The world may be known Without leaving the house;
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Monday, April 25, 2011

Una scomoda verità...

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Unspeakable Love: Gay and lesbian life in the Middle East, by Brian Whitaker
Essere omosessuali in un paese arabo o musulmano può costare la vita, figuriamoci ostentare uno stile di vita apertamente gay. Farlo a Gaza equivale a volersi suicidare. Solo uno sprovveduto poteva non sapere questo. Non avevo mai sentito nemmeno parlare del cooperante italiano, sedicente pacifista, che ha incontrato una atroce morte proprio per mano di quelli che amava, ma mi è bastato poco, pochissimo per capire che dietro una fine così crudele si poteva nascondere un movente omofobo. Ho espresso in privato il mio dubbio ma sono stato subito tacciato di "vedere omosessuali dappertutto"... 

Nei giorni successivi però, la mia ipotesi ha trovato riscontro, più o meno esplicito, su diverse fonti:







Spiace constatare ancora una volta che nel nostro paese, intriso di preconcetti e falsi moralismi, parlare serenamente di omosessualità sia ancora un grande tabù. Allusioni, battute pruriginose e scherzi di pessimo gusto sono all'ordine del giorno, a destra come a sinistra, ma guai affrontare il tema dei "culattoni" senza qualche complice ammiccamento, persino alcuni gay si sentirebbero a disagio, tanta è l'omofobia introiettata.

Il tabù dei tabù in questi giorni imbavaglia la maggior parte dei nostri sedicenti giornalisti, in particolare quelli che servono e professano nelle testate di sinistra, che non osano dire una delle più probabili verità: Vittorio Arrigoni, duro e puro, tutto muscoli e tatuaggi, che lottava contro lo stato di Israele, è stato rapito e barbaramente ucciso dai "nostri" amici palestinesi perché molto probabilmente omosessuale.

Cito per intero le parole di Angelo Pezzana: "Un’abile regia, con la forte collaborazione di una madre per nulla interessata a capire cosa sia accaduto veramente al proprio figlio, dedita unicamente a salvaguardarne la memoria di eroe, di nemico di Israele, preoccupata persino di occultare quei «vizi occidentali» che sono costati, loro sì, forse, la vita di Vittorio. Se servirà allo scopo, potrà persino spuntare una “fidanzata” in lacrime per completare la figura del martire. Povero Arrigoni, a pochi chilometri da Gaza avrebbe trovato un Paese nel quale avrebbe potuto occuparsi del prossimo senza pagare con la vita la sua passione. Ma, come dicevamo all’inizio, difficile sapere davvero come è andata, la regia è stata molto attenta, e Arrigoni è diventato il martire che Hamas attendeva." 

Consiglio: "L'amore che non si può dire. Storie mediorientali di ragazzi e ragazze" di Brian Whitaker che fra le altre dà voce proprio ai gay palestinesi, costretti a rifugiarsi in Israele per poi venire sistematicamente accusati di collaborazionismo e rischiare di essere uccisi.

Vittorio è stato vittima della sua stessa ingenuità, ha creduto che bastava essere anti-sionista, anti-semita e anti-israeliano per conquistarsi affetto,  considerazione stima dai suoi interlocutori arabo-palestinesi-musulmani. Non sapeva invece che con i suoi tatuaggi ostentati e le sue canotte nere da combattente era un insulto vivente a tutti i valori dell'islàm più tradizionalista. Nessuno gli aveva spiegato che l'universo musulmano è un universo di sottomissione e obbedienza totali ad Allah, un universo d'ordine dal quale chiunque fuoriesca presto o tardi viene punito per mano di qualche mente deviata? Questi facinorosi cooperanti occidentali non sanno cosa veramente pensa di loro l'arabo della strada? No, non lo sanno, perché persino ora, e non si tratta del primo caso di attivista pro-palestinese ucciso da palestinesi, di fronte alla sconcertante realtà, negano l'evidenza, credendo e sostenendo tesi quanto mai assurde che dietro questo assassinio ci sia Israele...! Si lamentano perché ai funerali del trentaseienne, svoltisi alla velocità della luce, forse senza che venissero neppure approfondite le modalità della sua uccisione, non c'erano rappresentanti ufficiali del governo, alte cariche istituzionali, addirittura mancava il Presidente della Repubblica. Be', cari ragazzi che sognate una Palestina libera e spero democratica (perché ora Gaza è tutto fuorché democratica) cosa vi porta ad immaginare che Vittorio fosse un eroe della nostra Nazione? Sicuramente non è avere una condotta che mette irresponsabilmente a rischio la propria vita, una propensione che tende a denigrare, a incitare odio e vendetta verso altri esseri umani che si considerano diversi, che rende degni di un funerale di stato. Per quel che ho letto dal blog del signor Arrigoni i suoi pensieri, le sue idee e le sue azioni non erano esattamente ispirati alla pace e alla non violenza, anzi... eppure nessuno di voi ne parla. Non basta uno slogan, stay human, a fare di te un agnellino. Tra una gita in barca e l'altra con i nerboruti pescatori palestinesi, Vittorio, anziché passare ore nella palestra di Gaza, cito testualmente: "His routine included boating with Gazan fishermen who are frequently chased by Israeli patrol boats, visiting with Palestinians injured in Israeli shelling, and lifting weights at Gaza’s one indoor gym. At around 10 p.m. last Wednesday, after an hour-long workout, Arrigoni ordered takeout food at a beach-front restaurant but never picked it up", avrebbe potuto prendere lezioni di arabo e cultura islamica, o di storia del conflitto arabo-israeliano. Avrebbe potuto cercare di capire meglio perché i governi dei paesi arabi sino ad oggi abbiano volutamente, a loro uso e beneficio, diffuso e fatto sì che si diffondesse un barbaro sentimento anti-semita, per tenere meglio sottomessi i loro popoli. Invece no. "Arrigoni, known as Vik, lived in an apartment that he rented separately from his fellow volunteers for the International Solidarity Movement (ISM)". Si prese un pied-à-terre vista mare sul porto di Gaza, un contesto sicuramente più romantico rispetto alla natia provincia lecchese.


Oggi capisco il vostro imbarazzo, pacifisti e attivisti della sinistra tutta italiana, pro-palestinesi ad ogni costo, per partito preso voi "dovete" essere anche, almeno a parole, amici dei gay, e la scomoda verità di Vittorio va al più presto occultata da un mare di parole senza senso, e va definita "squallida ipotesi". Cosa ci sia di squallido nell'essere gay poi non si sa...

"You cannot be a sheep and run with the wolves - and not expect to be bitten some time". 
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2 comments:

Sissa said...

Ho trovato molto interessante il tuo post. Io seguivo abbastanza spesso il blog di Vittorio, Vik.. era una fonta abbastanza attendibile che, secondo me, mostrava un lato di vita a Gaza.
L'idea che la sua uccisione potesse essere legata all'omofobia sinceramente non mi era balenata in testa..
vorrei sapere come fai ad essere così certo che la sua morte non sia da attribuire allo stato Israeliano e dove hai trovato tutti questi commenti su Vik.
Grazie
Silvia

d. said...

Gentile Sissa, innanzitutto grazie a te per aver lasciato il tuo commento.

Come ho specificato all'inizio del mio post non avevo mai sentito nominare Vittorio Arrigoni, ma l'idea che la sua uccisione potesse essere legata all'omofobia si è fatta velocemente strada nella mia mente a seguito di questi elementi: la modalità particolarmente atroce e barbara con cui è stato ucciso (risparmio i dettagli riportati in alcuni filmati di tv arabe e da blog sempre arabi), l'allusione da parte dei rapitori al fatto che Vittorio diffondesse "vizi occidentali", derisioni a carattere omofobo fatte contro Vittorio su Facebook prima della sua tragica morte, la sua particolare ostentazione di virilità.
Il tatuaggio sempre in bella mostra con la scritta resistenza-المقاومة, purtroppo non è servito a salvarlo, il suo profilo troppo in rilievo è stato la sua condanna. Un occidentale in un paese arabo-musulmano, per qualsiasi ragione si trovi lì, per prima cosa deve farsi notare il meno possibile visto che comunque non passerà mai inosservato, qualunque atteggiamento da protagonista a lungo andare espone a rischi indesiderati più o meno gravi. Vittorio evidentemente ha cominciato a costituire una minaccia per Hamas, e per le sue abitudini sentimentali, e perché cominciava ad essere un punto di riferimento troppo "eversivo" per i giovani di Gaza. Certo che le sue azioni infastidivano Israele ma ad un certo punto sono diventate un vero e proprio pericolo per la ben poco tollerante teppaglia di Hamas.
I servizi israeliani sono preoccupati da ben altre minacce e, a mio avviso, possono solo sorridere e dispiacersi di fronte alla ingenuità di occidentali che giocano a fare i novelli Che Guevara. I loro obiettivi sono altri, le loro modalità di azione ben più "professionali". Tirare in ballo Israele per questa vile e barbara esecuzione è davvero pretestuoso e sintomo che si voglia negare l'evidenza: a Gaza le "persone normali" fanno una vita d'inferno anche a causa della crudeltà e dell'assenza di uno stato di diritto imposti da Hamas, che sogna tutto fuorché una democrazia per il popolo palestinese.

Per quanto riguarda i commenti su Vik, è sufficiente inserire in google le parole chiave: "Arrigoni homosexual" e troverai molti articoli e commenti. Il suo fidanzato pare si chiamasse Emin (أمين:un bellissimo nome che significa onesto, degno di fiducia).