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Ieri sera un invito estemporaneo da parte di M. e mi ritrovo al cinema Apollo per l'anteprima italiana de El Secreto de sus ojos per la regia dell'argentino Juan José Campanella.
Ieri sera un invito estemporaneo da parte di M. e mi ritrovo al cinema Apollo per l'anteprima italiana de El Secreto de sus ojos per la regia dell'argentino Juan José Campanella.
Benjamín Espósito, funzionario del tribunale di Buenos Aires, andato in pensione, non riesce a liberarsi dai ricordi di un particolare caso di omicidio. Decide di scriverne un romanzo, il film ne ripercorre la storia e il filo dei ricordi si dipana ben aldilà del caso giudiziario.
Ne consiglio vivamente la visione, per la sua complessità, per la bellezza delle immagini, per la perfezione della sceneggiatura, per la sua intelligenza.
Riporto le parole del regista senza altro aggiungere:
"Un vecchio che mangia da solo. E' stata questa immagine a catturarmi e, alla fine, a farmi prendere in considerazione il romanzo. Non il crimine. O la suspense. O il genere. Il Vecchio che mangia da solo. Come fa una persona a ritrovarsi sola nella vita? Quel Vecchio si chiede come è finito a mangiare solo in un bar senza nessuno accanto? Lo si può ignorare, dimenticare o nascondere per un po', ma il passato finisce per ripresentarsi. Forse durante il secondo atto della sua vita il Vecchio è riuscito ad ignorare cosa aveva fatto nel primo atto, ma se vuole riuscire ad arrivare bene al terzo atto, dovrà affrontare tutto ciò che ha lasciato in sospeso.
Non lo considero un "film noir". Il "piatto forte", le forze motrici di questo film sono un amore non dichiarato durato anni, la frustrazione e il vuoto percepito dai personaggi principali. Il genere "noir" è solo il vassoio sul quale la pietanza principale viene servita.
La memoria mi affascina. Il modo in cui le decisioni che abbiamo preso venti o trent'anni fa possono condizionare la nostra vita presente. Questo discorso vale anche per la memoria di una nazione. Riesaminando la storia del nostro Paese negli anni '70, oggi sappiamo che quell'orrore ha avuto inizio prima della dittatura militare. La storia si svolge in un'Argentina in cui l'atmosfera cominciava ad incupirsi, ad intorbidirsi, finendo coll'avvolgerne anche i protagonisti.
La memoria mi affascina. Il modo in cui le decisioni che abbiamo preso venti o trent'anni fa possono condizionare la nostra vita presente. Questo discorso vale anche per la memoria di una nazione. Riesaminando la storia del nostro Paese negli anni '70, oggi sappiamo che quell'orrore ha avuto inizio prima della dittatura militare. La storia si svolge in un'Argentina in cui l'atmosfera cominciava ad incupirsi, ad intorbidirsi, finendo coll'avvolgerne anche i protagonisti.
Il mio obiettivo era quello di narrare una storia che raccontasse di personaggi minuti - che vagano in un mare di gente, tra enormi strutture, persi nella folla - e dei loro occhi. La storia di un uomo che cammina alla stazione del treno, cento metri più avanti, con cinquecento persone tra noi e lui. Cosa potremmo capire di lui se, improvvisamente, senza stacchi, passassimo ad un primissimo piano dei suoi occhi? Quali segreti potrebbero rivelarci?
Forse i segreti su una storia come questa: una storia che parla di omicidio, certo, ma soprattutto una storia che parla d'amore. Una storia che parla d'amore nella sua forma più pura. Un amore finito prima ancora di sbocciare, senza nemmeno il tempo di sfiorire e di morire. Come avrebbe potuto essere vissuto un amore così? Quali effetti avrebbe sulle persone coinvolte? Quali atti di pazzia potrebbero compiere occhi come questi quando l'amore venisse loro portato via?
Queste sono le domande che il film si pone e alle quali forse trova risposta solo nelle vite dei suoi personaggi."
Juan José Campanella
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