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Un mondo nel mondo, il triste mondo del sospirato paradiso a portata di mano. A portata di tutti, a portata di click. All inclusive, delusione assicurata si intende nel (e dal) prezzo per la maggior parte dei fruitori di questo tipo di offerte. L’aspetto interessante è che pur non nuovi a spiacevoli sorprese, gli affezionati frequentatori di villaggi turistici tendono a ripetere l’esperienza. Vaga la speranza che quello appena scelto sia diverso dal precedente, questa volta è quello giusto di resort, come gli operatori del settore li chiamano adesso: definizione finto originale, fregatura sempre uguale. La realtà è che la quasi totalità di questi habitué non avrebbe neppure idea di come organizzarsi un viaggio tagliato su misura, a seconda del proprio budget e dei propri interessi, il primo sempre ridotto, i secondi quasi inesistenti. Quindi come in tutto (parlo di molti italiani) lasciano e adorano che venga disposto di loro. I più sono giovani coppie eterosessuali, coppiettine che si fanno incarrozzare, si fanno imboccare, si fanno dire quando è ora di fare una nuotatina, una passeggiatina, un’escursioncina, una festicciolina, una cenettina, una scopatina e una dormitina e poi daccapo. No wonder dopo una settimana passata così avvertono una sensazione di vuoto interiore, l’avvertono soltanto, non riescono a capire perché sono tristi, e lo sono visibilmente. Spesso a fine viaggio scoppiano anche sommessi litigi che non sfuggono agli occhi delle altre esauste coppie di turisti di una settimana. A proposito tutti sono accoppiati, volenti o nolenti, perché l’offerta è valida per “due o multipli di due”, pena l’odioso balzello del “supplemento singola”: sei solo quindi spenderai di meno quindi ti faccio pagare di più! Il capitolo delle viaggiatrici e dei viaggiatori solitari/e all’interno dei villaggi turistici merita uno spazio suo tutto, che il blog “Ma che amore d’Egitto!” in effetti dedica loro.Un pacchetto turistico “all inclusive soft” (tutto incluso, ad eccezione delle bevande alcoliche che non beve), io non lo avevo mai acquistato. È stato un piacevole ritorno agli anni dell’infanzia, quelli della colonia estiva o invernale. L’idea di base è che di norma gli ospiti sono considerati (e di fatto spesso lo sono) dei disgraziati con nessuna esigenza di scoprire qualcosa di nuovo, fare esperienze diverse, ascoltare, vedere, imparare, allargare la propria mente. No. Il desiderio di questi soggetti è quello di poter finalmente passare un po’ di tempo con il loro compagno/a che a stento hanno modo di frequentare e conoscere, immersi come sono in una routine fatta di lavoro per entrambi e di impegni su impegni a non finire che arrivati a sera, storditi da un po’ di tv (non fa mai male e soprattutto fa dimenticare loro quella medesima routine di cui sopra), finiscono a letto senza neanche la forza per lavarsi i denti. Sesso? Neanche a parlarne: “proviamoci sabato, amore mio”.
Allora ecco che per mesi si vagheggia la famosa settimana tutto compreso. Sole, mare, niente rotture di scatole, dove tutto sarà facile, dove felici tutto sarà predisposto per noi, dove ogni desiderio verrà esaudito (avendolo pagato in anticipo). Si accontentano comunque di poco considerati gli standard piuttosto bassi, e in bassa stagione si è anche più fortunati, quantomeno non si deve lottare per una sdraio, per l’upgrade di una camera o per l’attenzione di un cameriere. Anzi il personale, ridotto all’osso, è molto disponibile sebbene sempre un po’ viscidamente cortese. Più fortunati di molti altri colleghi, loro lavorano anche d’inverno.
Tutto è studiato nel villaggio turistico in maniera che ai clienti (“Aquí no hay reclusos, hay internos…” lo diceva una guardia carceraria a Segovia) sia reso difficile uscirne se non quando deciso dagli organizzatori delle varie e salatissime attività/escursioni fuori pacchetto. Per esempio è stato impedito ai piccoli taxi autonomi di sostare nelle immediate vicinanze dei controllatissimi cancelli di entrata. Una corsa che normalmente con queste auto locali costerebbe al massimo un euro viene sponsorizzata dal pulmino dell’hotel a dieci euro e poi giunti nel mondo reale e cioè la più vicina “cittadina vera con gli egiziani veri” si viene controllati a vista e si viene spinti a forza negli esercizi turistici dai quali gli organizzatori ricaveranno la loro brava percentuale sugli acquisti fatti dagli incauti esploratori… Qualsiasi tentativo autonomo di spostamento fuori dal villaggio turistico viene scoraggiato e le indicazioni fornite sono talmente contraddittorie e depistanti che anche il più ardito pioniere alla fine si rassegna e si accontenta di quello che gli viene offerto: sole, spiaggia, sdraio, ombrellone di paglia, piscina, soft drink, tè alla menta, massaggio aromatico. Quando possibile scopatina con il bagnino di turno, con l’animatore, con il barista intrigante…
Chiedere di più è mal visto.
Non amalgamarsi con la fauna proveniente dal proprio paese d’origine è pure malvisto. Le coppiette di italiani sono lì anche per conoscere le altre coppiette di altri italiani, per ammazzare il tempo, per dire qualche cretinata, che male c’è? Non si fa così in televisione?
Mi hanno colpito la varietà di inflessioni dialettali, la superficialità dei loro discorsi (discorsi?), la facilità nel darsi confidenza (seppur finta confidenza), lo sfottersi continuamente, la grossolanità dei ragazzi e delle ragazze, parimenti. Il patrimonio televisivo comune e sempre condiviso attraverso riferimenti e battute che per me erano un codice indecifrabile, dal giovane carabiniere in congedo ordinario alla segretaria ochetta, dal se dicente avvocato divorziato in vacanza con la figlia, spiccava per autonomia e intelligenza solo una coppia di ragazze sui venticinque anni, decisamente lipstick non per niente soprannominate “le dottoresse”.
Ecco io l’esperienza l’ho fatta, ma dopo una settimana sono proprio dovuto scappare e il Mar Rosso ora può attendere…
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