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"Del resto era inutile parlare ancora di Mussolini, Mussolini ormai nessuno ci pensava più. Adesso c'era il re, il raccoglitore di monete, che a poco a poco s'era fatto coraggio e voleva provare a comandare. Il re avrebbe ripescato fuori chi sa che vecchi ministri, perché l'Italia non ne poteva più dei fascisti con i grossi toraci muscolosi e le parate sportive e aveva una gran sete di vecchi signori canuti e mansueti, con le ginocchia storte e vacillanti. Di sicuro fra poco l'Italia sarebbe stata inondata di vecchi signori mansueti, vestiti da generali e da ministri, che si sarebbero trascinati dietro delle vecchie mogli vacillanti e canute, e l'Italia avrebbe battuto le mani a quelle vecchie mogli, stufa com'era delle donne che il fascismo aveva messo di moda, poppe e cosce di bronzo incoronate di spighe sui ponti e sulle fontane. Il re sarebbe andato un po' a cavallo per l'Italia e l'Italia gli avrebbe battuto le mani, lui mai s'era immaginato che le sue ginocchia storte potessero piacere all'Italia e adesso invece l'Italia salutava con gioia e sollievo proprio le sue ginocchia storte, e il suo muso avvizzito e dispettoso di scimmiottino sotto il berretto a visiera troppo largo per lui. Se qualcuno sparava un colpo in aria lo scimmiottino correva a rimpiattarsi là dov'era stato per tanti anni, lo scimmiottino correva in cantina là dov'era la sua collezione di monete, ma l'Italia adesso era contenta e non pensava subito a sparare. [...] Più tardi messo da parte anche lo scimmiottino*..."
"Del resto era inutile parlare ancora di Mussolini, Mussolini ormai nessuno ci pensava più. Adesso c'era il re, il raccoglitore di monete, che a poco a poco s'era fatto coraggio e voleva provare a comandare. Il re avrebbe ripescato fuori chi sa che vecchi ministri, perché l'Italia non ne poteva più dei fascisti con i grossi toraci muscolosi e le parate sportive e aveva una gran sete di vecchi signori canuti e mansueti, con le ginocchia storte e vacillanti. Di sicuro fra poco l'Italia sarebbe stata inondata di vecchi signori mansueti, vestiti da generali e da ministri, che si sarebbero trascinati dietro delle vecchie mogli vacillanti e canute, e l'Italia avrebbe battuto le mani a quelle vecchie mogli, stufa com'era delle donne che il fascismo aveva messo di moda, poppe e cosce di bronzo incoronate di spighe sui ponti e sulle fontane. Il re sarebbe andato un po' a cavallo per l'Italia e l'Italia gli avrebbe battuto le mani, lui mai s'era immaginato che le sue ginocchia storte potessero piacere all'Italia e adesso invece l'Italia salutava con gioia e sollievo proprio le sue ginocchia storte, e il suo muso avvizzito e dispettoso di scimmiottino sotto il berretto a visiera troppo largo per lui. Se qualcuno sparava un colpo in aria lo scimmiottino correva a rimpiattarsi là dov'era stato per tanti anni, lo scimmiottino correva in cantina là dov'era la sua collezione di monete, ma l'Italia adesso era contenta e non pensava subito a sparare. [...] Più tardi messo da parte anche lo scimmiottino*..."
Da Tutti i nostri ieri di Natalia Ginzburg.
Giulio Einaudi Editore, 1952
Giulio Einaudi Editore, 1952
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* Per chi non lo avesse capito stiamo parlando di Vittorio Emanuele III: padre di Umberto II, il re di maggio che amava sollazzarsi con giovani ufficiali di svariati eserciti ("non gli si conoscevano distrazioni femminili", Domenico Bartoli, La fine della monarchia, Mondadori, Milano, 1946), e nonno di Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia noto alle cronache italiane perché finito in galera con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Il figlio di quest'ultimo, Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia, dopo il tanto agognato ritorno in italico suolo si è invece occupato di cetriolini, politica e canzonette.
Ad ogni paese la casa reale che si merita.
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* Per chi non lo avesse capito stiamo parlando di Vittorio Emanuele III: padre di Umberto II, il re di maggio che amava sollazzarsi con giovani ufficiali di svariati eserciti ("non gli si conoscevano distrazioni femminili", Domenico Bartoli, La fine della monarchia, Mondadori, Milano, 1946), e nonno di Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia noto alle cronache italiane perché finito in galera con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Il figlio di quest'ultimo, Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia, dopo il tanto agognato ritorno in italico suolo si è invece occupato di cetriolini, politica e canzonette.
Ad ogni paese la casa reale che si merita.
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