The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Wednesday, October 28, 2009

Gli uomini, i trans e quel mondo dove non c’è posto per le donne

Dal Corriere della Sera di oggi. Marina Terragni.

Ricordate il vecchio Freud, di fronte al mistero delle «sue» isteriche? Che cosa vuole una donna? si lambiccava il cervello. Una risposta precisa non seppe trovarla neanche lui. Al tempo dei patriarchi la sessualità maschile era la norma, e quella delle donne un oscuro tumulto non autorizzato. Ma un uomo? Che cosa vuole, un uomo? verrebbe voglia di chiedergli oggi. Perché dei desideri delle donne ormai si sa tutto. Dalle autovisite in avanti, il mistero è stato pubblicamente scandagliato per almeno mezzo secolo. E i desideri degli uomini? Ecco, ti pare di avere proprio tutto: la vita che volevi, il lavoro, e poi la casa, il conto in banca, e la famiglia, i figli e forse— che esagerazione! — perfino l’amore. Poi un bel giorno, per ricatto o per puro caso, vieni a sapere di una certa Brenda o Nazaria o Wynona che come un’oscena badante si prende cura del padre dei tuoi figli. E all’epicentro del terremoto che fa crollare la tua vita perfetta, un maestoso fallo con cui non c’è possibilità di gara. Una nuova versione dell’invidia del pene? «A un’altra donna, tutto sommato, sei sempre pronta», racconta una che c’è passata. «Soprattutto sui 50, quando diventano fascinosi e brizzolati e cominciano a tentennare. Sai che vanno in cerca di conferme. E se capita, dopo un po’ di purgatorio magari te li riprendi pure in casa. Ma così...» si mette le mani tra i capelli. «Ed era anche un mostro. Che cosa fai, con una rivale che ha il 44 di piede e siliconi della sesta?». Il modello manca. C’è tutta una genealogia di tradite lacrimose a cui riferirsi quando si tratta «banalmente» di una donna: le madri, le nonne; le crisi di nervi della principessa Maria Stella Salina, quando il Gattopardo Don Fabrizio, stampatole un brusco bacio sulla fronte, lascia Donnafugata per una fuga in carrozza dalla sua favorita. Le convenienti ritrosie della moglie a cui tocca convivere con la lascivia autorizzata dell’amante. Una poligamia informale. Le cose andavano così, quando il patriarcato aveva dato al mondo il suo ordine: per quanto discutibile, almeno riconoscibile. Una saprebbe regolarsi perfino se l’altra fosse inequivocabilmente un altro. Ormai anche qui qualche precedente si è accumulato. Ti puoi anche disperare come Julianne Moore, moglie anni Cinquanta in «Lontano dal paradiso», di fronte al coming out del tuo amato sposo, ma non puoi non comprendere. E dopo un ragionevole periodo di assestamento, se hai un’anima sufficientemente grande puoi anche continuare ad amare. Come una sorella. Non tutto è perduto. Ma di fronte a Brenda, Nazaria o Wynona ti va in pappa il cervello: che cos’ha? È gay? Non sta bene? O è semplicemente un maiale? Chi chiamo? L’avvocato, uno psichiatra o l’esorcista? Non è un caso, per quanto possa apparire pazzesco, che oggi la sessualità maschile sia diventata una questione politica. Il fatto è che si tratta davvero di una questione politica. Che cosa sono gli uomini, crollata la narrazione patriarcale? Su che cosa puntellano la loro identità se non possono più contare sul dominio delle donne? Che cosa ne è della loro maestosa cultura e del mondo che ci hanno costruito sopra, se le fondamenta sono piene di crepe? Non c’è proprio niente da ridere. La pochade della nostra trans-repubblica — ricatti, contro-ricatti, gente in mutande, partouze, mercimoni, filmini, escort che chiacchierano, mogli che sbarellano — è solo la divertente parodia. Sotto, le lugubri note di una danse macabre di fine civiltà. Questo delle trans non è solo un vizietto per potenti. Se una metà abbondante di chi fa il «mestiere» è pene-dotata, è perché esiste una corrispondente — e ipocrita — domanda da parte di un’enorme quantità di impiegati, ragionieri, amministratori di condominio, onesti padri di famiglia. Ok il seno e un nasino femminile, ma nessuna operazione definitiva. «Quello» lo si tiene, o si perderebbero i clienti che a quel punto si rivolgerebbero a «semplici» donne (e sai la noia...). «Perfino i papponi — conferma Ginny, pioniera operata a Londra più di trent’anni fa — oggi chiedono alle ragazze di mettersi su da travestiti»: sei una donna, d’accordo, ma cerca almeno di sembrare un uomo che vuole sembrare una donna… Vertiginoso! La trans del resto è un modello universale, valido anche per le comuni rifatte, quelle rispettabili signore tumefatte e zigomate che fanno shopping in via Condotti o su Park Avenue. Non è forse da travestito quella loro facies chirurgica, la stessa di tante opinioniste «zero tituli» dei nostri salotti tv? Qualcosa vorrà pur significare. Il trans oggi ha un’audience strepitosa: dopo Silvia, MtF — da uomo a donna — al Grande Fratello è la volta di un più raro FtM. E Maurizia Paradiso, che rivela a Pomeriggio 5 la sua prossima pater-maternità grazie all’utero della modella colombiana Francine... Ginny spiffera i nomi (irriferibili) di vari ricchi e famosi, abituali degustatori della specialità maschio-con-tette: a quanti tremeranno i polsi! E dice che questo andazzo è cominciato a metà anni Ottanta, con l’invasione dei viados brasiliani. O non è piuttosto che i viados sono accorsi a frotte per corrispondere a una domanda maschile emergente: giacere con uomini parzialmente adattati a donne? Tra i pochi disposti a parlarne — per il resto, omertoso, complice, imbarazzato silenzio — l’ex calciatore francese Éric Cantona, che in un’intervista ha ammesso: «La donna ideale potrebbe essere un travestito, perché ha un po’ di entrambi». E su «Via Dogana», periodico della Libreria delle Donne di Milano, Stefano Sarfatti Nahmad dice: «Comincio a credere che gli uomini che sono interessati al pieno godimento sessuale troveranno più facilmente quello che cercano scegliendo un rapporto omosessuale». Ma forse non è tanto, riduttivamente, questione di essere o non essere gay. Traditi e abbandonati dalle donne, mortificati dalla loro autonomia, sfiniti dalla loro libertà e dalla loro voglia di stravincere, molti maschi regrediscono a un consolatorio «tra uomini». Un mondo a cui le donne non hanno accesso: solo maschere di donne, come sulle scene del teatro medievale; solo pseudo-donne, a misura di un immaginario semplificato e un po’ autistico. Un’omosessualità spirituale e culturale che può contemplare anche un passaggio strettamente sessuale. Mi scrive, straordinariamente sincero, un lettore sul blog: «Il vero unico desiderio è vivere momenti di bel cameratismo con altri maschi... Anche il travestito ama esclusivamente il mondo maschile e ritiene che la sua 'missione' sia dare amore ad altri maschi, di cui comprende le sofferenze profonde che nessuna donna potrebbe lenire». Non varrebbe la pena di pensarci un po’ su? Dispensatrici di bellezza e di gioia, le donne hanno rinunciato per sempre a questa prerogativa divina? Valgono questo prezzo, i loro strepitosi guadagni? Per completezza d’informazione chiedo a Ginny, che ne ha viste e ne ha passate tante, che cos’ha capito in definitiva del sesso degli uomini: «Mah... — riflette —. Che ci pensano sempre. E che sono strani». 28 ottobre 2009

Sunday, October 25, 2009

Due o tre cose che so di me...

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Mi chiamo Piero Marrazzo e vorrei raccontarvi due o tre cose che so di me. Ho 46 anni e sono nato a Roma, all'Aventino il 29 luglio 1958. La famiglia è la mia vera grande passione. Ho tre figlie: Giulia che ha 14 anni, Diletta che ne ha 11 (figlie di primo letto) e la più piccolina, Chiara, che da poco ha compiuto tre anni. Con loro e con Roberta, la donna della mia vita (dopo il primo divorzio), passo tutto il mio tempo libero. (...e Natalì, Brenda, Luana, Palomina, Tiffany, Moira e Camilla... dove le metti?) Mi piace giocare a pallone. Faccio parte della nazionale dei giornalisti, con la quale sosteniamo molti progetti di solidarietà. Sono cattolico (e divorziato), cresciuto, come molti ragazzi della mia generazione, frequentando l'oratorio e la parrocchia di Santa Chiara. (bella roba gli oratori e le parrocchie...*) (Qui non aggiunge "Sono eterosessuale". Certo quello dobbiamo capirlo perché sopra dice che ha "la donna della sua vita", tre figlie e che gioca a calcio.) [...] Negli ultimi otto anni ho condotto “Mi manda RaiTre”. Di quella magnifica esperienza non dimenticherò mai i volti delle tante madri che venivano in trasmissione per battersi per i diritti negati dei propri figli. Sono fiero di essere stato Ambasciatore dell'UNICEF e di far parte della Fondazione Caponnetto, il fondatore del pool antimafia di cui facevano parte Falcone e Borsellino, e della Fondazione Pertini. (Ahi ahi ahi!, nulla però in favore dei transessuali) Per chiudere vi dico qualcosa sulla mia vita privata: adoro il cinema di Sordi (che non era di certo un fenomeno locale come dice qualcuno), Totò, De Sica e il teatro di De Filippo. Mi piace la buona cucina, soprattutto i paccheri ricotta e ragù che credo di cucinare divinamente, e da quarant'anni trascorro le mie vacanze tra Terracina e il Circeo. (mmm... notizie proprio sugose...) Fin qui il mio passato remoto e recente. Per quanto riguarda il presente, attualmente sono impegnato in una bellissima sfida. Sto girando la mia Regione per costruire insieme ai suoi abitanti un progetto di governo serio, efficace e condiviso. Progetti per il futuro? Fare a tempo pieno il Presidente della Regione Lazio!**

Il presente presente lo conosciamo, e non potrebbe essere di ispirazione per la macchietta di un politico nostrano in un film di Alberto Sordi? Che vita dura per le represse, per le insospettabili nell'Italia di oggi... sempre a rischio di essere esposte al pubblico ludibrio. I romani, dei loro politici, queste cose le hanno sempre sapute, è solo che quando telefonini, videofonini e mms non esistevano, tiravano a campa', lasciavano correre. Ora nella società televisivizzata, spettacolarizzata e informatizzata le cose sono cambiate. Questi della generazione che ha fatto "l'oratorio nella parrocchia di Santa Chiara" ancora non hanno capito che i loro peccatucci possono diventare di pubblico dominio da un secondo all'altro, causa della loro rovina in pochi minuti e fonte di reddito per qualche ricattatore che si fa forte della morale corrente, promossa e divulgata da preti e politici bigotti di destra e di sinistra. E così, come fossimo in un film di Almodovar, ci siamo deliziati leggendo dichiarazioni di questo tenore: "Glielo dicevo, io: Piero, stai attento" - spiega Natalì, 30 anni, a Repubblica - "Lasciala perdere, la Brendona, quella è drogata ti fa finire nei guai". o anche: "Dalla comunità trans che la notte si vende al Flaminio e all'Acqua Acetosa, a Prati e alla Moschea, esce un ritratto sconvolgente - e tutto da provare - se riferito al presidente della Regione Lazio. "Marrazzo lo conosciamo tutte benissimo da anni", afferma Luana, anche lei transessuale brasiliana della Cassia: "Quando lo vedono passare - dice - i trans si tirano su le tette per essere scelte: lui paga molto, molto bene. Ci sono "ragazze" come Natalì che ci hanno fatto una fortuna, decine di migliaia di euro. Natalì è la sua preferita, ma stava spesso anche con Brenda, una tipa grande e grossa che chiamiamo la Brendona e che da un pezzo andava in giro a dire che cercava di vendere un video compromettente ma non trovava nessuno che lo comprasse. Una vera stronza: questa è estorsione, mi sa che con questo caos è scappata" Da quando è scoppiata la bufera, le transessuali che abitano nella zona di via Gradoli hanno ricevuto visite a raffica dai carabinieri del Ros: "Sono andati dalla Palomina sulla Cassia, da Tiffany e Maira in via Gradoli, da Camilla ai Due Ponti, da Brenda e da un sacco di altre. A tutte - dice Natalì - hanno preso i computer e i telefonini per cercare immagini. Ma non troveranno nulla. Lo so che accusano tutti me, ma io giuro che non c'entro proprio niente con le foto e i video. Io sono sicura che non usciranno mai perché non ci sono, ma se spunterà fuori un video vi invito a confrontarlo con me e con casa mia". Un appartamentino ordinato, pulito, arredato con gusto in stile etnico: salotto con cucinino, bagno e camera con il letto in ferro battuto e il quadro di un cherubino dietro la testiera. (questo dettaglio Maria Elena Vincenzi e Paolo G. Brera, di Repubblica, potevano risparmiarcelo... la camera da letto loro ce l'hanno stile impero?)

A Milano le cose vanno diversamente. Una Miss B., famosa da queste parti, fa notare se è normale e in quale altro paese civile potrebbe accadere che il presidente di una regione come il Lazio, si possa far dare consigli e possa avere una confidenza tale con una prostituta che lo metteva pure in guardia: "Piero, stai attento"! Altri d'altronde si mettono nelle mani di maghe, stregoni e fattucchiere.

A Milano, dicevo, abbiamo un sacco di pazze che continuano a fare il coming out, lo fanno anche più volte al giorno - perché ci credono davvero ai diritti per i gay, per le coppie di fatto, all'aggravante per l'omofobia etc. - in realtà di loro si vede già che sono cule... quindi per qualcuno anziché fare "coming out", fanno pena... Ed è vero. Il coming out lo dovrebbero fare i nostri begli italici maschioni, che più o meno sono nati e nascono da Firenze in giù, fin giù giù: in Calabria e Sicilia, che ce ne sono tanti anche lì, sposati e padri di famiglia, che poi quando la notte cala amano i boschetti, i greti di fiumi, i resti di antiche rovine, per fare fra loro le cosacce brutte che a loro piace fare solo di nascosto e con il rischio di essere scoperti che aggiunge quel tocco in più. A volte coming out lo fanno perché vincono un concorso per Uomo in divisa più bello del mondo, quindi adesso "come caiazzo faccio a non uscire allo scoperto"?

*vedi il video documentario della BBC "Sex Crimes and the Vatican": http://www.youtube.com/watch?v=U-J7iFTrT1U

**estratti dal sito ufficiale di Piero Marrazzo: http://www.pieromarrazzo.it/show.jsp?page=13476