Era il 9 luglio del 2006. Il mio volo easyjet da Lisbona potè partire solo a impresa di Zidane compiuta. Si disputava la finale del campionato mondiale di calcio. Il mondo si era fermato.
E' il 2006 anche in One-Zero della regista egiziana Kamla Abou Zekri, la sera si giocherà la finale dell'African Cup of Nations. L'Egitto si prepara ad essere paralizzato. Tutto è nella norma. Dal mattino cominciano i preparativi per la serata da passare in compagnia, seduti, inebetiti di fronte a un televisore.
Sono otto o nove i personaggi principali attorno ai quali si costruisce il film il cui merito sicuro è quello di cercare di offrire un ritratto il più possibile onesto dell'Egitto di oggi, nello spettro completo che va dalla più infame povertà all'agiatezza della buona borghesia copta, dalla modesta condizione di chi lotta quotidianamente per una vita almeno dignitosa al lusso del denaro facile di un presentatore della TV. Ogni personaggio viene messo di fronte alle proprie debolezze, senza ipocrisia, siano esse l'abuso di alcool, lo spaccio di droga, il voglia incontrollata di una maternità che ha tardato ad arrivare, il desiderio di soldi, l'insicurezza in merito al proprio talento...
Nessuno però trova una risposta e una partita di calcio vinta, sia pure la finale di una coppa dei campioni, non basterà a risolvere la crisi.
E' tremendamente sincera, anche se recitata un po' sopra le righe, la scena in cui una cantante di successo (più per le sue forme che per la sua voce) viene premeditamente e pubblicamente umiliata durante una trasmissione televisiva. Colpiscono le tante scene di vita letteralmente urlate, disperate: le liti fra madri e figli, fra zii e nipoti, fra capi e sottoposti, fra colleghi, fra amanti, in contesti degradati e deprivati di umanità.
Il poliziotto corrotto, il medico sfaticato, il guardiano depresso affiancano la commessa zelante, il venditore di falafel gentile e genuino... Non tutto è perduto forse. E poi la sera l'Egitto vincerà, tutti ne sono certi. La scena finale viene effettivamente girata al Cairo il giorno in cui l'Egitto giocando contro il Camerun vince 1-0 la coppa dei campioni d'Africa 2008. Si scende in strada, si festeggia, lo spirito dei protagonisti si solleva, si dimenticano i contrasti le differenze, cristiani e musulmani, ricchi e poveri per una sera si abbracciano, i colori della notte sono caldi, qualcosa tuttavia ci dice che aldilà delle apparenze domani tutto tornerà come prima, nulla sarà risolto se non lotteremo, se non pagheremo il giusto prezzo, ognuno per il proprio posto al sole.
Non credo sia un caso che questo film sia stato ideato, scritto, fotografato, montato e diretto da donne.
''Khaled Abol Naga in Wahed Sefr - واحد صفر
Khaled (Mohamed Sami) Abol Naga è un attore che si lascia guardare con piacere. Dal passato di indossatore, portiere della nazionale egiziana di water-polo, brillante studente di ingegneria delle telecomunicazioni e presentatore tv, oggi è uno dei più promettenti attori egiziani della nuova generazione nonché Goodwill Ambassador dell'UNICEF. Qui una sua intervista a Gay.it in merito alla lotta all’AIDS/HIV, ai giovani, al sesso, alla tv... Oltre che bello anche interessante questo ragazzone che alcune voci maliziose in Egitto danno per gay. Perfection then.
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