The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Wednesday, November 30, 2011

Io speriamo che l'Egitto se la cavi...

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Monday, August 08, 2011

Obituary

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L'ultima volta che lo vidi fu a Sidi Bou Said, antico borgo arabo-andaluso a venti chilometri circa da Tunisi, oggi inflazionatissima località turistica. Era un mese di gennaio di parecchi anni fa, indossava un ampio cappotto di cammello, lo portava manco fosse una pelliccia di visone e lui una cortigiana dei tempi moderni. Ancora doveva compiere i suoi ottant'anni.

Il senatore, così bisognava chiamarlo, ebbi modo di incontrarlo e di parlargli in due distinte occasioni, a Tunisi, nella sua casa-museo. Con la complicità del guardiano, ragazzo di campagna, ebbi anche accesso ai suoi appartamenti privati: il grande letto era ornato da drappeggi e tendaggi di lino, tutto color panna, tutto molto delicato e al contempo ostentato.

Non mi piacque per nulla: affettatoartefattomanierato. Amava essere circondato solo da adulatori, guai a contraddirlo, seppur minimamente, anche per la più stupida delle cose. Tale padre, tale figlia, l'arabista, quella che pure ebbi il destino di conoscere. Raramente mi capitò di essere trattato così villanamente come da quei due. 

Oggi ho appreso che è stato barbaramente ucciso a ottantaquattro anni dal suo "cameriere" Saiful Islam: un ragazzo bengalese di ventun anni. Un conoscente dei due non riesce a darsi pace: "Non capisco cosa possa essere caduto. [Saiful] E' un ragazzo mite, educato, servizievole, che era molto legato a Ludovico. Mandava parte del suo stipendio alla famiglia, rimasta in Bangladesh, per mantenere agli studi il fratello. E' davvero una cosa inspiegabile". Il cameriere viene anche così descritto: "un giovane perbene che accudiva il senatore con dedizione e amore. Ricordo che lo accompagnava ovunque, quando andava a Palermo presso l'assessorato regionale gli portava la borsa. Poi lo accudiva con molta dedizione. Non so cosa sia potuto accadere per arrivare a uccidere il senatore per cui Saiful stravedeva. Negli ultimi mesi [il senatore] gli aveva persino pagato di tasca propria la scuola guida per prendere la patente. Non solo, lo aveva messo in regola. Insomma, Saiful aveva trovato una seconda casa". "Accudiva in maniera esemplare il senatore ed era ricambiato con affetto". "Gli investigatori [...] stanno ascoltando diverse persone, nella cerchia di amici ma anche di colleghi di lavoro, per capire se tra l'ex senatore e il domestico i rapporti andavano oltre quelli lavorativi. Se dietro al delitto, insomma, ci sia un movente passionale. L'ex senatore era un personaggio molto eccentrico, che vestiva in modo vistoso indossando cappelli a larghe falde e lunghe sciarpe bianche. Anche per questo motivo non passava di certo inosservato. Nel 1975 era stato vittima di un attentato intimidatorio [...]. Secondo gli atti dell'inchiesta nell'atto intimidatorio era coinvolto un giovane tunisino che aveva rapporti con l'esponente politico. A Gibellina era amato, quasi adorato."

Nei vari articoli apparsi tutti alludono: il personaggio eccentrico, il vistoso modo di vestire, l'antico caso del giovane tunisino, ma nessuno osa dire quello che è chiaro agli occhi di tutti. Questo ennesimo triste caso ricorda fin troppo da vicino quello del sessantaquattrenne vicario apostolico dell'Anatolia, assassinato a coltellate a Iskenderun, dal suo "autista e collaboratore fidato" ventiseienne nel giugno 2010.

A quando la fine dell'ipocrisia sui delitti a sfondo omosessuale?
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Thursday, June 02, 2011

Un'oca giuliva fuori dal Comune...

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Scortata da un vigile, ignorata da tutti, ieri, Letizia Moratti è uscita da Palazzo Marino e si spera dalla vita di tutti noi milanesi per sempre. Ha usato il portone secondario, l'accesso/uscita di servizio, quello dei fornitori e dei garzoni, quello del fioraio che ogni due o tre giorni le rinnovava i bouquet sulla scrivania, quello da cui è entrato e poi uscito il furgone dei traslochi che ha caricato i suoi scatoloni. I milanesi hanno deciso di rottamare la ricca e algida signora, la regina delle nevi, che non ti degnava mai di uno sguardo e nelle rare occasioni in cui lo faceva, ti stringeva la mano molle, molle. In mattinata, un breve saluto ai dipendenti di Palazzo Marino e ai suoi lacchè e collaboratori esterni (i famigerati consulenti d'oro rimasti in sella nonostante lo scandalo) che a breve si spera scompariranno insieme a lei, vere lacrime di coccodrillo incontenute. Una figura patetica, quella voce spezzata e i lacrimoni, per una che si è sempre spacciata grande manager, sapiente amministratrice... Costretta a lasciare ieri, in fretta e furia, per scongiurare la malaugurata ipotesi di ritrovarsi oggi in Piazza Duomo per le celebrazioni del 2 giugno. La sua "politica" tutta volta a favorire interessi privati e lobbistici, tutta incentrata negli accordi sotto banco presi nel salotto di casa sua e non nelle sedi istituzionali appropriate, la ha finalmente affossata. Il suo piacere ad essere attorniata da cortigiane e cicisbei l'ha fatta finire nel burrone senza che neppure se ne rendesse conto, vedere per credere: 
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...e noi da ieri ci sentiamo più leggeri!
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Monday, May 30, 2011

Postcard from Greece

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Una piacevole sorpresa il francobollo che mi hanno venduto all'ufficio postale dell'isola di Anafi.

Godo ancora pienamente dei benefici dovuti alle tre settimane passate in quasi assoluto isolamento sull'isola greca di Anafi, a poche ore di nave dalla più effervescente Santorini. Volutamente ho evitato un paese arabo o musulmano, ero tentato dal Marocco che non visito da parecchi anni ormai, ma poi ho pensato che no, che desideravo una meta dove poter godere di assoluta pace e serenità. E così è stato.


Ho letto qualcosa, ho camminato molto, ho nuotato in un mare da sogno, ho conosciuto tre ragazzi greci, dottorandi in biologia, futuri disoccupati a loro detta, una coppia di anziani austriaci di Graz, un po' tristi, e un quarantottenne tedesco, di Amburgo, molto taciturno, la cui moglie adora andare in moto di grossa cilidrata e che passano le vacanze, molto civilmente, ognuno per conto proprio. 


Soprattutto mi sono sentito libero di non fare nulla di speciale, di seguire i miei ritmi, di non rincorrere a tutti i costi "esperienze" da poter raccontare al rientro. Sono il volto di una persona, la sua espressione, la sua calma, al rientro dalle vacanze che ci raccontano "come è andata". 


Mentre ero via, in risposta ad un suo postho letto questo commento: "Noi privilegiati vacanzieri di questo decadente occidente ci rifugiamo nel viaggio al dichiarato scopo di evadere dal quotidiano più o meno opprimente e che al nostro rientro tuttavia ci attende inesorabile, facendo scontare con gli interessi l'ingenua illusione di aver arricchito la nostra esistenza con disagi da turisti 'intelligenti'..." che mi ha fatto riflettere. 


C'è modo è modo di viaggiare, c'è modo e modo di rientrare e affrontare il quotidiano che inesorabile ci attende, c'è modo e modo di arricchire la propria esistenza, ci sono illusioni e illusioni...


Viaggiare non è fuggire è piuttosto rincorrere e finalmente rincontrare se stessi, rientrare è riscoprire che il quotidiano ogni giorno è sempre diverso e per nulla inesorabile, la ricchezza è la consapevolezza che ci si deve e ci si sta preparando a mollare tutto. 


Ogni viaggio è un cambio di pelle, è una riscoperta di sé dentro di sé. 


Se si affronta un qualsiasi viaggio senza volersi mettere in discussione, se si vuole restare convinti delle proprie certezze, se si intendono solo "collezionare" luoghi, panorami e preconcetti, tanto vale starsene a casa propria.


Un viaggio che ti cambia la vita può anche essere uscire di casa per andare a comprare un pacchetto di patatine.
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Wednesday, April 27, 2011

Monday, April 25, 2011

Una scomoda verità...

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Unspeakable Love: Gay and lesbian life in the Middle East, by Brian Whitaker
Essere omosessuali in un paese arabo o musulmano può costare la vita, figuriamoci ostentare uno stile di vita apertamente gay. Farlo a Gaza equivale a volersi suicidare. Solo uno sprovveduto poteva non sapere questo. Non avevo mai sentito nemmeno parlare del cooperante italiano, sedicente pacifista, che ha incontrato una atroce morte proprio per mano di quelli che amava, ma mi è bastato poco, pochissimo per capire che dietro una fine così crudele si poteva nascondere un movente omofobo. Ho espresso in privato il mio dubbio ma sono stato subito tacciato di "vedere omosessuali dappertutto"... 

Nei giorni successivi però, la mia ipotesi ha trovato riscontro, più o meno esplicito, su diverse fonti:







Spiace constatare ancora una volta che nel nostro paese, intriso di preconcetti e falsi moralismi, parlare serenamente di omosessualità sia ancora un grande tabù. Allusioni, battute pruriginose e scherzi di pessimo gusto sono all'ordine del giorno, a destra come a sinistra, ma guai affrontare il tema dei "culattoni" senza qualche complice ammiccamento, persino alcuni gay si sentirebbero a disagio, tanta è l'omofobia introiettata.

Il tabù dei tabù in questi giorni imbavaglia la maggior parte dei nostri sedicenti giornalisti, in particolare quelli che servono e professano nelle testate di sinistra, che non osano dire una delle più probabili verità: Vittorio Arrigoni, duro e puro, tutto muscoli e tatuaggi, che lottava contro lo stato di Israele, è stato rapito e barbaramente ucciso dai "nostri" amici palestinesi perché molto probabilmente omosessuale.

Cito per intero le parole di Angelo Pezzana: "Un’abile regia, con la forte collaborazione di una madre per nulla interessata a capire cosa sia accaduto veramente al proprio figlio, dedita unicamente a salvaguardarne la memoria di eroe, di nemico di Israele, preoccupata persino di occultare quei «vizi occidentali» che sono costati, loro sì, forse, la vita di Vittorio. Se servirà allo scopo, potrà persino spuntare una “fidanzata” in lacrime per completare la figura del martire. Povero Arrigoni, a pochi chilometri da Gaza avrebbe trovato un Paese nel quale avrebbe potuto occuparsi del prossimo senza pagare con la vita la sua passione. Ma, come dicevamo all’inizio, difficile sapere davvero come è andata, la regia è stata molto attenta, e Arrigoni è diventato il martire che Hamas attendeva." 

Consiglio: "L'amore che non si può dire. Storie mediorientali di ragazzi e ragazze" di Brian Whitaker che fra le altre dà voce proprio ai gay palestinesi, costretti a rifugiarsi in Israele per poi venire sistematicamente accusati di collaborazionismo e rischiare di essere uccisi.

Vittorio è stato vittima della sua stessa ingenuità, ha creduto che bastava essere anti-sionista, anti-semita e anti-israeliano per conquistarsi affetto,  considerazione stima dai suoi interlocutori arabo-palestinesi-musulmani. Non sapeva invece che con i suoi tatuaggi ostentati e le sue canotte nere da combattente era un insulto vivente a tutti i valori dell'islàm più tradizionalista. Nessuno gli aveva spiegato che l'universo musulmano è un universo di sottomissione e obbedienza totali ad Allah, un universo d'ordine dal quale chiunque fuoriesca presto o tardi viene punito per mano di qualche mente deviata? Questi facinorosi cooperanti occidentali non sanno cosa veramente pensa di loro l'arabo della strada? No, non lo sanno, perché persino ora, e non si tratta del primo caso di attivista pro-palestinese ucciso da palestinesi, di fronte alla sconcertante realtà, negano l'evidenza, credendo e sostenendo tesi quanto mai assurde che dietro questo assassinio ci sia Israele...! Si lamentano perché ai funerali del trentaseienne, svoltisi alla velocità della luce, forse senza che venissero neppure approfondite le modalità della sua uccisione, non c'erano rappresentanti ufficiali del governo, alte cariche istituzionali, addirittura mancava il Presidente della Repubblica. Be', cari ragazzi che sognate una Palestina libera e spero democratica (perché ora Gaza è tutto fuorché democratica) cosa vi porta ad immaginare che Vittorio fosse un eroe della nostra Nazione? Sicuramente non è avere una condotta che mette irresponsabilmente a rischio la propria vita, una propensione che tende a denigrare, a incitare odio e vendetta verso altri esseri umani che si considerano diversi, che rende degni di un funerale di stato. Per quel che ho letto dal blog del signor Arrigoni i suoi pensieri, le sue idee e le sue azioni non erano esattamente ispirati alla pace e alla non violenza, anzi... eppure nessuno di voi ne parla. Non basta uno slogan, stay human, a fare di te un agnellino. Tra una gita in barca e l'altra con i nerboruti pescatori palestinesi, Vittorio, anziché passare ore nella palestra di Gaza, cito testualmente: "His routine included boating with Gazan fishermen who are frequently chased by Israeli patrol boats, visiting with Palestinians injured in Israeli shelling, and lifting weights at Gaza’s one indoor gym. At around 10 p.m. last Wednesday, after an hour-long workout, Arrigoni ordered takeout food at a beach-front restaurant but never picked it up", avrebbe potuto prendere lezioni di arabo e cultura islamica, o di storia del conflitto arabo-israeliano. Avrebbe potuto cercare di capire meglio perché i governi dei paesi arabi sino ad oggi abbiano volutamente, a loro uso e beneficio, diffuso e fatto sì che si diffondesse un barbaro sentimento anti-semita, per tenere meglio sottomessi i loro popoli. Invece no. "Arrigoni, known as Vik, lived in an apartment that he rented separately from his fellow volunteers for the International Solidarity Movement (ISM)". Si prese un pied-à-terre vista mare sul porto di Gaza, un contesto sicuramente più romantico rispetto alla natia provincia lecchese.


Oggi capisco il vostro imbarazzo, pacifisti e attivisti della sinistra tutta italiana, pro-palestinesi ad ogni costo, per partito preso voi "dovete" essere anche, almeno a parole, amici dei gay, e la scomoda verità di Vittorio va al più presto occultata da un mare di parole senza senso, e va definita "squallida ipotesi". Cosa ci sia di squallido nell'essere gay poi non si sa...

"You cannot be a sheep and run with the wolves - and not expect to be bitten some time". 
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Sunday, April 03, 2011

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Migrante sbarcato a Lampedusa (c) La Stampa.it

Le acque territoriali [di uno Stato] sono costituite da una fascia di mare, solitamente non più ampia di dodici miglia, sulla quale si estende la sovranità dello Stato. Le navi che vi entrano, entrano nel territorio dello Stato e sono soggette alle leggi di questo.

Il territorio è lo spazio, delimitato da confini, all'interno del quale lo Stato esercita la propria sovranità.  Se, per conquista militare o per qualsiasi altra ragione, lo Stato perde tutto il proprio territorio, cessa di esistere. Esso, privato di un ambito entro il quale esercitare il proprio potere sovrano, non ha più alcuna funzione e non c'è nulla che ne motivi la sopravvivenza. Ciò spiega la ragione per la quale tutti gli Stati, nessuno escluso, sono pronti a ricorrere alle armi e a sacrificare la vita dei propri cittadini pur di difendere i propri confini. Difendendo i confini e il territorio in essi compreso lo Stato difende se stesso e la propria sopravvivenza. (Fonte: Skuola.net)
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A centocinquanta anni dalla sua presupposta unità, in Italia, non vi è ancora un chiaro senso di appartenenza nazionale, non mi dilungo sulle squallide polemiche delle scorse settimane, e accolgo con un grazie e un invito i tunisini che numerosi giungono sulle nostre coste, rischiando la loro vita per raggiungere l'eldorado italiano, "luogo favoloso di delizie, d'abbondanza e di piaceri a soli sessanta chilometri di traversata", a non desistere nella loro pacifica invasione! Se poi fossero tutti bellini come quello nella foto...

Forse la loro indignazione (che a Lampedusa gli viene da rimpiangere  di essere partiti e non gli pare vero che quella "roba lì" sia Europa) riuscirà a contaminare gli smorti e spenti spiriti dell'italiano medio, abituato e tramortito ormai da tutto il fanfaronare di destra e di sinistra, a chiedere di più alla nostra democrazia. I tunisini che abbiamo l'onore di vedere arrivare sulle nostre coste, il loro dittatore (il protettore di Benedetto Craxi per intenderci) lo hanno fatto cadere giù con la loro ferrea volontà, con un senso civico di appartenenza al loro Stato, la Tunisia, che le nostre giovani generazioni, tirate su a tronisti, mutande di Calvin Klein e hamburger di Mcdonald, neppure se lo sognano e ci vorrà ben altro che una festicciola ogni centocinquanta anni per farglielo venire, il senso di appartenenza civico!
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Sunday, March 20, 2011

Zii, zie e nipoti...

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Zio Bettino se n'è andato, 
Zio Silvio, suo malgrado, 
a Francia, U.K. e U.S.A. s'è allineato,
Colonnello, quel che ti resta,
da provare, di Ruby son le gesta...
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'Muammar Gheddafi
nipote segreta di un noto monarca maghrebino...
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Tuesday, February 22, 2011

Prove di trucco...

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I maligni dicevano che l’amore tra Franco Frattini, Ministro degli Esteri, e la dermatologa Chantal Sciuto fosse un modo per mettere a tacere le voci che volevano il ministro gay; il comico Jon Stewart lo ha definito un "fucking idiot"; alcuni lo definiscono un "imbecille ignorante"; altri ancora ci segnalano che si trova in vacanza sempre nel momento sbagliatoqui lo dipingono così: "il Fuco Frattini, sedicente Ministro degli Esteri italiano aduso a baciare le terga di dittatori da operetta come il botulinato psico-colonnello Gheddafi"; Frattini-zerbini fa più bella figura quando tiene la boccuccia chiusa...

A me preme segnalare, in queste ore drammatiche per tutti i paesi arabi, che il nostro ministro non si vergogna a farsi pseudo-intervistare tutt'imbellettata manco fosse una cortigiana fin de siècle: mascara, kajal, ombretto, cipria e fondotinta. Al minuto 2:46 noterete come l'ex maestro di sci si da pure una sistemata ai capelli.

Vedere per credere:
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Sunday, February 13, 2011

Lo zio di Ruby...

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Gli egiziani avrebbero potuto intonare slogan contro il loro presidente all'urlo di "zio d'una mignotta!", ma non l'hanno fatto. Sono più rispettosi del nostro attuale presidente del consiglio dei ministri che non ha esitato, pur di salvare il suo "culo flaccido" (a detta di una sua estimatrice laureata con 110 e madrelingua inglese) e quello di una prostituta minorenne marocchina, a chiamare in causa il capo di stato amico suo. Sul perché non abbia detto che era nipote dell'altrettanto amico suo colonnello libico, ai posteri l'ardua sentenza. Per il nostro premier che è molto superstizioso, comunque, la battuta non ha portato per nulla fortuna. 


Gli italiani e soprattutto le italiane sono scese in piazza oggi per mostrare che esistono ancora persone in questo paese che non sono completamente assuefatte alla propaganda che ci siamo dovuti sorbire negli ultimi vent'anni.

In Piazza Castello ho visto, più che altro, il popolo della sinistra, a me non particolarmente affine o congeniale: quello delle sciarpone lunghe, delle casacche multicolorate, etniche o peruviane, dei capelli arruffati e delle canne, delle scarpe sformate e del look fintamente trasandato, dei montgomery e degli eschimo verdi-fintomilitare con la bandierina della Repubblica Federale di Germania, della barba di due giorni e degli occhialini dalla montatura fine, per i più anziani i pantaloni di velluto marroni a coste larghe, la barbona bianca, la pipa e quell'aria da saccenti (well educated and well travelled of course) andati in pensione chissà come mai tutti a cinquant'anni... ebbene, a rigor del vero, questo popolo della sinistra, oggi in piazza, devo riconoscerlo, non portava alcuna istanza moralistica o censoria come l'accusato principale delle cronache italiote vuole darci a bere.

Semplicemente chiede che il linguaggio sia schietto e franco, è questa strisciante mania di voler manipolare la realtà attraverso la lingua che forse ora ha stancato la gente comune: una puttana è una puttana. Non è una escort, una hostess, una massaggiatrice o una accompagnatrice. E se una donna la devi pagare per farla venire a casa tua, non è un'ospite bensì quanto meno una professionista al tuo servizio. Se si tratta poi sistematicamente di ragazze senz'arte né parte pronte a farsi "sfondare" per sfondare nel mondo dello spettacolo: si è di fronte ad uno scenario cupo e deprimente non a delle "normali serate dove non accade nulla di particolare". 

You can't fool all the people all the time, e non sarà continuando a sbraitare e a ragliare come un asino che ci convincerà. L'età del puttanesimo è finita. Là fuori ci sono ragazze colte, sveglie e intelligenti per le quali il signor b. non è altro che un povero vecchio disperato sul viale del tramonto. Mubarak ha sbaraccato, il  signor b. gode ancora del supporto di molti italiani, ma per quanto tempo ancora? Inconsapevolmente gli egiziani hanno fatto rivivere sentimenti forti a Piazzale Loreto, devono tornarci anche gli italiani?
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Le stelle ci parlano...

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Cito un articolo pubblicato il 23 maggio 2010 e deduco, a meno che il suo autore non sia un chiaroveggente, che l'astrologia è una scienza esatta e meravigliosa! 

"Urano in Ariete è un transito che ci parla anche di popoli e nazioni. Urano simboleggia i moti rivoluzionari, nel segno dell’Ariete poi è sviluppata la sensazione che il moto rivoluzionario sia rivolto nei confronti delle nazioni e dei suoi sistemi di sopravvivenza. Urano in Ariete si presenta in uno scenario di crisi economica planetaria: in tal senso questo passaggio potrebbe indicarci una forte volontà dei popoli delle nazioni di prendere in mano la precarietà delle società in cui vivono. Emersione, scoperta di meccanismi farraginosi e corrotti in sintonia con Plutone in Capricorno – ossia il bisogno della coscienza collettiva di percepire serietà, lealtà e rispetto – fanno presagire un ciclo di Urano in Ariete caratterizzato dalla forte polemica tra opinione pubblica e meccanismi socio-politici delle nazioni. Molte nazioni dovranno far fronte alla richiesta del proprio popolo di cambiamenti radicali e forti sulle compagini politiche che amministrano le finanze e la vita sociale dei popoli. Se questi cambiamenti non arriveranno non si esclude che Urano esprima proteste del popolo rivoluzionarie, mirate a sovvertire un ordine percepito obsoleto od ormai collassato e quindi irrecuperabile.  [...] Oggi Urano in Ariete potrebbe far emergere nuovamente il desiderio di organizzarsi in gruppi o movimenti rivoluzionari atti a modificare uno “stato di fatto” non più soddisfacente per l’opinione pubblica. In tal senso le nazioni occidentali potrebbero essere segnate da una lunghissima stagione di scioperi e proteste che partiranno dalle forze operaie e proletarie degli stati. Potremmo anche assistere all’emersione di forze minoritarie che avanzeranno la volontà di conquistare diritti fino ad ora negati o, nel peggiore dei casi, di riabilitare antichi fanatismi ideologici sia di destra che di sinistra." 

Spassosamente l'unico commento al post, il 23 agosto 2010, fu il seguente: "Bisogna aspettarsi lotte interne. Colpi di stato o rivoluzioni popolari e ondate di violenza. Ma anche pericolose epidemie di virus che colpiscono l'intestino." L'anonimo commentatore ha colpito nel segno: sia per quanto riguarda i moti medio orientali, sia per quanto riguarda i moti intestinali dell'influenza di quest'anno! Un altro caso di chiaroveggenza?

Gli unici ad essere colti di sorpresa sono stati i servizi segreti più potenti del mondo, le segreterie di stato, le cancellerie diplomatiche, i ben pasciuti professoroni universitari e così via. Non citiamo nemmeno ministri o presidenti vari, che oltre a tacere e latitare hanno aperto bocca solo per dire le solite cazzate di circostanza e smentirsi ogni due ore, man mano che la gente in piazza disegnava il proprio futuro con la propria rabbia, con la propria tenacia, con la propria voce, con la propria voglia di cambiare, con la propria speranza. Durante le ultime due settimane l'indecisione e il silenzio dell'Europa, degli Stati Uniti, del cosiddetto occidente democratico e illuminato hanno fatto rischiare lo scoppio di una guerra civile dalle conseguenze inimmaginabili per l'intera regione medio orientale e per il Mediterraneo stesso. 

VERGOGNA! è quello che mi sento di dire ai nostri governi occidentali: interessati solo a capitali e petrolio, che fino all'ultimo secondo hanno sostenuto (e continuano a sostenere) dittatori sanguinari per garantire pace e stabilità a casa propria, fingendo di ignorare che milioni di altri esseri umani sono trattati al pari di animali. Oggi dovrebbe essere chiaro a tutti che i giovani del mondo arabo, sebbene spesso disoccupati, hanno un livello culturale al di sopra della media (sopratutto di quella italiana), sanno usare internet e sono molto più open-minded di quanto non si direbbe! Si sono dimostrati determinati e coraggiosi, hanno rischiato e a volte sacrificato la loro vita per i valori della democrazia e della libertà. Valori ai quali in occidente noi ci siamo assuefatti e ai quali forse abbiamo rinunciato, svendendoci all'i-pod, all'i-phone e all'i-cazz! I giovani tunisini e i giovani egiziani avranno un ruolo chiave anche per il nostro di futuro, di europei vecchi e in crisi, e sanno che li abbiamo ignorati, abbandonati. Hanno fatto tutto senza il nostro aiuto e spero continueranno a rinfacciarcelo per lungo tempo. Noi vittime di superficialità e pregiudizi. Il successo dei tunisini, degli egiziani, e a venire dei giordani, dei siriani, degli algerini, degli yemeniti, dei marocchini e così via, sarà solo e soltanto loro se non ci svegliamo e ci scuotiamo dal nostro torpore. 


Ieri a Milano ho partecipato alla manifestazione degli egiziani-italiani che oltre a ballare, cantare, festeggiare e scandire il loro inno nazionale (li ho invidiati un po' loro si riconoscono in quanto nazione), hanno denunciato l'indifferenza della stampa e dei media nostrani verso la loro lotta, verso il loro successo e verso il sacrificio delle trecentocinquanta giovani vite perdute. Il meglio che è uscito dalle istituzioni milanesi per bocca del vicesindaco, il 13 gennaio scorso, fu questo: "Mi chiedo se l'agenda dei problemi milanesi debba essere costantemente sintonizzata con quello che accade sull'altra sponda del Mediterraneo, dalla questione tunisina alle rivendicazioni berbere sulla libia. Che avranno, per l'amor del cielo, un'indubbia dignità di attenzione. Ma che non so quanto possano interessare i milanesi". L'ignoranza, la sofferenza e il provincialismo di questo soggetto, abituato a prestare orecchio solo ai capricci della lega, si commentano da se...

Non credo di essere un ingenuo, la strada è ancora in salita, egiziani e tunisini hanno fatto cadere i loro despoti, coloro che per decenni hanno incarnato il potere di regimi dittatoriali, non hanno ancora fatto cadere i sistemi stessi. Il potere, quanto meno, ora è nelle mani dell'esercito: la transizione sarà lunga e difficile, dubito però che qualcuno si arrischierà a impedire un vero processo di democratizzazione. Economie di stato dovranno diventare economie di mercato, gli interessi rapaci delle grandi multinazionali occidentali sicuramente ribollono, gli islamisti barbuti fremono, ma Twitter e Facebook continueranno ad essere utilizzati in maniera intelligente dai nostri brillanti giovani arabi e i pianeti e le stelle continueranno a sorridere!
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Congratulations Egypt!



Sout Al Horeya صوت الحريه Amir Eid - Hany Adel - Hawary On Guitar & Sherif On Keyboards


February 12th, 2011 at 12:17 am

Majdi Haroun says:  

Let the world be our witness: YES we did it. Egyptians did it. Finally Egyptians can claim some of their lost pride back. We are more than the pyramids, the nile, and belly dancing. We are people who stood for their rights and demanded to be respected. We are the #Jan25 protesters  who marched in peace, dignity, and love. We are Tahrir square, we are Khaled Saeed and every innocent who died in this revolution.  We are Egypt.
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Sunday, January 30, 2011

! ٢٥ يناير ثورة حرية

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25 January Freedom Revolution, Cairo, Egypt
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Da un articolo del Guardian di oggi: "There's a lot of uncertainty about where the army stands right now," said Karim Ennarah, who was taking part in protests in Cairo. "They are telling people that the tanks have moved in to protect them, and people are showing great warmth in return, dancing on tanks and hugging and kissing soldiers. It looks as if the soldiers are unwilling to launch attacks on the crowds, although senior officers are pleading with protesters to respect the curfew and go home."

Io voglio essere ottimista e le foto sotto mi fanno sperare per il meglio.
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Un pensiero va anche ai cittadini egiziani che da giorni, al rientro dal lavoro, manifestano la loro solidarietà e il loro dissenso di fronte al Consolato Generale della "Repubblica" Araba d'Egitto in via Porpora a Milano.
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  !تحية مصر 
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Don't Mention the Italian Economy

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Ringraziamo di cuore il nostro compassatissimo ministro dell’Economia e delle Finanze dalla evve moscia che al World Economic Forum di Davos (26-30 gennaio 2011) ci ha fatto fare davvero una bella figura!

Il ministro si è fissato una conferenza stampa nello stesso orario in cui si sarebbe svolto l'incontro a porte chiuse dal titolo Italia, un caso speciale per  discutere "delle difficoltà di governance e di un'influenza sproporzionatamente piccola sulla scena globale, di prospettive economiche e sociali che appaiono negative". 

Sarebbe stato troppo imbarazzante per il nostro ministro ascoltare l'economista Nouriel Roubini: "Di solito parlo solo di economia ma nel vostro caso il problema del governo è diventato grave, è una vera distrazione che v'impedisce di fare quello che dovreste. Siete di fronte ad accuse di una vera e propria prostituzione di Stato, orge con minorenni, ostruzione alla giustizia. Avete un serio problema di leadership che blocca le riforme necessarie". O l'economista, Daniel Gros: "La vostra situazione è preoccupante. Siete il paese più direttamente in competizione con la Cina, per la tipologia dei prodotti. Da dieci anni si sa quali riforme andrebbero fatte. Di questo passo l'Italia potrebbe diventare il prossimo grosso problema dell'eurozona". O Matthew Bishop: "I gravi reati di cui Silvio Berlusconi è accusato sono ben noti. Ma a voi sta bene lo stesso? E' questo il governo che volete?". O Emma Marcegaglia: "Il mondo di Davos, quello delle nuove potenze come l'India e l'Indonesia, è ignoto ai nostri politici, perciò siamo assenti dai tavoli dove si decide il futuro".

Nel 2009 aveva già ben rappresentato l'Italia, intervistato da Geoff Cutmore della CNBC, appena il gioco si fa duro (perché i giornalisti dei paesi anglosassoni sono giornalisti e non fedeli cagnolini...), il nostro ministro alla parola Unicredit, biascicò un avvivedevci,  girò letteralmente i tacchi lasciando di stucco il nostro Geoff che però non esitò a pubblicare questa deliziosa testimonianza dell'accaduto: 





Un'altra storia italiana è possibile...

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Sotto questo slogan, sabato 29 gennaio, diverse migliaia di persone, ben al di sopra delle aspettative degli organizzatori (perché a sinistra tendono sempre al pessimismo?), si sono riunite in Piazza della Scala a Milano. 

Rarissimamente prendo parte a manifestazioni di piazza, ma ieri sono stato felice di esserci, in mezzo a moltissime donne e tanti uomini. E' assurdo dover scendere in piazza per reclamare dignità, per spiegare che le donne non sono merce, che non è e non deve essere necessario prostituirsi per trovare un lavoro o per entrare in politica, per urlare a gran voce che siamo stanchi di avere un presidente del consiglio faccendiere e puttaniere, per mostrare che esistono anche persone "normali" che non hanno bisogno di muoversi in mercedes, indossare gioielli, rifarsi culo e tette, stirarsi le rughe. E' assurdo ma necessario, considerato che in tv si mostrano, quindi esistono, quasi esclusivamente realtà fittizie e si inscenano oscene pantomime persino al TG1! Dal 1993 non posseggo un televisore quindi molto di quel che accade in tv lo so da una parte per sentito dire, dall'altra, sconsolatamente, sono costretto a leggerlo sui giornali che anziché raccontarci la realtà ci raccontano di quello che succede o è successo o succederà in tv... 

Per quasi due ore in Piazza della Scala si è rimasti ad ascoltare la lettura di messaggi giunti sia da parte di personalità del mondo della cultura e della politica: Susanna Camusso, Giuseppe Cederna, Concita De Gregorio, Lucrezia Lante della Rovere,  Moni Ovadia, Giuliano Pisapia, Franca Rame, Luis Sepulveda, Nichi Vendola, sia da parte di persone comuni che hanno ribadito quanto si leggeva nell'appello Mobilitiamoci per ridare dignità all’Italia: "Quel che accade nel nostro Paese offende le donne, ma anche gli uomini che non si riconoscono nella miseria della rappresentazione di una sessualità rapace e seriale, nello squallore di una classe dirigente che ha fatto dell’eversione di ogni regola e del sovvertimento di qualunque verità il suo tratto distintivo".

In fondo ognuno di noi è responsabile di quel che l'Italia, il nostro paese, è diventata, nessuno all'infuori di noi, giorno dopo giorno, ha contribuito a rendere l'Italia quello che essa è oggi. C'è chi lo ha fatto compiendo veri e propri crimini o abusi, c'è chi lo ha fatto approfittando delle disgrazie altrui, c'è chi lo ha fatto tacendo, voltando la faccia dall'altra parte dicendo "tanto queste cose non mi riguardano".
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Il prossimo appuntamento a Milano per dire "BASTA" è fissato per il 13 febbraio 2011, in Piazza Castello.
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Thursday, January 27, 2011

The Molokhia Revolution...


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Il 25 gennaio avrebbe dovuto essere un giorno di celebrazioni e festa [sic!] in onore del corrotto, brutale e spietato corpo di polizia dell'Egitto, "Egypt's Police Day", invece è stato un appuntamento imbarazzante per il regime dittatoriale di Hosni Mubarak... Una giornata di proteste popolari faraoniche, di egiziani ed egiziane in piazza al grido di "Tunisia!, Tunisia!", "Mubarak dégage!". Il famigerato effetto domino...
Anche in questo caso sono stati i social media, Twitter e Facebook in particolare, a "favorire" i giovani attivisti nell'organizzarsi e nel darsi appuntamento in Piazza Tahrir, nel centro del Cairo, per dimostrare la loro crescente e ormai debordante rabbia nei confronti di una realtà insopportabile. Il regime nel suo disperato tentativo di reprimere la rivolta attualmente ha bloccato l'accesso ai siti in questione e ha sospeso anche l'accesso alla rete di telefonia mobile nelle zone interessate dal movimento delle masse.
Tutto è ancora in divenire e non possiamo sapere se questa sarà "La Rivoluzione": il popolosissimo Egitto è ben diverso dalla piccola Tunisia, i suoi abitanti mansueti, quasi rassegnati e sicuramente con un livello di istruzione largamente inferiore a quello tunisino. Certo però anche la rabbia degli egiziani è diventata difficile da placare. Il nostro ministro degli esteri, fra un appuntamento e l'altro con l'estetista, spera: "che (Hosni) Mubarak continui come sempre ha fatto a governare con saggezza e lungimiranza" perché "l'Egitto è punto di riferimento per il processo di pace che non può venire meno" e per scongiurare una "deriva fondamentalista". Groundbreaking come sempre. Con la scusa di questa cosiddetta "deriva fondamentalista", l'Occidente continua a chiudere gli occhi di fronte a tutti gli abusi, soprusi e delitti che i dittatori arabi si concedono per garantirsi trono e impunità. Saggezza e lungimiranza dovrebbe provarle sulla sua pelle liscia e impomatata, il nostro ministro della repubblica...
Fra i popoli arabi, la bontà di cuore, il senso dell'umorismo e la capacità di ridere anche di se stessi vanno sicuramente riconosciuti agli egiziani. (Un ritratto per certi versi ancora valido ce lo dà Eça de Queiroz in "De Alexandria ao Cairo", per chi volesse approfondire).
Personalmente conservo ancora vividi ricordi di semplici gesti che mi hanno fatto sentire davvero accolto in Egitto, in particolare ad Alessandria. Gesti di pura, gratuita e calorosa accoglienza da parte di chi per tanti versi è molto più sfortunato di noi ma è pronto a condividere il poco che ha quando si sente riconosciuto e accettato nella sua dignità di essere umano: anche se arabo, anche se musulmano, anche se scuro di carnagione, anche se gli manca qualche dente, anche se povero.
Diverso il discorso per gli appartenenti alla casta della polizia. Due gli episodi che mi sono accaduti durante il mio ultimo viaggio dell'ottobre scorso.
Nel primo caso mi trovavo di fronte al Consolato generale d'Italia in Alessandria, proprio sulla corniche, di fronte al mare, avendo appuntamento con un autista che tardava ad arrivare. Vedendomi lì attorno, da un po' troppo tempo, l'agente in borghese di stanza al Consolato mi ha chiesto chi aspettassi o se ci fossero problemi. Gli ho spiegato che non riuscivo evidentemente a far capire all'autista dove dovesse venire a prendermi e porgendogli il mio telefonino lo invitavo a parlargli direttamente affinché nell'idioma alessandrino si sciogliesse l'inghippo. In effetti l'autista, non troppo sveglio, mi stava aspettando di fronte al Consolato francese, sempre sulla corniche, sempre con vista mare, sempre un grande villone primi novecento, ma tre chilometri più in su. Spiegatomi questo, il poliziotto in borghese, senza vergogna, mi ha chiesto una mancia per il servizio reso. L'ho guardato, stupito gli ho chiesto se avessi capito bene, e incredulo, di fronte alla sua conferma, ho preferito lasciargli l'elemosina che chiedeva piuttosto che avere contrattempi in una giornata che desideravo tranquilla.
Il secondo caso mi è capitato nella cittadina di Rachid, l'antica e celebre Rosetta, oggi meta per i turisti più audaci non solo per via del piccolo museo dedicato alla famosa stele, ma soprattutto per il giro delle sue "case ottomane". Audaci perché è difficile raggiungere la cittadina senza mezzi propri e perché l'estrema povertà dei locali la renderebbe, secondo le autorità del paese, un luogo rischioso per i ricchi visitatori forestieri. La morale è che non appena si arriva in centro si viene presi in consegna da agenti di polizia che scortano passo passo il visitatore, il quale alla fine del suo tour, nonostante abbia regolarmente pagato i biglietti di ingresso ad ogni casa ottomana visitata, deve pure lasciare una buona mancia all'amorevole poliziotto di turno. Nel mio caso, non so se perché mi sia stata riconosciuta o attribuita una speciale distinzione, dopo il succedersi di alcuni agenti, sono stato scortato direttamente dal capo supremo della polizia di Rachid. Conservo ancora una foto del suo faccione grasso e sanguigno. Questi, vero uomo di mondo, ha subito chiesto se alla fine del "nostro" giro lo avrei invitato a pranzo in un ristorante affacciato al Nilo dove lui avrebbe avuto piacere a portarmi. Contando sul fatto che era ben pasciuto ho scommesso che si sarebbe trattato di un buon indirizzo, noto ai veri intenditori, per assaporare il pesce di Rosetta (che viene grigliato nella sabbia bollente) e al contempo un buon modo di sdebitarmi per la "protezione" ricevuta senza la brutalità di una mancia in contanti. Ebbene, dopo un piacevole pomeriggio, il soddisfacente pranzo cominciato alle quattro del pomeriggio si è protratto sino all'imbrunire, arrivati al momento del commiato, questo come il poliziotto del Consolato, in maniera sfacciata e indegna mi ha fatto capire che gli dovevo dei denari se volevamo "lasciarci bene". Era sera, ero stanco, e rattristato a questo punto. Ho voluto fargli un affronto: gli ho lasciato 10 lire egiziane, il corrispondente di poco più di un euro (un pacchetto di sigarette in Egitto costa circa 7 lire o egybscian baund come dicono loro) e ho dato ordine all'autista di filare via nel momento in cui il grasso e corrotto poliziotto dalla pancia appena riempita cominciava a chiedere spiegazioni sul perché di un così misero "contributo"...
A me è andata bene perché il mio status di "straniero" comunque mi ha consentito in entrambi i casi di scegliere, di decidere se dare o meno l'anelato bakhshish, mancia più che bustarella. Ho pensato però a chi si trova in difficoltà sul serio, a chi necessita di un certificato, di un'autorizzazione, di un ricovero ospedaliero, di un servizio qualsiasi che non verrà erogato se non dietro lauto compenso al funzionario pubblico o poliziotto di turno, visto che quasi qualsiasi pratica deve passare attraverso le locali stazioni di polizia...

Invito chiunque sia interessato a conoscere e capire più a fondo le mille contraddizioni dell'Egitto di oggi alla lettura di Alaa Al Aswany e del suo romanzo The Yacoubian Building, ne esiste anche una stupenda versione cinematografica.

Nel frattempo speriamo che questa rivoluzione in salsa verde sia altrettanto profonda e pacifica che quella tunisina!
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Thursday, January 20, 2011

La Santa e lo Sfigato...

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A sentire la loro attuale versione dei fatti, dovremmo credere che una ancora un po' si faceva suora e che l'altro vive un sano rapporto di coppia così esclusivo con una damina dai principi così ferrei che quasi non gliela fa nemmeno vedere.

I protagonisti, in questi giorni, sono alla ribalta delle cronache nostrane: una è da poco diventata maggiorenne, certi siti internet la definirebbero "barely legal", l'altro è un plurisettantenne con turbe e manie di onnipotenza, molto amato, molto seguito e sopratutto molto votato dagli italiani. E' fondamentale per lui poggiare il sedere su un trono per sentirsi al di sopra di ogni legge e per garantirsi una piena immunità. Il suo regno però comincia a vacillare, dal momento che, nel suo crescente delirio, ha immaginato che questa sorta di immunità-impunità potesse essere estesa, per osmosi forse, a tutti quelli e quelle della sua cerchia. 

Da qualche tempo a questa parte i suoi guai sembrano non finire più, tanto che l'articolo che l'Economist gli dedica il 14 gennaio scorso, comincia così: "Just when it looks as if things cannot get worse for Silvio Berlusconi, they do."

Entrambi sono comparsi in TV nei giorni scorsi. 

Lui si difende attaccando i Pubblici Ministeri, invocando la riservatezza per le utenze telefoniche di un'enorme quantità di ragazze che avrebbero commesso la sola leggerezza di essere ospiti a casa sua; ci avverte che anche a noi, comuni cittadini, potrebbe capitare la stessa cosa: potrebbe essere controllato l'uscio di casa nostra dal quale però, inutile fingere di non saperlo, non entrano né escono centinaia di avvenenti aspiranti soubrette, al momento zoccole in erba

Tutto fuorché "sereno" questo vecchio che cerca di difendersi in televisione, con tanto di tricolore e bandiera dell'Unione Europea alle spalle, che accampa scuse pretestuose per non comparire a difendersi nelle appropriate sedi. Patetico, questo vecchio che oggi è costretto a parlare agli italiani di "Ruby" (non la nomina neppure con il suo nome vero). Indifendibile, questo vecchio che legge e adduce come "prove inconfutabili" le dichiarazioni rilasciate ai propri avvocati da una ragazza appena maggiorenne, dall'infanzia difficile, abituata a mentire per sopravvivere. Scalcagnato, ormai, questo presidente del consiglio dei ministri che appare debole e stanco. Le notti insonni devono essere molte, almeno al pari delle ospiti che sono passate dai sotterranei di casa sua, Villa San Martino, residenza la cui storia gronda già di un crimine orrendo e di un truffaldino passaggio di proprietà. Il potere gli scappa dalle mani ormai e lui cerca ostinatamente di proiettare un'immagine di successo, ieri consumato sciupafemmine, amante delle belle donne, oggi legato da una "stabile relazione affettiva". E' davvero convinto che qualcuno gli creda ancora?

Leinella sua qualità di commediante, a differenza di lui, appare mediocre e poco credibile  intervistata "nel salotto" di una viscida zia travestita da zia che, a quanto sembra, riscuote un discreto successo mediatico. La signora Karima Rashida El Mahroug cerca di commuovere lo spettatore raccontando un sacco di vicende inverosimili: lei violentata all'età di nove anni; lei che, all'insaputa dei genitori, alle scuole elementari, frequenta le lezioni di catechismo impartite da suor pierina; lei che, a dodici anni, si converte al cattolicesimo; lei che ruba una borsetta e la nasconde in una buca scavata vicino all'officina del meccanico di fiducia di suo padre; la prima notte, da fuggitiva, nell'hotel del suo paesino siciliano dietro presentazione, alla reception, di un codice fiscale rubato; il desiderio di diventare carabiniera ma la realtà di ritrovarsi puttana in una stanza del Four Seasons di Milano; il cliente che le regala mille euro senza sfiorarla; i dettagli mal ricordati del ristorante di via Plinio presso il quale lavorava il cui nome cambia due volte in due secondi; lei cameriera e lei cubista; la sua amica che la chiama per andare ad una cena a "fare immagine", il 14 febbraio 2010, e guarda caso si ritrova ad Arcore a "casa del presidente" e tutto il resto. 

Le unghie posticce, i capelli sciolti ma ben acconciati e stirati, le labbra gonfie rifatte, il seno abbondante, le gambe affusolate, i tacchi alti, la psiche di una bimba. Curiosamente: la forte inflessione ispanofona di donna matura, certo non  l'accento di una ragazza vissuta in Sicilia. Evidentemente la traccia di un lungo tempo passato nelle comunità protette insieme ad altre ragazze minorenni latinoamericane, chissà se anch'esse strappate allo squallido mondo della prostituzione. Il velato risentimento contro gli psicologi che la seguivano soltanto perché "pagati per farlo", non per un vero e genuino interesse nei suoi confronti.

Entrambe le disperate apparizioni televisive (che mi sono sorbito integralmente) sono un rivoltante misto fritto di menzogne poco convincenti, di numerose contraddizioni, di sfrontatezza nei confronti degli spettatori (evidentemente considerati dei miseri imbecilli), di pochezza intellettuale e di aridità e squallore interiori.

Sarebbe troppo degradante entrare nel merito degli altri inquisiti e coinvolti,  mi sento già abbastanza sprofondato nella melma per questa sera, rilevo solo lo stupore nel constatare che il presidente della Regione Lombardia, il signor Roberto Formigoni, minimizza i gravi fatti emersi a carico della consigliera regionale. Lui cattolico dichiarato non si scandalizza?

Discutendone oggi mi sono sentito dire: "ce l'hanno fatta i tunisini a mandare via il loro presidente corrotto e liberticida, è possibile che non ci riusciamo noi?". E il paragone fatto con la Tunisia è più profondo di quanto non possa sembrare di primo acchito: sia Ben Ali che Mister B. godettero infatti dell'intercessione del Benedetto Craxi per spianare la strada ai loro troni.

Evidentemente noi italiani non siamo ancora abbastanza maturi per scendere in piazza a reclamare rispetto e dignità. 
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