The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Friday, December 25, 2009

Dolcezze mediterranee...

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Dopo una spruzzata di neve, piove questa mattina presto a Milano e sembra che sia tornato l'autunno a Natale. Non è di neve, di freddo, di nero, di grigio che scrivo.

Scriverò di sole, di brezza, di mare, di luce, di bianco, vi parlerò di Algeri.

Algeri l'ho vista, con i miei occhi, attraverso gli occhi di Nadir Moknèche e del suo superbo film "Délice Paloma", del 2007. 134' minuti di donne, di colori, di freschezza, di sapori e di sotterfugi mediterranei. Di uomini, di corruzione, di musica e di poesia.

Una donna imponente, una lunga treccia scura le cade sulla spalla, un cagnolino di pezza in mano, e un piccolo sacco di tela. Poche parole e l'ufficiale (donna) del penitenziario la lascerà uscire:

"J'espère que ton séjour en prison c'est bien passé. Bon: volià les bijoux, voilà le sac. Verifiez!... Sache beb sac ta'ka".

Fuori di galera. Tre anni dopo. M.me Aldjéria. Sola si incammina verso la sua nuova vita ricordandoci quella di un tempo. Quella in cui tutto quello che faceva, lo faceva per cambiare vita...

M.me Aldjéria è una donna forte, ragazza madre, oltre che di suo figlio Ryadh si occupa anche di Mina sua sorella sordo-muta e di Shéhérazade una prostituta che sogna di cambiare vita. Quindi tanti sono i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Di professione Aldjéria ha deciso di occuparsi dei guai degli altri e di risolverli, dietro lauto compenso. Ogni mezzo è lecito: piccoli imbrogli, raggiri, trappole, corruzione. Nonostante ciò lo spettatore solidarizza con lei, perché Aldjéria quello che fa lo fa con spirito, ironia e senso di responsabilità.

Le immagini di Algeri nel frattempo scorrono, un tassista abusivo ci porta dalla periferia al centro città, dal presente al passato, verso l'immeuble Lafayette, dove dal terrazzo del suo appartamento, al diciassettesimo piano, Aldjéria conduce i suoi affari e la vita dei suoi cari, cercando di dominare su tutto e tutti. 

1995: nel pieno degli anni più bui del terrorismo, ai giardinetti del vicino Marché Nelson, Zouina incontra Zineb, così si chiamano in realtà Shéhérazade e Aldjéria, che costrette a "far sognare" gli uomini abbandonano i loro nomi per dei nom de scène. E così nasce l'Agenzia "Madame Aldjéria vous arrange ça", che vede come associati, oltre a Zouina, il figlio stesso di M.me Aldjéria e Maitre Djaffar, un avvocato che si presta a "giocare con la legge" ovviamente per favorire gli affari della padrona.

Algeri la vediamo splendere di giorno e luccicare di notte nel chiuso dei suoi postriboli e dei suoi locali più in voga. Cheb Rafik conduce le serate al Miami e lentamente scivoliamo nei meandri del demi-monde che la capitale, come ogni capitale, richiama a sè, nei suoi night club.

Tutto cambia quando Paloma danza per Ryadh sulle note della mitica Youm Wara Youm interpretata da Samira Said e Cheb Mami.

Algeri la vediamo dall'alto, da dentro e da fuori. Dal mare persino, presso myzwar, il decaduto R.U.A (Racing Universitaire d'Algérie) dove un passeur complotta e gestisce il suo giro di crociere della disperazione dalla costa sud del Mediterraneo alla costa sud della Sicilia, che è sempre sud ma almeno è Shengen... Qui Luchino Visconti girò la scena dell'incontro fra Meursault (Marcello Mastroianni) e Marie (Anna Karina) ne Lo Straniero (1967). 

Della storia di più non racconterò perché il mio è un'invito a vedere questo film che racconta di sogni di donne. Una cerca di recuperare il mondo perduto della sua infanzia, vuole tornare alle origini. Un'altra, M.me Billil, sogna il divorzio e la vita con uno più giovane che possa darle un figlio. Baya, "je ne suis pas du matin...", sogna un visto per la Spagna e intanto si prostituisce. Shéhérazade è stanca e sogna di sistemarsi, ce la farà ad avere un marito e una coppia di gemelli. Ma non sarà felice, costretta a vestirsi da corvaccio. Paloma sogna la danza, pare ingenua, ma sa bene quanto vale e non perderà tempo a cogliere l'occasione giusta.

E gli uomini mi chiederete? Monsieur Billil è integro ma prima, vittima del tradimento di sua moglie, poi di quello che lei stessa architetta per lui: "maintenant il faut mettre le feu là haut" sono le istruzioni per farlo sorprendere fra le braccia di una più giovane. Ryadh è debole, sogna di ritrovare suo padre, e fugge lo strapotere materno solo perché soccorso dalla vera e propria incarcerazione di sua madre. L'avvocato Djaffar si gode la vita e i bei ragazzi, prima di tutto però pensa alla sua pelle. L'ex Ministro per i Diritti Umani e della Solidarietà è un bel drittone che ancora non disdegna bustarelle. Dal tassista abusivo, dal cassiere del cinema AlHambra e dal padrone del Miami trasudano quella simpatia e quella sfacciataggine a cui molti e molte non sanno proprio resistere.

A fine giornata, sola, ancora, M.me Aldjéria se ne torna a casa, a piedi. E sogna di Ryadh e Paloma di cui ha perso ormai le tracce. Delle bottiglie di birra in mano non le permetteranno di salire su un altro taxi.

Nadir Moknèche oltre a regalarci delle immagini meravigliose riesce con estrema naturalezza a mostrarci Algeri, e l'Algeria di oggi (suggestivi sono gli scorci di Fouka e di Tipaza) nella loro più assoluta contemporaneità e conradditorietà. L'islamista barbuto e insicuro di sè che sposa l'ex prostituta, l'avvocato belloccio che vive quasi apertamente la sua omosessualità, la moglie del ministro che non si fa problemi ad amoreggiare con un ragazzo molto più giovane di fronte al marito che si salva d'imbarazzo con una semplice battuta e così via. Nadir Moknèche non ha nemmeno paura di accennare all'argomento dei disparus.

E' durante un fine settimana franco-algerino nel gennaio scorso a Parigi che A.B.A., non sapendolo, mi ha fatto vedere il film che oggi eleggo mio "miglior film del 2009".

Sunday, December 20, 2009

Fuga dall’Egitto

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Un mondo nel mondo, il triste mondo del sospirato paradiso a portata di mano. A portata di tutti, a portata di click. All inclusive, delusione assicurata si intende nel (e dal) prezzo per la maggior parte dei fruitori di questo tipo di offerte. L’aspetto interessante è che pur non nuovi a spiacevoli sorprese, gli affezionati frequentatori di villaggi turistici tendono a ripetere l’esperienza. Vaga la speranza che quello appena scelto sia diverso dal precedente, questa volta è quello giusto di resort, come gli operatori del settore li chiamano adesso: definizione finto originale, fregatura sempre uguale. La realtà è che la quasi totalità di questi habitué non avrebbe neppure idea di come organizzarsi un viaggio tagliato su misura, a seconda del proprio budget e dei propri interessi, il primo sempre ridotto, i secondi quasi inesistenti. Quindi come in tutto (parlo di molti italiani) lasciano e adorano che venga disposto di loro. I più sono giovani coppie eterosessuali, coppiettine che si fanno incarrozzare, si fanno imboccare, si fanno dire quando è ora di fare una nuotatina, una passeggiatina, un’escursioncina, una festicciolina, una cenettina, una scopatina e una dormitina e poi daccapo. No wonder dopo una settimana passata così avvertono una sensazione di vuoto interiore, l’avvertono soltanto, non riescono a capire perché sono tristi, e lo sono visibilmente. Spesso a fine viaggio scoppiano anche sommessi litigi che non sfuggono agli occhi delle altre esauste coppie di turisti di una settimana. A proposito tutti sono accoppiati, volenti o nolenti, perché l’offerta è valida per “due o multipli di due”, pena l’odioso balzello del “supplemento singola”: sei solo quindi spenderai di meno quindi ti faccio pagare di più! Il capitolo delle viaggiatrici e dei viaggiatori solitari/e all’interno dei villaggi turistici merita uno spazio suo tutto, che il blog “Ma che amore d’Egitto!” in effetti dedica loro.


Un pacchetto turistico “all inclusive soft” (tutto incluso, ad eccezione delle bevande alcoliche che non beve), io non lo avevo mai acquistato. È stato un piacevole ritorno agli anni dell’infanzia, quelli della colonia estiva o invernale. L’idea di base è che di norma gli ospiti sono considerati (e di fatto spesso lo sono) dei disgraziati con nessuna esigenza di scoprire qualcosa di nuovo, fare esperienze diverse, ascoltare, vedere, imparare, allargare la propria mente. No. Il desiderio di questi soggetti è quello di poter finalmente passare un po’ di tempo con il loro compagno/a che a stento hanno modo di frequentare e conoscere, immersi come sono in una routine fatta di lavoro per entrambi e di impegni su impegni a non finire che arrivati a sera, storditi da un po’ di tv (non fa mai male e soprattutto fa dimenticare loro quella medesima routine di cui sopra), finiscono a letto senza neanche la forza per lavarsi i denti. Sesso? Neanche a parlarne: “proviamoci sabato, amore mio”.


Allora ecco che per mesi si vagheggia la famosa settimana tutto compreso. Sole, mare, niente rotture di scatole, dove tutto sarà facile, dove felici tutto sarà predisposto per noi, dove ogni desiderio verrà esaudito (avendolo pagato in anticipo). Si accontentano comunque di poco considerati gli standard piuttosto bassi, e in bassa stagione si è anche più fortunati, quantomeno non si deve lottare per una sdraio, per l’upgrade di una camera o per l’attenzione di un cameriere. Anzi il personale, ridotto all’osso, è molto disponibile sebbene sempre un po’ viscidamente cortese. Più fortunati di molti altri colleghi, loro lavorano anche d’inverno.

Tutto è studiato nel villaggio turistico in maniera che ai clienti (“Aquí no hay reclusos, hay internos…” lo diceva una guardia carceraria a Segovia) sia reso difficile uscirne se non quando deciso dagli organizzatori delle varie e salatissime attività/escursioni fuori pacchetto. Per esempio è stato impedito ai piccoli taxi autonomi di sostare nelle immediate vicinanze dei controllatissimi cancelli di entrata. Una corsa che normalmente con queste auto locali costerebbe al massimo un euro viene sponsorizzata dal pulmino dell’hotel a dieci euro e poi giunti nel mondo reale e cioè la più vicina “cittadina vera con gli egiziani veri” si viene controllati a vista e si viene spinti a forza negli esercizi turistici dai quali gli organizzatori ricaveranno la loro brava percentuale sugli acquisti fatti dagli incauti esploratori… Qualsiasi tentativo autonomo di spostamento fuori dal villaggio turistico viene scoraggiato e le indicazioni fornite sono talmente contraddittorie e depistanti che anche il più ardito pioniere alla fine si rassegna e si accontenta di quello che gli viene offerto: sole, spiaggia, sdraio, ombrellone di paglia, piscina, soft drink, tè alla menta, massaggio aromatico. Quando possibile scopatina con il bagnino di turno, con l’animatore, con il barista intrigante…

Chiedere di più è mal visto.

Non amalgamarsi con la fauna proveniente dal proprio paese d’origine è pure malvisto. Le coppiette di italiani sono lì anche per conoscere le altre coppiette di altri italiani, per ammazzare il tempo, per dire qualche cretinata, che male c’è? Non si fa così in televisione?

Mi hanno colpito la varietà di inflessioni dialettali, la superficialità dei loro discorsi (discorsi?), la facilità nel darsi confidenza (seppur finta confidenza), lo sfottersi continuamente, la grossolanità dei ragazzi e delle ragazze, parimenti. Il patrimonio televisivo comune e sempre condiviso attraverso riferimenti e battute che per me erano un codice indecifrabile, dal giovane carabiniere in congedo ordinario alla segretaria ochetta, dal se dicente avvocato divorziato in vacanza con la figlia, spiccava per autonomia e intelligenza solo una coppia di ragazze sui venticinque anni, decisamente lipstick non per niente soprannominate “le dottoresse”.

Ecco io l’esperienza l’ho fatta, ma dopo una settimana sono proprio dovuto scappare e il Mar Rosso ora può attendere…

Friday, December 11, 2009

Delicatessen I will probably never taste...

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Les pains perdus aux amandes et fruits frais de chez  Le Gamin,
Soho, NYC.
Délice Paloma: sorbet de jasmin, amandes concassées avec des pétales de rose de chez La Fleur du Jour, Algers, Algérie. Fait maison bien sûr avec produits naturels.

Things I will probably never own...


A Berlutti leather passport holder that comes in green and is embossed with beautiful calligraphy. Most becoming of course.







Inspiration from: http://wecouldgrowuptogether.blogspot.com/