The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Saturday, November 27, 2010

Il colore rosso...


A Milano oggi la rossa "dura e pura" si aggira un po' timidamente fra biblioteche rionali, mercatini dell'usato e locali underground. Ha come minimo fra i quarantacinque e i cinquant'anni, un po' di aria del '68 o dei mitici settanta l'ha pur respirata in prima persona. Predilige assolutamente il nero per i suoi capi di abbigliamento. Scarpe vecchie dall'aria sudicia, pantacalze spessi e minigonne sintetiche, maglie di lanaccia che fa tanti pallini, e cappottoni usati in inverno. D'estate gonnelloni neri a palle colorate, o strane vestine prendisole  che stonano molto sul suo corpo bianco e spesso rinsecchito, immancabile il  sandalo ai piedi. La sigaretta, se fosse possibile, sarebbe perennemente in bocca, accesa, una consolazione per lei sempre in lotta contro qualcuno o qualcosa. I capelli, lavati forse una volta a settimana, sono ispidi, spesso tinti di rosso o arancio, per dare quel tocco selvaggio. Sulla sua scrivania una tazzotta per il caffè, che riempie spesso e, anche questa, forse lava una sola volta a settimana. Di norma gode di un impiego pubblico, perché è profondamente statalista, pro-meritocrazia certo ma anche a favore del posto fisso garantito a tutti: in comune, in regione, alle poste, presso qualche ente dall'acronimo strano e dimenticato da tutti ma sempre in piedi, nonostante le varie crisi e i tagli alla spesa pubblica. Alle spalle un'adolescenza tosta, vissuta kon kompagni e kompagne, fra kapannoni okkupati, kolazioni brioche e ciokkolata ("perché ce la siamo meritata"), vini toskani e salamini bresciani. Il background è nordico, di norma le spalle voltate a una famiglia d'origine più che benestante, a genitori liberi professionisti di successo, a fratelli pluri-laureati che avrebbero potuto guidarla verso un futuro radioso. Lei ha detto no a tutto ciò, perché aveva degli alt(r)i ideali. Oggi ha anche qualche figlio e qualche matrimonio guasto lasciato indietro. A volte non si è data neanche pena di divorziare, abbandonato il marito è passata di compagno in compagno. Non tantissimi sia chiaro. Non è raro che si scelga ragazzi più giovani di lei, anche di una decina d'anni, li cerca così: meridionali, leoni e grossi manzi sotto le lenzuola, pecorelle tutto fare fuori dalla camera da letto. Nel tempo libero ama leggere, spesso rileggere vecchi testi sacri, classici del femminismo tipo Corpo a corpo: una cultura per la sopravvivenza, della mitica Natalia Aspesi. La sua parlata sarà sempre infarcita da cioè, lo capisci no, minchia, ma io a quello lo faccio fuori, me la pagheranno, anche questa, rivoluzione e così via...  Lo  nasconde bene, ma chi la conosce a fondo, sa che è misogina, omofoba e maschilista, fa parte del suo sostrato di sinistroide radicale, nonostante le manifestazioni contro la violenza sulle donne e i suoi amici gay. Non ha nulla contro chi viene dal sud, ma dentro di lei, loro, non sono altro che terroni. Non fa volontariato, non regala niente a nessuno lei, men che meno la sua manodopera. Predilige costose vacanze finto alternative in Asia o America Latina che le diano l'impressione di aver fatto la cooperante per la giusta causa delle sue sorelle in Nepal o Nicaragua che sia. Dice sempre che prima o poi mette la testa a posto, smette di fumare e comincia a fare una vita più salubre, più esercizio fisico, passeggiate in montagna, meno caffè, meno patatine, meno schifezze. Resta però sempre lì, un po' paralizzata.   
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Thursday, November 25, 2010

Pensavo di andare sul sicuro...

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copyright RCS Periodici Spa 2010
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...visitando la mostra Moda: Sostantivo maschile

L'idea è quella di documentare -nelle quattro sezioni: Formal, Easywear, Fashion e People- l'evoluzione del costume maschile attraverso una selezione di immagini pubblicate negli ultimi dieci anni dai periodici Io Donna, Style e Max, (RCS Media Group). Lo spazio: Spazio A - Ex Ansaldo. L'allestimento: più cheap non si poteva. Le foto: stampate su cartoncini di dimensioni assai ridotte e esibite, udite udite!, dentro a degli scatoloni aperti. Il concetto dovrebbe essere quello di un percorso di immagini/ricordi all'interno di un magazzino, e sicuramente l'impressione è quella di trovarsi in un luogo abbandonato.

Alla serata dell'evento inaugurale ci sarà stato anche tanto stile e champagne, ma l'impressione che ho avuto io, ieri, era poco cool e molto cess... Il riflesso un po' in generale della Milano di oggi.

La mostra in realtà serve a promuovere RCS verso i suoi utenti pubblicitari. 

E non potevate dircelo subito? 
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Monday, November 22, 2010

Non ti puoi sbagliare...

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La milanese su, alto-borghese, dal cognome e dall’indirizzo giusti, quarant'anni più o meno, la riconosci subito. Non si veste, si copre. Di panni. D’estate predilige il cotone e il lino dai colori tenui e “eco”, le forme morbide. D’inverno si coprirà di stole di lane pregiate, alpaca e mohair, dai colori pastello, uno strato sull’altro, si terrà calda avendo l’aria di non essere troppo bardata o sgraziatamente infagottata. (Golfini e cardiganini in cachemire e merino, ormai troppo a buon mercato, sono lasciati in beneficenza). Le scarpe sempre comode, non più le Clarks forse le Camper. Il make-up è leggero, giusto un’ombra, le tonalità sempre tenui e naturali. Non tingerà mai i capelli, e non sarà una tragedia l’arrivo dei primi bianchi, li sopporterà in silenzio come vide fare a sua madre. Il suo passo non è mai affrettato anche quando è di corsa, in ritardo per qualche appuntamento: dal ginecologo di fiducia o alla scuola del più piccolo, la steineriana, “dove si è così malviste se si arriva in ritardo…”, pazienza –lei è una donna libera e indipendente, pur sempre piena di impegni– che queste maestrine pratichino un po’ di quella tolleranza che tanto pretendono insegnare! Alla sua tavola tutto è fresco e rigorosamente bio, manco a dirlo, a volte si cimenta con l’etnico che fa sempre un po’ "di sinistra", che di questi tempi non guasta mai. Le spezie ricercatissime: buccia d’arancia, cardamomo, cumino bianco, curcuma... Quando è costretta a lavorare lo fa più che altro per potersi finanziare i cd e qualche libro consigliato da qualche amica, più spesso da qualche amico gay, che compra da Rizzoli in Galleria e poi distrattamente abbandona su un tavolino in soggiorno. Lavora nelle relazioni pubbliche, nella comunicazione, nell’arte, nella cultura, insomma non si sporca propriamente le mani. Nel tempo libero oltre a frequentare parchi e giardini, andare a mostre, spettacoli e concerti (ottenendo sempre i biglietti gratis), dedicherà parte delle sue energie almeno ad una attività di volontariato, a un comitato di quartiere, a un presidio contro le misure comunali anti-accattonaggio (tanto di barboni nella sua zona fortunatamente non ce ne sono). Non alza mai la voce, è abituata a ottenere ciò che vuole senza sforzi e senza doversi ripetere. Se proprio deve però, subdolamente non esiterà a manipolare l’interlocutore, per raggiungere il suo obiettivo. È ostinata e irremovibile. Quando le va male, ti tiene il broncio, indefinitamente. Lasciamole credere di essere sempre nel giusto. Tanto non cambia. È così da generazioni.
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Saturday, November 06, 2010

Giochi di poltrone...

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Sala Giunta, Palazzo Marino, Sede del Comune di Milano dal 1861.
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Non ho mai amato molto Milano: la mia città, città in cui sono nato, in cui fino alle scuole superiori ho studiato, in cui lavoro da più di vent'anni, in cui ho vissuto quasi ininterrottamente e da cui, durante lunghi anni, desideravo andarmene. 

E' opinione condivisa e condivisibile che poco rende questa città amabile ai più, sopratutto a quelli che ci devono sopravvivere barcamenandosi fra asilo pubblico, lavoro e supermercati discount, ma ultimamente anche i ceti più abbienti la trovano poco accogliente. Ogni fine settimana, loro che possono permetterselo,  scappano altrove e abbandonano la città che dal lunedì al venerdì sfruttano per fare soldi, e già prima che sia sabato ne diventano però allergici... 

Milano, mentre crescevo, era il feudo di un politico corrotto, condannato in via definitiva e poi, per propria scelta, latitante secondo l’articolo 296 del Codice di Procedura Penale. Ricordiamolo esplicitamente: Bettino Craxi morì condannato “volontariamente sottratto alla custodia cautelare, agli arresti domiciliari, al divieto di espatrio, all’obbligo di dimora o ad un ordine con cui si dispone la carcerazione”. A quell'epoca la "Milano da Bere" i politici soprattutto se la magnavano...

Poi c'è stato l'avvento della cosiddetta Seconda Repubblica ("mignottocratica" d'Italia) e nulla è cambiato. E' sotto gli occhi di tutti: Milano si è trasformata in feudo di sarte, bottegai, palazzinari e puttanieri. Trote e soubrette (per usare un eufemismo) sono oggi elette in consiglio regionale. La città è divenuta uno scatolone, una location per convention, buona per venirci a fare le compere e gli affari, una città quasi sempre spenta sebbene per assurdo ricca di molte iniziative ma priva di unità, priva di una visione armonica. Se qualcosa si fa, ognuno (enti varii, associazioni, comitati di quartiere etc.) la fa per conto suo, lo scopo: il proprio tornaconto, sia esso economico o di immagine. La Milano degli anni cinquanta e sessanta che alcuni ancora raccontano è relegata sempre più ai soli ricordi di pochi.

Forse fra qualche mese l'era della destra a Milano si concluderà, a sinistra i compari e le compagne di piddì e affini sono tutti agitati e eccitati: domenica 14 novembre ci saranno le "Primarie", e nell'aria si fa sempre più solida (solo nell'aria però) la speranza che la città motore d'Italia, la capitale morale, torni ad essere guidata da uno dei loro capetti

Pisapia ci informa: «Se sarò candidato sindaco, e non dovessi vincere il confronto, garantisco che resterò per cinque anni in aula consiliare, a lavorare per la città e continuerò a costruire l'alternativa e ad alimentare l'entusiasmo che lo spirito delle primarie ha finalmente riportato in città». Questa frase la terrò bene a mente. Invece, in caso di sconfitta alle urne, Boeri si abbasserebbe a fare il semplice consigliere comunale o mollerebbe dopo pochi mesi come l’ex prefetto Bruno Ferrante che scappò  da Palazzo Marino per andare a fare il consulente del costruttore Salvatore Ligresti? I due, Boeri e Ligresti, già  si conoscono bene. Insieme hanno realizzato sia il progetto Porta Nuova Garibaldi che il Centro europeo per la ricerca biomedica promosso da Umberto Veronesi. Il passo dalla cultura del fare a quella dell’affare in fondo è abbastanza corto. Altro esempio.

Giochi di poltrone, intrighi, trame da retrobottega ce ne sono stati sin qui, a destra come a sinistra, e ce ne saranno ancora per i prossimi mesi, molte lavandaie sono al lavoro. L'unica speranza è che qualcosa di inaspettato, di non calcolato arrivi a sparigliare le carte. Cosa? Che vinca un candidato onesto, che dal basso individui pensanti si risveglino e abbiano voglia di impegnarsi.
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