, è quella che l'incontro si sia svolto in un'atmosfera surreale: sono stati affrontati temi importanti ma nessuno ha esplicitamente dichiarato quanto sia divenuto assurdo vivere oggi in Italia. Giovanni Dall'Orto sente che a breve qualcosa nel nostro paese cambierà, infatti nella maggioranza di governo "la tensione è altissima. L'attesa che qualcosa possa ancora accadere paralizza ogni mossa". E in Italia continuano ad esistere partiti politici che fanno dell'omofobia il loro cavallo di battaglia. Non viene risparmiata la sinistra, ma neppure i gay stessi: "è colpa nostra se la sinistra dorme perché ancora molti di noi temono di avanzare richieste per esempio di imporre una linea chiara a favore del matrimonio gay, per non creare problemi al PD! Ma che se li risolva i problemi il PD...". Concordo pienamente con la tesi sostenuta da Giovanni Dall'Orto, che si sveglino gli esponenti del PD che hanno paura di urtare la sensibilità del loro elettorato cattolico e delle nostrane gerarchie ecclesiastiche!

Surreale è stato tenere un incontro sull'omofobia, parlare di diritti civili e di uguaglianza per tutti i cittadini e per tutte le cittadine nella "casa dei milanesi", Palazzo Marino, "abitata" al momento da Letizia Moratti , condannata dalla Corte dei Conti nell'ambito del procedimento sulle cosiddette consulenze d'oro, che dal suo non immacolato pulpito spara però sentenze sulla delinquenza dei clandestini

Surreale è stato l'ntervento conclusivo di un esponente di spicco del Pdl in città. Egli è a favore di tutto: "al primo posto ci sono gay e lesbiche, al secondo posto gay e lesbiche, al terzo posto..." Si lamenta di non avere diritti in quanto "convivente eterosessuale", nel 2008 però si espresse contro la mozione in Consiglio Comunale per l'istituzione del registro delle coppie di fatto omo e eterosessuali perché "non lo convinceva". 

Ringrazio ancora Giovanni Dall'Orto per il puntiglio filologico nello specificare che all'origine il termine era "omoerotofobia", una paura intensa e irrazionale verso gli omosessuali e il comportamento omosessuale, oltre alla paura di essere omosessuale o di essere percepito tale. Spesso pertanto consideriamo omofobo chi meriterebbe tutt'al più il titolo di bigotto o buffone, pur rimanendo un personaggio indegno e pericoloso, si veda il recentissimo caso, da Italietta medievale che le cronache padovane ci hanno regalato.

R. mi fa notare l'eclatante assenza di lesbiche dichiarate nel panel dei relatori, la logica maschilista secondo la quale l'incontro pubblico è stato strutturato, "a far pensare che solo gli uomini siano omosessuali o vittime di omofobia". In parte concordo, ma faccio rilevare che spesso una parte di lesbiche, maschiliste a loro volta, disdegnano frequentare situazioni "a rischio checche" che "quelli non sono veri uomini"...
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*Come fosse scontato che le tre ragazze stiano ad aspettare lui.

Potrebbe sembrare contraddittorio ma anche molti gay (uomini omosessuali) sono omofobi, maschilisti e "eterocentrici", se esclusivamene attivi a letto... non parliamone! Tre perle pescate a caso con google: "Bel moro 30enne, non libero (sposato), rasato, con pizzo. Solo sesso tra maschi, NO effemminati..." oppure "sono solo passivo, indosso intimo femminile ma non sono effemminato" oppure "Travestita come da foto, NO TRANS, femminile, formosetta, capelli veri, solo passiva, consapevole della propria inferiorità cerca..."

A quando la Giornata Mondiale contro l'omofobia interiorizzata?
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Tuesday, May 11, 2010

Diversamente uguali, ugualmente diversi.

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E' con questo titolo un po' banale che si inaugureranno a Milano i lavori dell'incontro pubblico per la Giornata Mondiale contro l'omofobia promossa a Milano da MICO presso Palazzo Marino, Piazza Scala 2. Sabato 15 maggio 2010, ore 10.00.
Sit-in silenzioso in via dei Mercanti fra la Loggia e Palazzo Affari ai Giureconsulti alle ore 18.00.

Prego chiunque abbia un blog più letto di questo di dare risalto all'evento, pubblicizzandolo anche sui vari account di Facebook, Twitter, Friend Feed, Tumblr, Delicious e chi più ne ha più ne metta che io non so neanche come funzionano tutti questi social-cosi...
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Wednesday, May 05, 2010

Panique au ministère...

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Come se Piero Marrazzo che due o tre cose su di sè le sapeva, avesse dichiarato che la Brendona i calzoni glieli aveva sfilati a sua insaputa... Così il signor Scajola pateticamente dichiara: "Io una cosa l'ho capita: un ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri. Se dovessi acclarare che la mia abitazione nella quale vivo a Roma fosse stata pagata da altri, senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l'annullamento del contratto di compravendita. Non potrei come ministro della Repubblica abitare in una appartamento in parte pagato da altri". Signor ex-(varie volte)-ministro: ccà nisciun' è fesso...

Il teatro lo faccia fare a chi è del mestiere e a noi faccia il favore di scomparire una volta per tutte.
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Amanda Lear in "Panique au ministère"(c)DR
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Sunday, May 02, 2010

Wahed Sefr - واحد صفر - Uno a Zero

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Era il 9 luglio del 2006. Il mio volo easyjet da Lisbona potè partire solo a impresa di Zidane compiuta. Si disputava la finale del campionato mondiale di calcio. Il mondo si era fermato.

E' il 2006 anche in One-Zero della regista egiziana Kamla Abou Zekri, la sera si giocherà la finale dell'African Cup of Nations. L'Egitto si prepara ad essere paralizzato. Tutto è nella norma. Dal mattino cominciano i preparativi per la serata da passare in compagnia, seduti, inebetiti di fronte a un televisore.

Sono otto o nove i personaggi principali attorno ai quali si costruisce il film il cui merito sicuro è quello di cercare di offrire un ritratto il più possibile onesto dell'Egitto di oggi, nello spettro completo che va dalla più infame povertà all'agiatezza della buona borghesia copta, dalla modesta condizione di chi lotta quotidianamente per una vita almeno dignitosa al lusso del denaro facile di un presentatore della TV. Ogni personaggio viene messo di fronte alle proprie debolezze, senza ipocrisia, siano esse l'abuso di alcool, lo spaccio di droga, il voglia incontrollata di una maternità che ha tardato ad arrivare, il desiderio di soldi, l'insicurezza in merito al proprio talento...

Nessuno però trova una risposta e una partita di calcio vinta, sia pure la finale di una coppa dei campioni, non basterà a risolvere la crisi.

E' tremendamente sincera, anche se recitata un po' sopra le righe, la scena in cui una cantante di successo (più per le sue forme che per la sua voce) viene premeditamente e pubblicamente umiliata durante una trasmissione televisiva. Colpiscono le tante scene di vita letteralmente urlate, disperate: le liti fra madri e figli, fra zii e nipoti, fra capi e sottoposti, fra colleghi, fra amanti, in contesti degradati e deprivati di umanità.

Il poliziotto corrotto, il medico sfaticato, il guardiano depresso affiancano la commessa zelante, il venditore di falafel gentile e genuino... Non tutto è perduto forse. E poi la sera l'Egitto vincerà, tutti ne sono certi. La scena finale viene effettivamente girata al Cairo il giorno in cui l'Egitto giocando contro il Camerun vince 1-0 la coppa dei campioni d'Africa 2008. Si scende in strada, si festeggia, lo spirito dei protagonisti si solleva, si dimenticano i contrasti le differenze, cristiani e musulmani, ricchi e poveri per una sera si abbracciano, i colori della notte sono caldi, qualcosa tuttavia ci dice che aldilà delle apparenze domani tutto tornerà come prima, nulla sarà risolto se non lotteremo, se non pagheremo il giusto prezzo, ognuno per il proprio posto al sole.

Non credo sia un caso che questo film sia stato ideato, scritto, fotografato, montato e diretto da donne.
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'Khaled Abol Naga in Wahed Sefr - واحد صفر

Khaled (Mohamed Sami) Abol Naga è un attore che si lascia guardare con piacere. Dal passato di indossatore, portiere della nazionale egiziana di water-polo, brillante studente di ingegneria delle telecomunicazioni e presentatore tv, oggi è uno dei più promettenti attori egiziani della nuova generazione nonché Goodwill Ambassador dell'UNICEF. Qui una sua intervista a Gay.it in merito alla lotta all’AIDS/HIV, ai giovani, al sesso, alla tv... Oltre che bello anche interessante questo ragazzone che alcune voci maliziose in Egitto danno per gay. Perfection then. 

C'era una volta un re...

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"Del resto era inutile parlare ancora di Mussolini, Mussolini ormai nessuno ci pensava più. Adesso c'era il re, il raccoglitore di monete, che a poco a poco s'era fatto coraggio e voleva provare a comandare. Il re avrebbe ripescato fuori chi sa che vecchi ministri, perché l'Italia non ne poteva più dei fascisti con i grossi toraci muscolosi e le parate sportive e aveva una gran sete di vecchi signori canuti e mansueti, con le ginocchia storte e vacillanti. Di sicuro fra poco l'Italia sarebbe stata inondata di vecchi signori mansueti, vestiti da generali e da ministri, che si sarebbero trascinati dietro delle vecchie mogli vacillanti e canute, e l'Italia avrebbe battuto le mani a quelle vecchie mogli, stufa com'era delle donne che il fascismo aveva messo di moda, poppe e cosce di bronzo incoronate di spighe sui ponti e sulle fontane. Il re sarebbe andato un po' a cavallo per l'Italia e l'Italia gli avrebbe battuto le mani, lui mai s'era immaginato che le sue ginocchia storte potessero piacere all'Italia e adesso invece l'Italia salutava con gioia e sollievo proprio le sue ginocchia storte, e il suo muso avvizzito e dispettoso di scimmiottino sotto il berretto a visiera troppo largo per lui. Se qualcuno sparava un colpo in aria lo scimmiottino correva a rimpiattarsi là dov'era stato per tanti anni, lo scimmiottino correva in cantina là dov'era la sua collezione di monete, ma l'Italia adesso era contenta e non pensava subito a sparare. [...] Più tardi messo da parte anche lo scimmiottino*..."

Da Tutti i nostri ieri di Natalia Ginzburg.
Giulio Einaudi Editore, 1952
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* Per chi non lo avesse capito stiamo parlando di Vittorio Emanuele III: padre di Umberto II, il re di maggio che amava sollazzarsi con giovani ufficiali di svariati eserciti ("non gli si conoscevano distrazioni femminili", Domenico Bartoli, La fine della monarchia, Mondadori, Milano, 1946), e nonno di Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia noto alle cronache italiane perché finito in galera con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Il figlio di quest'ultimo, Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia, dopo il tanto agognato ritorno in italico suolo si è invece occupato di cetriolini, politica e canzonette


Ad ogni paese la casa reale che si merita.
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