The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Sunday, April 11, 2010

Segni particolari: bellissima.

'
'
La chiameremo O., lui K., animatore di villaggio turistico è il suo habibi, nessun bisogno di specificarlo. Si sono conosciuti sette mesi fa, ieri sposi, oggi marito e moglie, secondo il rito islamico e dopo le molte fatiche per ottenere tutte le indispensabili carte. Le amministrazioni pubbliche sono indifferenti all'amore e per legge dovrebbero essere anche imparziali. Ma le Cancellerie dei consolati la sanno lunga sul fiorire di queste rose...

O. è francese, forte e sicura di sè; dolce e infinitamente fragile allo stesso tempo. Dice che stava scritto, non poteva essere che così, i suoi amici nella città natale sono già quasi tutti arabi, da questa cultura si è sempre sentita attratta e l'arabo parlato lo parlicchia da un po' di anni ormai.

Vedo le sue cose ordinatamente posate sul dorso di una sedia, tremendamente chic: una giacchettina, una cannottierina ricamata di colore beige, un reggiseno sopra tutto, ai piedi della sedia un paio di scarpe col tacco alto. French chic!

K. lo conobbi casualmente quattro anni fa, in un caffè storico della medina, quando ancora non faceva l'animatore, quando a dire il vero ancora di stranieri ne aveva conosciuti ben pochi. Divenni ben presto più amico della sua intera famiglia che non di lui, e infatti negli anni a venire la sua famiglia la frequentai anche quando lui era assente, a lavorare nei villaggi turistici per l'appunto!

Mi ha invitato a questo suo matrimonio con un sms; ho accettato subito, non sapendo se la fortunata fosse la medesima che vidi in foto qualche anno fa o una più fresca conquista. Sua madre mi dice di no, e che ce ne sono state altre nel frattempo, tutte straniere naturalmente, ma di non dire niente a O. che è molto gelosa.

La prima condizione che O. ha posto è stata FINE al mestiere di animatore turistico e fine ai contatti con le straniere.

A me O. è piaciuta da subito, bellissima dentro e fuori, i tratti fini, lo sguardo profondo e intelligente. Lei invece con me ha avuto qualche riserva.  L'amico italiano del suo habibi che si fa quattromila chilometri per un matrimonio non la  convinceva. Lei sa come gira il mondo, sa che a volte i ragazzi sono biricchini... Ci scherza su e discretamente, ma per ben due volte, indaga con K. e con me  sul come e sul dove ci si conobbe.  Un po' sorniona fa capire che se antica storia vi fu la cosa non la infastidisce più di tanto; anzi la diverte un po': il suo habibi così macho con un altro ragazzo... passi. Verità è che fra me e K. non vi fu proprio mai un bel nulla.

Rassicurata O. è aperta e gentile. Con K. ha un piglio fermo, lo tiene certo a bada, ora che è sua moglie. Lui a me non è sembrato sincero, opportunista, per ora ancora si trattiene ché i documenti per l'espatrio non sono pronti. Il matrimonio lo ha fatto O., l'iniziativa l'ha presa lei, lo sbattimento è stato tutto suo a quanto vedo. Lui continua la sua recita. A volte inconsciente; a volte ingenuo; a volte farabutto.

Mi auguro che tutto andrà bene fra loro, una volta in Europa, i piedi per terra, le difficoltà del quotidiano, la monotonia.

Ma lei è forte e così come lo ha fatto, questo matrimonio, spero potrà disfarlo se lui non si dimostrerà all'altezza di meritarla, per adesso i disegni all'henné sulle sue mani ci fanno ancora sognare.

Tuesday, April 06, 2010

Le droit au vagabondage...

'
On top of the hill after passing Sidi Mansour. El Kef, Tunisia, may 2008.

"Un droit que bien peu d’intellectuels se soucient de revendiquer,
c’est le droit à l’errance, au vagabondage. Et pourtant, le vagabondage, c’est l’affranchissement, et la vie le long des routes, c’est la liberté.

Rompre un jour bravement toutes les entraves dont la vie moderne et la faiblesse de notre cœur, sous prétexte de liberté, ont chargé notre geste, s’armer du bâton et de la besace symboliques, et s’en aller!

Pour qui connaît la valeur et aussi la délectable saveur de la solitaire liberté (car on n’est libre que tant qu’on est seul), l’acte de s’en aller est le plus courageux et le plus beau. Egoïste bonheur, peut-être. Mais c’est le bonheur,
pour qui sait le goûter.

Etre seul, être pauvre de besoins, être ignoré, étranger et chez soi partout, et marcher, solitaire et grand à la conquête du monde."

Da Heures de Tunis, 1902. Isabelle Eberhardt

* * *
.
'

Friday, April 02, 2010

Risvegli mediorientali...

'
Amman, Jordan. Early morning, view from hotel window at the Sheraton

'
Senza troppo preavviso ho dovuto prendere un aereo e spostarmi nel nostro Vicino Oriente. Martedì, era il 30 Marzo, mi sono svegliato presto al mattino, forse complici l'ora legale da pochissimo in vigore e il fuso orario più in là di un'ora, senza avere idea di dove fossi. Una camera d'hotel mi stava attorno, anonima, dalla grande finestra, drappeggiata di tende e tendoni, l'alba faceva la sua lotta per avere il sopravvento sulla quiete della notte. Intontito ho cercato di capire dove fossi, e perché mi trovassi lì.

Sono convinto di essere in Kuwait, poi poco a poco, neuroni e sinapsi cominciano a fare il loro dovere e realizzo che circa trentasei ore prima ero arrivato ad Amman.

Le dodici ore di luce precedenti le avevo invece passate macinando circa duecentocinquanta chilometri nel nord della Giordania, nel Governatorato di Ajloun, e poi più a nord ancora vicino a Irbid, quasi al confine con la Siria. Dalle alture ho visto il Mare di Galilea e lo Stato di Israele, con l'auto sulla strada del ritorno si è fiancheggiato per un tratto il corso del Giordano. Un paesaggio verde, ora colline coperte di boschi, ora vallate sfruttate da coltivazioni intensive. Una sorpresa per me che conoscevo solo il sud del paese e gli aridi e sconfinati orizzonti del deserto verso Petra e più in là ancora verso Aqaba.

Il silenzio è irreale, frutto di insonorizzazione e moquette, un piccolo display sul grande televisore a cristalli lquidi appeso alla parete mi dice in azzurro che sono le 4.55 am. Faccio fatica a calcolare quali siano le informazioni che invece deve ancora conservare il mio orologio biologico. Desisto. Per la prima volta da moltissimo tempo mi chiedo che cosa ci sto a fare da solo in una camera d'albergo. Lontano da casa.

Mi attende un'altra giornata impegnativa, due incontri con persone normalmente inavvicinabili. Ancora non lo so ma nel primo caso per accedere alla destinazione sarà necessario scendere dalla nostra auto, consegnare i passaporti ai soldati del check point e aldilà di esso salire su un'auto "sicura". Ismail, l'autista speciale, non ricambia quasi neppure il mio saluto. Un discreto caronte che traghetta su un'auto blindata quelli cui è concesso accedere al palazzo dei palazzi. Non fa domande, non fa sorrisi. Nel secondo caso invece, dopo la consegna di passaporti e cellulari spenti, saremo perquisiti e avremo accesso al nostro interlocutore solo dopo che vari cancelli si sono aperti e richiusi al nostro passaggio ad opera di guardie cortesi e di bell'aspetto. E no, non abbiamo visitato il direttore di un carcere.

Posso concedermi ancora qualche minuto fra le immacolate lenzuola del letto king-size di questo Sheraton che non mi piace nemmeno un po'. Senza che l'aspetti si eleva un canto melodioso, mi inganna, penso provenga dalla camera del vicino che ha acceso una radio. Invece no, apro la finestra (che miracolosamente si può aprire) e la camera viene inondata da una delle chiamate alla preghiera delle più dolci che io abbia sinora mai potuto udire.

Sono in Medio Oriente ma non mi è purtroppo consentito languere. So che non avrò tempo di scendere per fare colazione, mi preparo una tazza di tè con il bollitore in dotazione e comincio a stendere una relazione in merito ai sopralluoghi della giornata precedente. Ci vorrà poco poi per ribatterla al computer.

Una camicia fresca, una cravatta a righe blu e sono pronto. Fra un appuntamento e l'altro riesco a far inserire una visita alla moderna Moschea di Re Abdullah Bin Al Hussein, nel quartiere di El Abdali, Jebel Al Wiebdah. Come tutte le moderne e grandi moschee celebrative non mi dice nulla, non mi commuove. Tutto cemento armato e moquette rossa. La corsa verso l'aeroporto Queen Alia nel primo pomeriggio mi terrà un po' con il fiato sospeso. Hamza, nostro fidato autista per due giorni, si guadagnerà una bella mancia.
'
.