The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Friday, December 25, 2009

Dolcezze mediterranee...

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Dopo una spruzzata di neve, piove questa mattina presto a Milano e sembra che sia tornato l'autunno a Natale. Non è di neve, di freddo, di nero, di grigio che scrivo.

Scriverò di sole, di brezza, di mare, di luce, di bianco, vi parlerò di Algeri.

Algeri l'ho vista, con i miei occhi, attraverso gli occhi di Nadir Moknèche e del suo superbo film "Délice Paloma", del 2007. 134' minuti di donne, di colori, di freschezza, di sapori e di sotterfugi mediterranei. Di uomini, di corruzione, di musica e di poesia.

Una donna imponente, una lunga treccia scura le cade sulla spalla, un cagnolino di pezza in mano, e un piccolo sacco di tela. Poche parole e l'ufficiale (donna) del penitenziario la lascerà uscire:

"J'espère que ton séjour en prison c'est bien passé. Bon: volià les bijoux, voilà le sac. Verifiez!... Sache beb sac ta'ka".

Fuori di galera. Tre anni dopo. M.me Aldjéria. Sola si incammina verso la sua nuova vita ricordandoci quella di un tempo. Quella in cui tutto quello che faceva, lo faceva per cambiare vita...

M.me Aldjéria è una donna forte, ragazza madre, oltre che di suo figlio Ryadh si occupa anche di Mina sua sorella sordo-muta e di Shéhérazade una prostituta che sogna di cambiare vita. Quindi tanti sono i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Di professione Aldjéria ha deciso di occuparsi dei guai degli altri e di risolverli, dietro lauto compenso. Ogni mezzo è lecito: piccoli imbrogli, raggiri, trappole, corruzione. Nonostante ciò lo spettatore solidarizza con lei, perché Aldjéria quello che fa lo fa con spirito, ironia e senso di responsabilità.

Le immagini di Algeri nel frattempo scorrono, un tassista abusivo ci porta dalla periferia al centro città, dal presente al passato, verso l'immeuble Lafayette, dove dal terrazzo del suo appartamento, al diciassettesimo piano, Aldjéria conduce i suoi affari e la vita dei suoi cari, cercando di dominare su tutto e tutti. 

1995: nel pieno degli anni più bui del terrorismo, ai giardinetti del vicino Marché Nelson, Zouina incontra Zineb, così si chiamano in realtà Shéhérazade e Aldjéria, che costrette a "far sognare" gli uomini abbandonano i loro nomi per dei nom de scène. E così nasce l'Agenzia "Madame Aldjéria vous arrange ça", che vede come associati, oltre a Zouina, il figlio stesso di M.me Aldjéria e Maitre Djaffar, un avvocato che si presta a "giocare con la legge" ovviamente per favorire gli affari della padrona.

Algeri la vediamo splendere di giorno e luccicare di notte nel chiuso dei suoi postriboli e dei suoi locali più in voga. Cheb Rafik conduce le serate al Miami e lentamente scivoliamo nei meandri del demi-monde che la capitale, come ogni capitale, richiama a sè, nei suoi night club.

Tutto cambia quando Paloma danza per Ryadh sulle note della mitica Youm Wara Youm interpretata da Samira Said e Cheb Mami.

Algeri la vediamo dall'alto, da dentro e da fuori. Dal mare persino, presso myzwar, il decaduto R.U.A (Racing Universitaire d'Algérie) dove un passeur complotta e gestisce il suo giro di crociere della disperazione dalla costa sud del Mediterraneo alla costa sud della Sicilia, che è sempre sud ma almeno è Shengen... Qui Luchino Visconti girò la scena dell'incontro fra Meursault (Marcello Mastroianni) e Marie (Anna Karina) ne Lo Straniero (1967). 

Della storia di più non racconterò perché il mio è un'invito a vedere questo film che racconta di sogni di donne. Una cerca di recuperare il mondo perduto della sua infanzia, vuole tornare alle origini. Un'altra, M.me Billil, sogna il divorzio e la vita con uno più giovane che possa darle un figlio. Baya, "je ne suis pas du matin...", sogna un visto per la Spagna e intanto si prostituisce. Shéhérazade è stanca e sogna di sistemarsi, ce la farà ad avere un marito e una coppia di gemelli. Ma non sarà felice, costretta a vestirsi da corvaccio. Paloma sogna la danza, pare ingenua, ma sa bene quanto vale e non perderà tempo a cogliere l'occasione giusta.

E gli uomini mi chiederete? Monsieur Billil è integro ma prima, vittima del tradimento di sua moglie, poi di quello che lei stessa architetta per lui: "maintenant il faut mettre le feu là haut" sono le istruzioni per farlo sorprendere fra le braccia di una più giovane. Ryadh è debole, sogna di ritrovare suo padre, e fugge lo strapotere materno solo perché soccorso dalla vera e propria incarcerazione di sua madre. L'avvocato Djaffar si gode la vita e i bei ragazzi, prima di tutto però pensa alla sua pelle. L'ex Ministro per i Diritti Umani e della Solidarietà è un bel drittone che ancora non disdegna bustarelle. Dal tassista abusivo, dal cassiere del cinema AlHambra e dal padrone del Miami trasudano quella simpatia e quella sfacciataggine a cui molti e molte non sanno proprio resistere.

A fine giornata, sola, ancora, M.me Aldjéria se ne torna a casa, a piedi. E sogna di Ryadh e Paloma di cui ha perso ormai le tracce. Delle bottiglie di birra in mano non le permetteranno di salire su un altro taxi.

Nadir Moknèche oltre a regalarci delle immagini meravigliose riesce con estrema naturalezza a mostrarci Algeri, e l'Algeria di oggi (suggestivi sono gli scorci di Fouka e di Tipaza) nella loro più assoluta contemporaneità e conradditorietà. L'islamista barbuto e insicuro di sè che sposa l'ex prostituta, l'avvocato belloccio che vive quasi apertamente la sua omosessualità, la moglie del ministro che non si fa problemi ad amoreggiare con un ragazzo molto più giovane di fronte al marito che si salva d'imbarazzo con una semplice battuta e così via. Nadir Moknèche non ha nemmeno paura di accennare all'argomento dei disparus.

E' durante un fine settimana franco-algerino nel gennaio scorso a Parigi che A.B.A., non sapendolo, mi ha fatto vedere il film che oggi eleggo mio "miglior film del 2009".

Sunday, December 20, 2009

Fuga dall’Egitto

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Un mondo nel mondo, il triste mondo del sospirato paradiso a portata di mano. A portata di tutti, a portata di click. All inclusive, delusione assicurata si intende nel (e dal) prezzo per la maggior parte dei fruitori di questo tipo di offerte. L’aspetto interessante è che pur non nuovi a spiacevoli sorprese, gli affezionati frequentatori di villaggi turistici tendono a ripetere l’esperienza. Vaga la speranza che quello appena scelto sia diverso dal precedente, questa volta è quello giusto di resort, come gli operatori del settore li chiamano adesso: definizione finto originale, fregatura sempre uguale. La realtà è che la quasi totalità di questi habitué non avrebbe neppure idea di come organizzarsi un viaggio tagliato su misura, a seconda del proprio budget e dei propri interessi, il primo sempre ridotto, i secondi quasi inesistenti. Quindi come in tutto (parlo di molti italiani) lasciano e adorano che venga disposto di loro. I più sono giovani coppie eterosessuali, coppiettine che si fanno incarrozzare, si fanno imboccare, si fanno dire quando è ora di fare una nuotatina, una passeggiatina, un’escursioncina, una festicciolina, una cenettina, una scopatina e una dormitina e poi daccapo. No wonder dopo una settimana passata così avvertono una sensazione di vuoto interiore, l’avvertono soltanto, non riescono a capire perché sono tristi, e lo sono visibilmente. Spesso a fine viaggio scoppiano anche sommessi litigi che non sfuggono agli occhi delle altre esauste coppie di turisti di una settimana. A proposito tutti sono accoppiati, volenti o nolenti, perché l’offerta è valida per “due o multipli di due”, pena l’odioso balzello del “supplemento singola”: sei solo quindi spenderai di meno quindi ti faccio pagare di più! Il capitolo delle viaggiatrici e dei viaggiatori solitari/e all’interno dei villaggi turistici merita uno spazio suo tutto, che il blog “Ma che amore d’Egitto!” in effetti dedica loro.


Un pacchetto turistico “all inclusive soft” (tutto incluso, ad eccezione delle bevande alcoliche che non beve), io non lo avevo mai acquistato. È stato un piacevole ritorno agli anni dell’infanzia, quelli della colonia estiva o invernale. L’idea di base è che di norma gli ospiti sono considerati (e di fatto spesso lo sono) dei disgraziati con nessuna esigenza di scoprire qualcosa di nuovo, fare esperienze diverse, ascoltare, vedere, imparare, allargare la propria mente. No. Il desiderio di questi soggetti è quello di poter finalmente passare un po’ di tempo con il loro compagno/a che a stento hanno modo di frequentare e conoscere, immersi come sono in una routine fatta di lavoro per entrambi e di impegni su impegni a non finire che arrivati a sera, storditi da un po’ di tv (non fa mai male e soprattutto fa dimenticare loro quella medesima routine di cui sopra), finiscono a letto senza neanche la forza per lavarsi i denti. Sesso? Neanche a parlarne: “proviamoci sabato, amore mio”.


Allora ecco che per mesi si vagheggia la famosa settimana tutto compreso. Sole, mare, niente rotture di scatole, dove tutto sarà facile, dove felici tutto sarà predisposto per noi, dove ogni desiderio verrà esaudito (avendolo pagato in anticipo). Si accontentano comunque di poco considerati gli standard piuttosto bassi, e in bassa stagione si è anche più fortunati, quantomeno non si deve lottare per una sdraio, per l’upgrade di una camera o per l’attenzione di un cameriere. Anzi il personale, ridotto all’osso, è molto disponibile sebbene sempre un po’ viscidamente cortese. Più fortunati di molti altri colleghi, loro lavorano anche d’inverno.

Tutto è studiato nel villaggio turistico in maniera che ai clienti (“Aquí no hay reclusos, hay internos…” lo diceva una guardia carceraria a Segovia) sia reso difficile uscirne se non quando deciso dagli organizzatori delle varie e salatissime attività/escursioni fuori pacchetto. Per esempio è stato impedito ai piccoli taxi autonomi di sostare nelle immediate vicinanze dei controllatissimi cancelli di entrata. Una corsa che normalmente con queste auto locali costerebbe al massimo un euro viene sponsorizzata dal pulmino dell’hotel a dieci euro e poi giunti nel mondo reale e cioè la più vicina “cittadina vera con gli egiziani veri” si viene controllati a vista e si viene spinti a forza negli esercizi turistici dai quali gli organizzatori ricaveranno la loro brava percentuale sugli acquisti fatti dagli incauti esploratori… Qualsiasi tentativo autonomo di spostamento fuori dal villaggio turistico viene scoraggiato e le indicazioni fornite sono talmente contraddittorie e depistanti che anche il più ardito pioniere alla fine si rassegna e si accontenta di quello che gli viene offerto: sole, spiaggia, sdraio, ombrellone di paglia, piscina, soft drink, tè alla menta, massaggio aromatico. Quando possibile scopatina con il bagnino di turno, con l’animatore, con il barista intrigante…

Chiedere di più è mal visto.

Non amalgamarsi con la fauna proveniente dal proprio paese d’origine è pure malvisto. Le coppiette di italiani sono lì anche per conoscere le altre coppiette di altri italiani, per ammazzare il tempo, per dire qualche cretinata, che male c’è? Non si fa così in televisione?

Mi hanno colpito la varietà di inflessioni dialettali, la superficialità dei loro discorsi (discorsi?), la facilità nel darsi confidenza (seppur finta confidenza), lo sfottersi continuamente, la grossolanità dei ragazzi e delle ragazze, parimenti. Il patrimonio televisivo comune e sempre condiviso attraverso riferimenti e battute che per me erano un codice indecifrabile, dal giovane carabiniere in congedo ordinario alla segretaria ochetta, dal se dicente avvocato divorziato in vacanza con la figlia, spiccava per autonomia e intelligenza solo una coppia di ragazze sui venticinque anni, decisamente lipstick non per niente soprannominate “le dottoresse”.

Ecco io l’esperienza l’ho fatta, ma dopo una settimana sono proprio dovuto scappare e il Mar Rosso ora può attendere…

Friday, December 11, 2009

Delicatessen I will probably never taste...

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Les pains perdus aux amandes et fruits frais de chez  Le Gamin,
Soho, NYC.
Délice Paloma: sorbet de jasmin, amandes concassées avec des pétales de rose de chez La Fleur du Jour, Algers, Algérie. Fait maison bien sûr avec produits naturels.

Things I will probably never own...


A Berlutti leather passport holder that comes in green and is embossed with beautiful calligraphy. Most becoming of course.







Inspiration from: http://wecouldgrowuptogether.blogspot.com/

Sunday, November 29, 2009

Aspettando l'autobus, il treno, l'aereo...

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Io aspettavo il duecentoventotto, alla Stazione di Trastevere, qualche settimana fa, in realtà era la due-e-ventotto che non arrivava... e ci ha messo cinquanta minuti prima di farsi vedere. Non mi sono minimamente spazientito, c'era il sole, c'erano degli alberi con belle chiome autunnanti, c'era un muretto su cui poggiare le chiappe e tanta tanta umanità. Perché Roma è così, o almeno io la vedo così. Dal privilegiato punto di vista di uno di passaggio, che se anche l'autobus non arriva tanto sono in vacanza e il tempo a disposizione abbonda. Viverci sarebbe tutt'un'altra cosa, mi dice V. che ci è nata e vi conduce la sua lotta quotidiana. L'autista e un ragazzo sull'autobus sono belli, sono machi: testa rasata, massicci, muscolosi al punto giusto, pizzetto. A confronto a Milano sembrano tutti checchine al massimo maschietti. A Roma no, il mito un po' fascista del maschio resiste ancora, anche se non gode proprio di ottima salute. Una debolezza, uno strappo, una trans se la concedono... tanto poi si va in convento, ci si contrisce, ci si pentisce, si scrive una lettera alla papessa di turno e si chiede perdono. Piero Marrazzo, 46 anni, cattolico, divorziato, due mogli (quindi), due figlie, ha fatto così e l'abate di Montecassino, vescovo Piero Vittorelli, ci rivela che "quest'uomo sta compiendo un delicatissimo iter da cui nascerà una persona nuova" cioè più intelligente che non si farà scoprire quando deve fare le cose brutte e sporche, santa romana chiesa docet. Ma sono l'ultimo che si deve lamentare perché è proprio merito di questa cultura sessuofoba mediterranea se esistono tanto adorabili e buzzurri esemplari di maschi arabi e latini. Miss Brodie mi dice che è grazie al latte di cammella, ma va' pazza le dico io, che in percentuale sono pochi pure i beduini tirati su a latte di cammella. E' la grande e misteriosa madre nera del Mediterraneo che ce li cresce così e ce li consegna bòni e con problemi di eiaculatio precox. Il maschio nord europeo, baltico etc. è tutt'un altro metallo, ma questo è tutt'un altro post. Torniamo a Roma ai suoi palazzi, alle sue ville, ai suoi giardini, ai suoi viali, ai suoi grand hotel, e alle sue trattorie, ai vicoli un po' lerci, al metro tutto sgangherato e zozzo, al carciofo e a Mariastella Gelmini il cui palazzaccio domina Trastevere. Ringrazio V. per le grandi matinées che ci siamo concesse, per le marmellate fatte in casa dal suo babbo: sublime fra tutte quella ai limoni, per i tranci di pizza ai fiori di zucca e per gli spaghettoni al parmigiano e uvetta sultanina, per i ricercati tè d'oriente e per le generose caffettiere. Tutto un aroma. Roma è così. "Dowaha" di Raja Amari ce lo siamo goduto nelle fredde cantine di Villa Medici, ringraziamo Napoleone che se l'è presa e ora è Académie de France à Rome, meravigliosamente tenuta e aperta al pubblico: concerti, mostre d'arte, rassegne di film. Cultura insomma. Roma Termini, Freccia Rossa in compagnia di Ali, un algerino che mi racconta la sua storia, nove anni di Svizzera, lavoro regolare (che lì non è come in Italia) e il sogno di sposare una ragazza italiana. Cristina ti invidio un po', hai conosciuto questo gioello su internet... Poi il rientro a Milano, la solita lotta per non farsi fagocitare dalla insulsa ambrosianità del fare, fare, fare che i risultati dovrebbero almeno far capire che c'è qualcosa che non va. Invece no, la sperticata sindaca continua a fare un bel niente. Poi gli obblighi sociali della milanesità, ma alla "festa di compleanno di F." quest'anno non ci sono voluto andare, nonostante l'arrogante insistenza del suo invito, non mi andava di andare a teatro. Ma questo come faccio a spiegarglielo rimanendo gentile? Vedere lo spettacolo pietoso di venticinque/trentrenni che sapendolo giocano a fare i/le grandi (imitando i loro papà e le loro mamme), e riescono solo a sembrare, nel fiore degli anni, dei poveri vecchi, mi avrebbe intristito molto. Non c'è mai tempo per vedersi quando non c'è la volontà di vedersi. E poi il parrucchiere ti ha spostato l'appuntamento, e io sono tuo amico, beninteso, dopo taglio e messimpiega. Ora sto per prendere un aereo che mi porterà ad Al Quseir, Egitto. Cambio aria per un po', per mia gioia e per quella della mia pseudo-capa-ufficio che si è andata a cercare delle spiegazioni del perché un congedo non mi poteva essere negato. Accontentata!

Monday, November 02, 2009

Quei sogni segreti dei nostri uomini ...

da La Repubblica di oggi. NATALIA ASPESI

L'Italia pullula di trans, non più da considerare un fenomeno raro da Eva Robin's a "La moglie del soldato", cambia l'immagine dei viados.
In questa settimana di intenso teletrans, non ci sono state trasmissioni e conduttori che non abbiano esibito il loro o i loro trans, veri o caricaturali. E per esempio a "Annozero" c'era una signora stile Carmen. Con grande ventaglio rosso, di massima arguzia, serietà e intelligenza, che rendeva particolarmente avvilente il vociare maschile politicosessuale, come sempre del tutto inconcludente. Stessa bella figura e sempre nella stessa arena selvaggia, ha fatto un'altra signora dall'aria intellettuale, che da Milano raccontava come aveva dovuto fuggire da Roma, dove l'eccesso di pretendenti di gran notorietà, in politica e altrove, assediavano e avvilivano la sua vita di donna più completa delle altre in quanto fornita di sesso maschile. Non è che non si sapesse, ma dopo tanto clamore, non si può più dubitarne; l'Italia (o forse tutto il mondo), pullula di trans, non più un raro fenomeno genetico e psicosessuale riservato a rari intenditori, ma una professione, una corporazione, una etnia, un mondo, un mercato, un popolo, una folla. Dietro la stazione Garibaldi di Milano, per esempio, c'è un vecchio grandioso palazzo abitato soprattutto da trans che, crisi o non crisi, ogni notte saltano giù da enormi limousine abitate da uomini pregiati, e attraversano i cortili verso i loro appartamenti, indossando tanga e poco altro. Nelle piccole città, dico per esempio a Sarzana perché ci vado spesso, c'è una strada solitaria dove solo a tarda notte, svettavano sino a pochi mesi fa ragazze di sesso maschile particolarmente avvenenti: poi la popolazione non le ha volute più, con la scusa che davano cattivo esempio ai bambini, anche se gli stessi solitamente non dovrebbero aggirarsi dopo mezzanotte nelle strade deserte, né soli né accompagnati. Si sa anche dalle recenti cronache, che il trans, contro ogni idea di peccato e trasgressione, è più diurno che notturno: la massima ressa nelle loro alcove è infatti nelle ore di ufficio, e se lo sapesse Brunetta, altroché fannulloni e tornelli. Adesso in tv, a mettere in ombra il travestito da oratorio, il pur apprezzato genere Platinette, arriva la fascinosa Carmen, e qui non si ride più: chissà se ai telespettatori maschi di buona famiglia saranno venuti i cattivi pensieri guardando quelle labbra di fuoco e quegli occhi scintillanti di misteri, certo le telespettatrici si saranno impensierite. Nessuna signora conosce un uomo che riveli di frequentare le prostitute, che pure prosperano a centinaia di migliaia e non si sa quindi come, disoccupate, arrivino a fine mese. Figuriamoci se uno dirà mai di averci anche solo provato con un trans, così per curiosità, o per studio sociologico, o per portarlo sulla retta via, o spingendolo alla monacazione, o per altre ragioni umanitarie. Eppure la fiction americana li ha già sdoganati per quello che sono, non come macchiette o come stravaganze (vedi Grande Fratello): in "Sex and the city" la vispa Samantha (lei stessa assomigliante a un trans, per quanto rigidamente femmina), non riesce a dormire per il casino che fa un gruppo di trans di colore sotto le sue finestre, e l'unico modo per ottenere il silenzio notturno è diventarne amica. Il trans gran signora è tra i protagonisti del magnifico serial "Dirty Sexy Money" putroppo interrotto dopo sole due stagioni per audience insufficiente: si tratta dalla bionda e statuaria Carmelita, di cui è pazzo il candidato al Senato Patrick Darling, al punto di volerla sposare, malgrado sia già sposato. Naturalmente finisce male, ma intanto il ruolo lo ha avuto l'attrice Candis Cayne, che prima di operarsi era l'attore Brendan McDaniel: cioè un uomo che ha scelto di essere donna, quindi un trans già transitato. Se uno si attiene alle cronache, parrebbe che i trans siano solo brasiliani e che la prostituzione sia la sola loro professione: non è vero, spiega Gianni Rossi Barilli, direttore del mensile gay "Pride", ce n'è di casalinghe e di milanesi, solo che per loro fortuna non fanno notizia. Ciò che lo stupisce "è il panico con cui soprattutto gli studiosi affrontano l'argomento, non riuscendo ad accettare le mille sfumature dell'ambiguità sessuale tanto da preconizzare un immane caos". E per quanto il travestito, l'ermafrodito, l'androgino, il trasgender, l'intersessuale, la donna nel corpo di uomo o viceversa, siano figure antiche, anche mitiche, "il trans come lo si intende oggi è un personaggio molto recente, nato dal momento in cui c'è stata l'opportunità di manipolare genetica e biologia, di costruire il proprio corpo al di là della sua forma naturale codificata dai generi". Prima si pasticciava e ci si accontentava, aspirando ancora al modello femminile: come la delicata, fragile Eva Robin's, nata Roberto Maurizio Coatti, che quando finalmente apparve sullo schermo, nuda e di fronte, suscitò nel pubblico un hoo sbigottito; o come in "La moglie del soldato", film girato nel 1992 da Neil Jordan, la bellissima mulatta Jaye Davidson, nata Alfred Amey, che quando il terrorista Forrest Whitaker la vede nuda, oltraggiato, le/gli dà uno schiaffo. Oggi, dice Rossi Barilli, "il trans può costruirsi secondo l'immaginario erotico degli uomini, offrirsi al loro desiderio profondo". Le signore trasecolano, ci rimangono molto male: ma come, non le volevano esili, soffici, tenere, levigate, persino piccine, quasi infantili, insomma femminili, e loro per ansia di piacere, a dieta, a far ginnastica, ad ammorbidirsi e depilarsi ovunque; e poi si scopre che quel che sognano in segreto i loro innamorati sono donnone grandi e muscolose, con seni enormi e contundenti, consentita la barba e la voce profonda, soprattutto indispensabile quella parte del corpo che con tutta la buona volontà di accontentare i gusti degli uomini, proprio si ostina a mancare.

Wednesday, October 28, 2009

Gli uomini, i trans e quel mondo dove non c’è posto per le donne

Dal Corriere della Sera di oggi. Marina Terragni.

Ricordate il vecchio Freud, di fronte al mistero delle «sue» isteriche? Che cosa vuole una donna? si lambiccava il cervello. Una risposta precisa non seppe trovarla neanche lui. Al tempo dei patriarchi la sessualità maschile era la norma, e quella delle donne un oscuro tumulto non autorizzato. Ma un uomo? Che cosa vuole, un uomo? verrebbe voglia di chiedergli oggi. Perché dei desideri delle donne ormai si sa tutto. Dalle autovisite in avanti, il mistero è stato pubblicamente scandagliato per almeno mezzo secolo. E i desideri degli uomini? Ecco, ti pare di avere proprio tutto: la vita che volevi, il lavoro, e poi la casa, il conto in banca, e la famiglia, i figli e forse— che esagerazione! — perfino l’amore. Poi un bel giorno, per ricatto o per puro caso, vieni a sapere di una certa Brenda o Nazaria o Wynona che come un’oscena badante si prende cura del padre dei tuoi figli. E all’epicentro del terremoto che fa crollare la tua vita perfetta, un maestoso fallo con cui non c’è possibilità di gara. Una nuova versione dell’invidia del pene? «A un’altra donna, tutto sommato, sei sempre pronta», racconta una che c’è passata. «Soprattutto sui 50, quando diventano fascinosi e brizzolati e cominciano a tentennare. Sai che vanno in cerca di conferme. E se capita, dopo un po’ di purgatorio magari te li riprendi pure in casa. Ma così...» si mette le mani tra i capelli. «Ed era anche un mostro. Che cosa fai, con una rivale che ha il 44 di piede e siliconi della sesta?». Il modello manca. C’è tutta una genealogia di tradite lacrimose a cui riferirsi quando si tratta «banalmente» di una donna: le madri, le nonne; le crisi di nervi della principessa Maria Stella Salina, quando il Gattopardo Don Fabrizio, stampatole un brusco bacio sulla fronte, lascia Donnafugata per una fuga in carrozza dalla sua favorita. Le convenienti ritrosie della moglie a cui tocca convivere con la lascivia autorizzata dell’amante. Una poligamia informale. Le cose andavano così, quando il patriarcato aveva dato al mondo il suo ordine: per quanto discutibile, almeno riconoscibile. Una saprebbe regolarsi perfino se l’altra fosse inequivocabilmente un altro. Ormai anche qui qualche precedente si è accumulato. Ti puoi anche disperare come Julianne Moore, moglie anni Cinquanta in «Lontano dal paradiso», di fronte al coming out del tuo amato sposo, ma non puoi non comprendere. E dopo un ragionevole periodo di assestamento, se hai un’anima sufficientemente grande puoi anche continuare ad amare. Come una sorella. Non tutto è perduto. Ma di fronte a Brenda, Nazaria o Wynona ti va in pappa il cervello: che cos’ha? È gay? Non sta bene? O è semplicemente un maiale? Chi chiamo? L’avvocato, uno psichiatra o l’esorcista? Non è un caso, per quanto possa apparire pazzesco, che oggi la sessualità maschile sia diventata una questione politica. Il fatto è che si tratta davvero di una questione politica. Che cosa sono gli uomini, crollata la narrazione patriarcale? Su che cosa puntellano la loro identità se non possono più contare sul dominio delle donne? Che cosa ne è della loro maestosa cultura e del mondo che ci hanno costruito sopra, se le fondamenta sono piene di crepe? Non c’è proprio niente da ridere. La pochade della nostra trans-repubblica — ricatti, contro-ricatti, gente in mutande, partouze, mercimoni, filmini, escort che chiacchierano, mogli che sbarellano — è solo la divertente parodia. Sotto, le lugubri note di una danse macabre di fine civiltà. Questo delle trans non è solo un vizietto per potenti. Se una metà abbondante di chi fa il «mestiere» è pene-dotata, è perché esiste una corrispondente — e ipocrita — domanda da parte di un’enorme quantità di impiegati, ragionieri, amministratori di condominio, onesti padri di famiglia. Ok il seno e un nasino femminile, ma nessuna operazione definitiva. «Quello» lo si tiene, o si perderebbero i clienti che a quel punto si rivolgerebbero a «semplici» donne (e sai la noia...). «Perfino i papponi — conferma Ginny, pioniera operata a Londra più di trent’anni fa — oggi chiedono alle ragazze di mettersi su da travestiti»: sei una donna, d’accordo, ma cerca almeno di sembrare un uomo che vuole sembrare una donna… Vertiginoso! La trans del resto è un modello universale, valido anche per le comuni rifatte, quelle rispettabili signore tumefatte e zigomate che fanno shopping in via Condotti o su Park Avenue. Non è forse da travestito quella loro facies chirurgica, la stessa di tante opinioniste «zero tituli» dei nostri salotti tv? Qualcosa vorrà pur significare. Il trans oggi ha un’audience strepitosa: dopo Silvia, MtF — da uomo a donna — al Grande Fratello è la volta di un più raro FtM. E Maurizia Paradiso, che rivela a Pomeriggio 5 la sua prossima pater-maternità grazie all’utero della modella colombiana Francine... Ginny spiffera i nomi (irriferibili) di vari ricchi e famosi, abituali degustatori della specialità maschio-con-tette: a quanti tremeranno i polsi! E dice che questo andazzo è cominciato a metà anni Ottanta, con l’invasione dei viados brasiliani. O non è piuttosto che i viados sono accorsi a frotte per corrispondere a una domanda maschile emergente: giacere con uomini parzialmente adattati a donne? Tra i pochi disposti a parlarne — per il resto, omertoso, complice, imbarazzato silenzio — l’ex calciatore francese Éric Cantona, che in un’intervista ha ammesso: «La donna ideale potrebbe essere un travestito, perché ha un po’ di entrambi». E su «Via Dogana», periodico della Libreria delle Donne di Milano, Stefano Sarfatti Nahmad dice: «Comincio a credere che gli uomini che sono interessati al pieno godimento sessuale troveranno più facilmente quello che cercano scegliendo un rapporto omosessuale». Ma forse non è tanto, riduttivamente, questione di essere o non essere gay. Traditi e abbandonati dalle donne, mortificati dalla loro autonomia, sfiniti dalla loro libertà e dalla loro voglia di stravincere, molti maschi regrediscono a un consolatorio «tra uomini». Un mondo a cui le donne non hanno accesso: solo maschere di donne, come sulle scene del teatro medievale; solo pseudo-donne, a misura di un immaginario semplificato e un po’ autistico. Un’omosessualità spirituale e culturale che può contemplare anche un passaggio strettamente sessuale. Mi scrive, straordinariamente sincero, un lettore sul blog: «Il vero unico desiderio è vivere momenti di bel cameratismo con altri maschi... Anche il travestito ama esclusivamente il mondo maschile e ritiene che la sua 'missione' sia dare amore ad altri maschi, di cui comprende le sofferenze profonde che nessuna donna potrebbe lenire». Non varrebbe la pena di pensarci un po’ su? Dispensatrici di bellezza e di gioia, le donne hanno rinunciato per sempre a questa prerogativa divina? Valgono questo prezzo, i loro strepitosi guadagni? Per completezza d’informazione chiedo a Ginny, che ne ha viste e ne ha passate tante, che cos’ha capito in definitiva del sesso degli uomini: «Mah... — riflette —. Che ci pensano sempre. E che sono strani». 28 ottobre 2009

Sunday, October 25, 2009

Due o tre cose che so di me...

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Mi chiamo Piero Marrazzo e vorrei raccontarvi due o tre cose che so di me. Ho 46 anni e sono nato a Roma, all'Aventino il 29 luglio 1958. La famiglia è la mia vera grande passione. Ho tre figlie: Giulia che ha 14 anni, Diletta che ne ha 11 (figlie di primo letto) e la più piccolina, Chiara, che da poco ha compiuto tre anni. Con loro e con Roberta, la donna della mia vita (dopo il primo divorzio), passo tutto il mio tempo libero. (...e Natalì, Brenda, Luana, Palomina, Tiffany, Moira e Camilla... dove le metti?) Mi piace giocare a pallone. Faccio parte della nazionale dei giornalisti, con la quale sosteniamo molti progetti di solidarietà. Sono cattolico (e divorziato), cresciuto, come molti ragazzi della mia generazione, frequentando l'oratorio e la parrocchia di Santa Chiara. (bella roba gli oratori e le parrocchie...*) (Qui non aggiunge "Sono eterosessuale". Certo quello dobbiamo capirlo perché sopra dice che ha "la donna della sua vita", tre figlie e che gioca a calcio.) [...] Negli ultimi otto anni ho condotto “Mi manda RaiTre”. Di quella magnifica esperienza non dimenticherò mai i volti delle tante madri che venivano in trasmissione per battersi per i diritti negati dei propri figli. Sono fiero di essere stato Ambasciatore dell'UNICEF e di far parte della Fondazione Caponnetto, il fondatore del pool antimafia di cui facevano parte Falcone e Borsellino, e della Fondazione Pertini. (Ahi ahi ahi!, nulla però in favore dei transessuali) Per chiudere vi dico qualcosa sulla mia vita privata: adoro il cinema di Sordi (che non era di certo un fenomeno locale come dice qualcuno), Totò, De Sica e il teatro di De Filippo. Mi piace la buona cucina, soprattutto i paccheri ricotta e ragù che credo di cucinare divinamente, e da quarant'anni trascorro le mie vacanze tra Terracina e il Circeo. (mmm... notizie proprio sugose...) Fin qui il mio passato remoto e recente. Per quanto riguarda il presente, attualmente sono impegnato in una bellissima sfida. Sto girando la mia Regione per costruire insieme ai suoi abitanti un progetto di governo serio, efficace e condiviso. Progetti per il futuro? Fare a tempo pieno il Presidente della Regione Lazio!**

Il presente presente lo conosciamo, e non potrebbe essere di ispirazione per la macchietta di un politico nostrano in un film di Alberto Sordi? Che vita dura per le represse, per le insospettabili nell'Italia di oggi... sempre a rischio di essere esposte al pubblico ludibrio. I romani, dei loro politici, queste cose le hanno sempre sapute, è solo che quando telefonini, videofonini e mms non esistevano, tiravano a campa', lasciavano correre. Ora nella società televisivizzata, spettacolarizzata e informatizzata le cose sono cambiate. Questi della generazione che ha fatto "l'oratorio nella parrocchia di Santa Chiara" ancora non hanno capito che i loro peccatucci possono diventare di pubblico dominio da un secondo all'altro, causa della loro rovina in pochi minuti e fonte di reddito per qualche ricattatore che si fa forte della morale corrente, promossa e divulgata da preti e politici bigotti di destra e di sinistra. E così, come fossimo in un film di Almodovar, ci siamo deliziati leggendo dichiarazioni di questo tenore: "Glielo dicevo, io: Piero, stai attento" - spiega Natalì, 30 anni, a Repubblica - "Lasciala perdere, la Brendona, quella è drogata ti fa finire nei guai". o anche: "Dalla comunità trans che la notte si vende al Flaminio e all'Acqua Acetosa, a Prati e alla Moschea, esce un ritratto sconvolgente - e tutto da provare - se riferito al presidente della Regione Lazio. "Marrazzo lo conosciamo tutte benissimo da anni", afferma Luana, anche lei transessuale brasiliana della Cassia: "Quando lo vedono passare - dice - i trans si tirano su le tette per essere scelte: lui paga molto, molto bene. Ci sono "ragazze" come Natalì che ci hanno fatto una fortuna, decine di migliaia di euro. Natalì è la sua preferita, ma stava spesso anche con Brenda, una tipa grande e grossa che chiamiamo la Brendona e che da un pezzo andava in giro a dire che cercava di vendere un video compromettente ma non trovava nessuno che lo comprasse. Una vera stronza: questa è estorsione, mi sa che con questo caos è scappata" Da quando è scoppiata la bufera, le transessuali che abitano nella zona di via Gradoli hanno ricevuto visite a raffica dai carabinieri del Ros: "Sono andati dalla Palomina sulla Cassia, da Tiffany e Maira in via Gradoli, da Camilla ai Due Ponti, da Brenda e da un sacco di altre. A tutte - dice Natalì - hanno preso i computer e i telefonini per cercare immagini. Ma non troveranno nulla. Lo so che accusano tutti me, ma io giuro che non c'entro proprio niente con le foto e i video. Io sono sicura che non usciranno mai perché non ci sono, ma se spunterà fuori un video vi invito a confrontarlo con me e con casa mia". Un appartamentino ordinato, pulito, arredato con gusto in stile etnico: salotto con cucinino, bagno e camera con il letto in ferro battuto e il quadro di un cherubino dietro la testiera. (questo dettaglio Maria Elena Vincenzi e Paolo G. Brera, di Repubblica, potevano risparmiarcelo... la camera da letto loro ce l'hanno stile impero?)

A Milano le cose vanno diversamente. Una Miss B., famosa da queste parti, fa notare se è normale e in quale altro paese civile potrebbe accadere che il presidente di una regione come il Lazio, si possa far dare consigli e possa avere una confidenza tale con una prostituta che lo metteva pure in guardia: "Piero, stai attento"! Altri d'altronde si mettono nelle mani di maghe, stregoni e fattucchiere.

A Milano, dicevo, abbiamo un sacco di pazze che continuano a fare il coming out, lo fanno anche più volte al giorno - perché ci credono davvero ai diritti per i gay, per le coppie di fatto, all'aggravante per l'omofobia etc. - in realtà di loro si vede già che sono cule... quindi per qualcuno anziché fare "coming out", fanno pena... Ed è vero. Il coming out lo dovrebbero fare i nostri begli italici maschioni, che più o meno sono nati e nascono da Firenze in giù, fin giù giù: in Calabria e Sicilia, che ce ne sono tanti anche lì, sposati e padri di famiglia, che poi quando la notte cala amano i boschetti, i greti di fiumi, i resti di antiche rovine, per fare fra loro le cosacce brutte che a loro piace fare solo di nascosto e con il rischio di essere scoperti che aggiunge quel tocco in più. A volte coming out lo fanno perché vincono un concorso per Uomo in divisa più bello del mondo, quindi adesso "come caiazzo faccio a non uscire allo scoperto"?

*vedi il video documentario della BBC "Sex Crimes and the Vatican": http://www.youtube.com/watch?v=U-J7iFTrT1U

**estratti dal sito ufficiale di Piero Marrazzo: http://www.pieromarrazzo.it/show.jsp?page=13476

Saturday, September 05, 2009

D.B.* e pulcinella...

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D.B. non ha affermato ma non ha neppure mai negato di essere omosessuale. Ha contestato l'attendibilità di alcune dichiarazioni che lo voglion omosessuale. D.B. ha dichiarato: "...La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate..." ma un celibe d'acciao ha una famiglia? La famiglia, per santa romana chiesa, non è quella composta da una mamma, un papà (legati dal sacro vincolo del matrimonio) e qualche birbantello partorito rigorosamente in seno al medesimo nucleo e a seguito di un sano rapporto possibilmente a luci spente con lei sotto e lui sopra? D.B. è stato vittima sacrificale proprio di quelle opinioni basse e meschine che certamente ha contribuito con il giornale che dirigeva a fomentare nelle ignare menti di tanti sprovveduti/e. Omofobo di sicuro, forse omosessuale, vittima dell'omofobia, perché delle telefonate che ha fatto o non ha fatto non importa a nessuno, interessa che esposto in quanto uomo fuori dalla "norma", quella norma a lui apparentementre tanto cara, sicuramente tanto predicata, lo hanno ridotto al nulla. Il rispetto dei diritti delle persone omosessuali lo ha sempre attivamente contrastato allora anche se oggi ha vissuto sulla sua pellaccia la discriminazione di essere trattato da omozozzuale, solidali con lui mai!

*useremo soltanto le iniziali di Dino Boffo per salvaguardare il sacrosanto diritto alla sua privacy.

Friday, June 19, 2009

hippy days...




...da qualche giorno ho una camera con vista, sul mare. Golfo di Aqaba, Mar Rosso. Non il Mare Bianco (di mezzo), come lo chiamano qui, a me piu' familiare. Ci passo intere giornate chiuso dentro, in camera, non curante del gran caldo, sopratutto il primo pomeriggio. ...mi trovo a Dahab, l'opzione alternativa a Sharm El Sheikh, peggio a Hourgada.

Qui si respira ancora aria da sfattoni di oggi e di ieri. Gironzolano bei ragazzi, dai lunghi boccoli biondi, che puzzano di latte e di canne, e signore di varie nazionalita' ormai intorno alla sessantina, che conobbero Sharm trent'anni orsono e vivono di ricordi, ma vivono qui da allora, non fanno avanti e indietro: l'argent de papa, o il frutto del lavoro di un buon avvocato divorzista... si mantengono senza fare nulla, beate loro! Favori dalla fauna locale, da quanto ho visto, non ne comprano, a differenza di quanto accade in Marocco o Tunisia. La casetta pure se la sono fatta e adesso frignano perche' l'idea di costruirsela e' venuta anche a molta altra gente, e di casette cominciano ad essercene troppe in riva al mare, e di charme come a Sharm anche qui ne restera' sempre meno...

La camera di questa specie di Bed & Breakfast hippy che mi ha stregato e' fatta tutta in legno, pare costruita su di un albero, due finestre: una apre a est sul mare, le catene montuose della arabia felix si stagliano all'orizzonte oltre il mare, quasi le tocchi; l'altra apre a nord su una manciata di palme. L'aria che si respira e' un po' frichettona, ma mi piace. I padroni pure mi piacciono, una coppia del Cairo che si e' trasferita qui una ventina d'anni fa ma ancora e' rimasta gente molto urbana, come piace a me. Un po' di urbanita' e' una boccata di ossigeno in terre beduine, e nella penisola del Sinai di tribu' beduine ne sopravvivono ancora una dozzina. I Gebelliya (Montagnoli) sono quelli con cui ho avuto a che fare di piu': chiusi, incolti, doppi, falsi, per niente belli, miseri, un po' meschini, arraffoni, per niente genuini ormai, attaccati ai soldi e senza conti in banca. Un po' una fotocopia dei loro parenti Merzougui conosciuti nel Sahara tunisino. Quelli che stanno sul mare almeno sorridono un po' di piu' e sono anche un po' piu' belli.

Loro in questa camera quando non hanno ospiti ci vivono, e' per questo che mi sento a casa anch'io, e quindi come quando sono a casa non ho nessuna voglia di lasciare la mia stanza. La camera con i suoi arredi vecchiotti e gli infissi delle finestre sfasciati, la luce che filtra fra le assi di legno del soffitto e delle pareti a tutte le ore, pare il set di un film, e in giro per Dahab ti sembra di respirare l'aria delle scene girate sulla spiaggia di Goa nell'ultimo episodio della nota trilogia che vede Matt Damon protagonista, o anche putroppo in quelle di "The Beach" che vedono come protagonista quel mostriciattolo di Leonardo di Capra. Prossimamente maggiori dettagli sulla vita di montagna dei pope greci di Santa Caterina...
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The lovely corniche walk in Dahab, Sinai, Egypt. (c) all rights reserved DDM
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Tuesday, April 07, 2009

Diverso da che?

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Settimane or sono, un po’ per dovere un po’ per piacere, mi sono trovato seduto su una comoda poltrona del Cinema Plinius: davano “Diverso da chi?”. Proseguiva la proiezione, sempre più sprofondavo nella poltrona. Sprofondavo nel sottosviluppo, come questo paese sta sprofondando. La storia è quella di un gay engagé [in coppia da quattordici anni con un gay fedelissimo e innamoratissimo di lui] che quasi di botto seduce e si fa sedurre da una donna (biologica) cattolica oltranzista, divorziata, piena di pregiudizi, cliché dei cliché. Lei bacia lui, e lui se la fa e se la fa e se la fa. Più di tre volte, il che ufficializza il suo di lui tradimento con l’altro lui, che tanto è sempre grottescamente in giro per ristoranti in quanto compilatore di una nostrana Guida Michelin. Per finire la favoletta in bellezza, pure un figlio nasce a questa strana troppia e allora il sogno del “matrimonio gay all’italiana” si corona daveramente: un lui bisex che si è sempre furbescamente fatto chi ha voluto, incollato all’altro che neppure una cozza; un lui vittima passiva che accetta tutto pur di stare in coppia e che desiderava tanto avere un figlio; una lei che pur di stare con un uomo sta con un gay. In sottofondo l’Italia dei compromessi: niente è nero niente è bianco, tutti sono felici, tutti hanno delle case grandi e bellissime, tutti in vacanza si ritrovano con la famiglia allargata, tutti vanno d’accordo. Stomachevole. Felici, dalla disperazione, ho trovato solo i tocchi con cui vengono ritratte le macchiette dell’attuale panorama politico nostrano: a destra come a sinistra. Poco credibili gli attori (attori?) che improbabilmente hanno scordato di essere in una città del nord-est Italia, da queste parti il romanesco non lo si parla, mettetevelo in testa. Realistico. Perché è vero che in Italia tanti gay, cioè omosessuali che si riconoscono in quanto tali, vanno con le donne e spesso si sposano pure e poi, ché i tempi sono cambiati e le donne sono più aperte, senza nasconderlo a nessuno si concedono anche il boyfriend! Quel che importa è non prendere mai una posizione netta, pulita, è cercare di non essere mai diversi, da nessuno, altrimenti si è perduti. Si è individui.“Povera Italia!”*
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*Citando un cittadino marocchino alla ASL di via Andrea Doria a Milano.
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Sunday, April 05, 2009

“I love my job… I love my job…” *

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La mia partenza per un paese del Medio Oriente, tanto per cambiare… è prevista per il 14 aprile con rientro il 18 sera, sabato. Da domani quindi tutto sarà il solito delirio per chiudere l'agenda degli appuntamenti: Sindaco di qui…, Ministro di là…, Direttori di Questo e Direttori di Quello, visite guidate su e visite guidate giù… “Attenzione lì però non ci potete andare, i permessi speciali non li avete”… contatti con la nostra Ambasciata: Primo Segretario, Secondo Segretario, Vice Capo Missione, Funzionario Vicario, Capo della Sezione Economico-Commerciale, Addetto scientifico, Addetto Culturale e tutte le segretarie... e guai a sbagliargli il titolo o a ingarbugliarglielo... che si offendono e ti potrebbero abbandonare in pieno deserto del Negev se hai ferito il loro orgoglio da "missione diplomatica". E poi voli, alberghi, agenzie di viaggio, logistica, prenotazione auto, prenotazione sala vip in aeroporto per i sedicenti vip, spaesamento, salto di pranzi e cene, cene ufficiali e buffet, velluti rossi, moquettes, grandi sale, grandi scale, strette di mano, inchini, sorrisi, la mia mano destra sul mio lato sinistro (il cuore) come ormai mi viene automatico, alzati, siediti, entra, esci, l'auto dov'è, l'autista dov'è, il cellulare dov'è, il ministro non c'è... "No, grazie non bevo vino, un succo di frutta ce l'avete?", "Dov'è la palestra in questo Albergo?" "A che ora apre il business centre?" "Ho perso il programma" "Chi è questo che stiamo per incontrare?" "Ma il boss lo sa che vediamo il Ministro?" "...stasera non ho tanta voglia di andare allo spettacolo" "Ah, l'invito arriva proprio da lui... allora non diremo di no" and so on and on... Well, that's my job! And I pretty like it for the moment, sometimes it sucks... ok, but most of the time... "I love my job"... and don't forget it helps with the mortgage payback!

* quoting Emily Charlton, First Assistant of Miranda Priestly in "The Devil Wears Prada"
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Friday, February 13, 2009

L'amore a tutti i costi...

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...ce lo descrive Alberto Infelise su Metro di oggi. Lì per lì c'ho riso un po' sopra, poche righe, un grande dramma. Tanti grandi drammi: tante coppie sono così, etero e omosessuali. Due si mettono insieme e volendo strenuamente spacciarsi per uno cominciano un vero e proprio calvario fatto di vicendevole sopportazione, reciproche rinunce (i cosidetti sacrifici), spesso innumerevoli ricatti. Eppure per alcuni tutto vale pur di restare in coppia... e allora viva la coppia scoppiata! Chi scrive invece... con il passare del tempo... sempre più si convince che la coppietà non è di casa dalle sue parti.

Il mistero dell'ammore
Non è facile essere innamorati, specie se si è eterosessuali. Il problema è che donne e uomini parlano lingue drammaticamente diverse. Un uomo innamorato desidera due cose: fare all’ammore sempre sempre e riposare un po’ dopo. Una donna innamorata vuole: essere ascoltata, essere capita, essere stupita, amore andiamo all’ikea?, plasmare l’innamorato a suo uso e consumo, ricevere proprio quel regalo, proprio in quel momento, proprio con quelle parole, e non gelide rose virtuali il giorno sbagliato, essere aspettata, essere l’unica ai suoi occhi, amore andiamo all’ikea?, raccontarti in tre quarti d’ora quello che poteva raccontarti in un secondo (di solito in contemporanea con l’inizio di 90° minuto), scegliere le tende che tu non hai gusto, amore andiamo all’ikea?, stabilire in via definitiva che gli amici di lui sono degli idioti, andare a mangiare dai miei, andare a vivere insieme (vicino a casa dei miei), amore andiamo all’ikea?, fare ammettere al suo lui che la sua ex era una cozza (e pure di facili costumi), fare all’ammore. Ok, ma almeno da ikea ci facciamo una trombatina?
(Alberto Infelise, su Metro il 13/02/2009)

Tuesday, January 27, 2009

A Midwinter Night's Dream

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Grande G., grazie del tuo grazie. Andando avanti così finisce che mi riconquisterai. [Ad ogni costo sto cercando di resistere, attraverso i brandelli di un’autostima che lentamente si ricuciono. Resisto alle tue lusinghe, alla tua profonda cattiveria che troppo scoperta hai durante quelle fatidiche giornate di ottobre. E ieri soltanto, subdolo, hai ancora provato a mettermi in debito con te. Non giudico e non me ne risento, ma non cesserò di tenere alta la guardia.]

 ... Gentles, do not reprehend: If you pardon we will mend.

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