The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Sunday, June 27, 2010

Much ado about nothing...

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João Gabriel Vasconcelos e Rafael Cardoso si amano in Do Começo ao Fim
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Ieri sera al Festival Mix del cinema gay lesbico, Milano si è scoperta sorprendentemente lusofila al punto che molti e molte, a causa del sovraffollamento, hanno dovuto rinunciare ad assistere al film in programmazione. Ahimè, arrivato all'ultimo momento, anch'io ho subìto questa sorte. Rientrato a casa, piuttosto contrariato, ho provveduto a supplire con le meraviglie che la tecnologia odierna offre a chi non si cura troppo dei diritti di autore e ora posso affermare che non tutto il male viene per nuocere... otto euro da spendere meglio!

Dall'inizio alla fine Do começo ao Fim non ha né capo né coda.

A Rio de Janeiro, Julieta è una donna medico di vedute aperte, divorziata e risposata, madre di due figli Francisco e Thomás, primo e secondo letto, sei anni di differenza. Intrattiene ancora ottimi rapporti con Pedro, il padre di Francisco, e ha accolto nella sua casa Rosa, la sua migliore amica, che prima di lei aveva avuto una breve relazione proprio con Pedro. Alexandre, un architetto, è l'attuale compagno di Julieta nonché padre di Thomás. Un'infanzia felice senza alcuna tensione è quella che vivono i due bambini molto affettuosi uno verso l'altro, per i due papà forse troppo, che d'un tratto ritroviamo a dieci anni di distanza, alla morte della madre per un incidente d'automobile, fattisi giovanotti atletici e perfetti, ma non solo: anche innamoratissimi uno dell'altro.

Omosessualità e incesto in un botto! Peccato che i novanta minuti del film non offrano in realtà alcun momento problematico, di scoperta, di dubbio, di crisi, di conflitto interiore, nulla è messo in discussione, mai. Tutto è naturale anche quando è impossibile che lo sia: la relazione incestuosa tra i due fratellastri, per esempio, non desta il minimo segno di condanna o di stupore da parte dell'allenatore di nuoto di Thomás che non solo ne prende atto ma usa mille attenzioni per annunciare a Francisco che il fratello è stato selezionato per gli allenamenti olimpionici che si terranno in Russia, sapendo che questa separazione sarebbe stata traumatica per i due amanti. I due protagonisti crescono e lo spettatore è privato di uno dei momenti di maggior potenziale  del film, quello del risveglio della sessualità nei due ragazzi, il passaggio dal sentimento fraterno di protezione e di affetto a quello di vera e propria attrazione fisica. Aver rimosso ogni difficoltà rende la storia poco verosimile e molto fragile. Tutto è ripreso e avviene sempre letteralmente sotto la luce del sole, anche le scene di amore e sesso. Bellissime ma troppo simili a spot pubblicitari di creme per il corpo.

In Brasile il film fece parlare tanto di sè prima dell'uscita nelle sale, anche perché, non autorizzato, girava in rete questo filmato di prova. A me è sembrata un'occasione persa, l'ennesima estetizzazione di quella parte glamour del mondo gay che vuole tenersi lontana da qualsiasi dibattito, da qualsiasi lotta. 
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Thursday, June 24, 2010

Campioni del mondo...

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"Dov’e’ il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perche’ negli asili nido non c’e’ posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perche’ falliti? Dov’e’ questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare?

Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.

L’Italia che vive una drammatica crisi sociale e’ finita nel binario morto della nostra indifferenza."
 
(Dalla lettera di dimissioni Marialuisa Busi indirizzata a Augusto Minzolini.)

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Ricordiamo ancora del 2006 quell' "accoglienza trionfale riservata ai campionissimi all'aeroporto militare di Pratica di Mare e arricchita anche dalle evoluzioni delle Frecce Tricolori, che hanno dedicato una nuova figura agli azzurri, denominata «Berlino 2006». Quando si apre il portello il primo giocatore ad apparire sulla scaletta è capitan Cannavaro, con la Coppa, accanto a lui Marcello Lippi e il capo delegazione, Giancarlo Abete. Poi via via tutti gli altri. Giocatori mischiati a dirigenti, mogli e fidanzate. Buffon, giudicato il miglior portiere del Mondiale, con occhialoni da sole. Quindi Zambrotta, e poi ancora Gattuso che sfoggia un nuovo taglio di capelli alla marines. Rasato a zero è anche De Rossi. Un sorridente Del Piero è tra i primi a fermarsi a parlare con i giornalisti: «È un grande emozione, ora vogliamo festeggiare».
 
[...] Il pullman con la nazionale entra successivamente nella zona del centro di Roma dirigendosi tra due ali di folla in festa verso Palazzo Chigi dove a ricevere la squadra è il premier Prodi. Il Professore accoglie gli azzurri in piazza Colonna, con lui ci sono tra gli altri i vicepremier D'Alema e Rutelli e il ministro per lo sport Melandri. Il premier va quindi incontro a Cannavaro e insieme a lui alza la Coppa al cielo. Entusiasmo indescrivibile tra i presenti: giornalisti, dipendenti, visitatori, autorità. Poi, nel cortile del palazzo, la banda dei carabinieri attacca l'inno di Mameli e i calciatori iniziano a cantare. La piccola folla presente si unisce, ne nasce un momento emozionante."
 
Romano Prodi era lì con il suo faccione a dire che avrebbe governato per cinque anni...
 
Oggi, finita per l'Italia l'avventura del campionato mondiale di calcio 2010, gli italiani e le italiane si sveglieranno dal torpore? Temo proprio di no, rimane la magra consolazione che l'attuale capo del governo non potrà, come quello precedente fece, usare la vittoria ad un campionato di calcio e il titolo di campioni del mondo (di che mondo poi...) per dire che siamo un Grande Paese...
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Coppie s-coppiate, spaccate, specchiate e un film...

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Sulle coppie, etero o gay che siano, sono manifestamente cinico, molto cinico. Al punto che, a volte, quando mi dicono che una coppia si è sfasciata, (soprattutto se di quelle solide, pluridecennali, che nessuno se lo sarebbe immaginato),  vorrei mandare ad ognuno/a dei due un bigliettino di congratulazioni per il felice evento. 

A me le coppie non piacciono. A me piacciono gli individui, uomini o donne che siano: etero, lesbiche, gay, trans, intersex, queer o mix quello che più vi piace basta che siano individui.

Capita spesso che di fronte a una coppia io mi senta in imbarazzo, perché mi trovo di fronte a un'entità indistinta, composta da due soggetti indifferenziabili, accozzati fra loro, indistricabilmente associati: rivolgendomi a uno, con mio orrore, a volte mi risponde l'altro, sostuituendosi, rubando la parola e l'istante al compagno o compagna. L'ammutolit* a volte mostra una certa insofferenza per l'ingerenza dell'amat*, altre volte invece si dà il caso che ne sia più che felice, è bello avere un compagn* che ti solleva persino dal dovere aprire bocca, che fa proprio tutto per te, che al bisogno ti rimpiazza...

La coppia allora è questo? Mi metto insieme a qualcuno per semplificarmi la vita, al punto anche da perdere all'occorenza la mia identità? A me vengono i brividi, a qualcuno però piace così. 

Pasolini definiva il matrimonio «piccolo patto criminale» o «grigio e affrettato rito funebre»...

Partendo dal presupposto che tutti i cittadini e cittadine di una nazione civile debbano assolutamente avere eguali diritti e doveri, a me fa specie il desiderio, l'aspirazione all'uniformazione di certuni e certune (fino a pochi decenni fa erano demonizzati al punto da dover vivere i loro desideri in totale clandestinità) che oggi vorrebbero, nei casi più estremi, sposarsi addirittura in chiesa. Masochismo al quadrato. A mio avviso sono vittime di una vera e propria campagna normalizzatrice perpetrata affinché il potenziale rivoluzionario di cui sono sempre portatori i "diversi" venisse completamente neutralizzato. I "valori" di tutti devono essere standard, se questi tutti li si vuole comodamente controllare, e il miglior metodo per controllare chi è "diverso" è normalizzarlo e assorbirlo, quale miglior cosa quindi se non indurre in gay e lesbiche il desiderio di coppia stabile, istituzionalizzata, che va in vacanza assieme ad altre coppie (i famosi multipli di due delle agenzie viaggio e dei tour operator), che compra la macchina nuova ogni due anni, che festeggia l'anniversario di matrimonio dei suoceri e via discorrendo...? Il mondo è stato ridotto a un grande mercato e in coppia si spende di più!

Why all these rantings you may ask?

Le sequoie... la risposta sono le sequoie di Redwoods, il film che ho avuto la malaugurata idea di andare a vedere ieri sera al Festival Mix del cinema gay lesbico a Milano.

In s-coppia da sette anni, immersi nello scenario dei parchi nazionali californiani, Everett comincia davvero a stancarsi di suo marito Miles, un precisino maniaco-ossessivo. Immezzo a loro c'è un figlio, un ragazzino autistico, nessuno ci dice da dove sia arrivato, sta solo lì immezzo. Poi, mentre Miles e il ragazzino partono per Seattle, non si capisce bene perché, sbuca fuori Chase, un aspirante scrittore, chiede un'indicazione stradale a Everett, il giorno successivo si incontrano in un negozio di antiquariato e il giorno appresso a quello si rotolano fra lenzuola a righe colorate giurandosi amore eterno. L'idilio dura meno di una settimana, Miles e il ragazzino anticiperanno il loro rientro, nonostante i giorni siano contati Everett riesce a: portare a cena Chase dai suoi genitori, fare incredibili passeggiate in montagna, andare a pesca, sguazzare nei laghetti, mangiare cinese dal take away raggomitolati sul divano, leggere le bozze del romanzo di Chase e molto altro... A cena la mamma chiaramente si invaghisce subito del nuovo amico di suo figlio, meno rompiballe e più easygoing del genero ufficiale..., Chase l'aiuterà persino a rigovernare e asciugare le stoviglie, al primo invito a casa! Al rientro del marito l'abbozzo di una fuga verso la libertà, poi il ritorno al dovere e al buon senso per Everett. Cinque anni dopo, lo spettatore ormai esausto, scopre che i due vivono ancora insieme, infelici e scontenti, il bello e tenebroso Chase invece è morto a causa di un tumore fulminante. Il finale è condito dall'apertura di uno scrigno di legno, primi piani al lucchetto e alla chiavina, foto ricordo e l'edizione stampata del romanzo, forse postumo, all'interno.

Se non state ancora dormendo, bevetevelo un buon caffè, da soli o in compagnia, purché sia Latazza... :)
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Sunday, June 13, 2010

Un post triste...

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Cari lettori e care lettrici,

prima di leggere questo post vi prego di leggere attentamente, molto attentamente e fino in fondo, questo di post ed eventualmente la prima parte che lo precedeva. 

Poi leggete quest'altra terribile notizia. Il barbaro assassinio da parte di due agenti della polizia egiziana nei confronti di un giovane alessandrino, Khaled Mohammed Said Al Sobhy Qasem. Massacrato pochi giorni fa perché si era rifiutato di produrre un documento di identificazione durante un controllo all'interno di un cyber café di Alessandria d'Egitto. Trascinato fuori dal negozio è stato pestato a sangue, senza pietà, fino alla morte. L'atto barbaro ha fatto insorgere altri momenti e movimenti di protesta di fronte al commissariato di polizia di Sidi Gaber (da cui i due agenti dipendevano), che hanno portato ad  arresti e ulteriori maltrattamenti. Ufficialmente la morte è stata causata dall'abuso di sostanze stupefacenti di cui il malcapitato "faceva uso e a sua volta spacciava". Conseguenze per gli agenti: al momento nessuna. Il fratello della vittima è titolare di passaporto statunitense e forse solo per questo ha avuto il coraggio di sporgere una denuncia, sarà difeso da un avvocato e ha potuto rendere nota questa notizia senza a sua volta essere stato fatto fuori. In Egitto, in nome di una legge per l'emergenza e la tutela dell'ordine nazionale che vige ormai da oltre trent'anni, tutto è possibile.

Se siete arrivati fin qui, ora leggete questa notizia. Le autorità poliziesche di hamas, i militanti islamici sciiti democraticamente eletti a Gaza, hanno raso al suolo dozzine di case di palestinesi, lasciando interdetti i residenti, ora senza tetto: "Ci avevano promesso riforme e cambiamenti - invece hanno distrutto le nostre case" Miasar Gan, 54 anni. Nazira Abu Jara, 56 anni, ha dichiarato che polizziotte con il velo l'hanno bastonata finché non ha abbandonato la propria abitazione seguita dal marito e dai due figli. "I vicini ci aiutano con l'elemosina, ma non abbiamo soldi per costruire una nuova casa".

E secondo voi per quale ragione centinaia di migranti dell'Africa sub-sahariana rischiano la loro vita per raggiungere Israele?

Come tutte le democrazie del mondo anche quella di Israele non è perfetta, e teniamo presente che vive, praticamente, in stato di assedio dal giorno successivo alla sua fondazione. Ehud Barak, Ministro della Difesa, ha ben detto: "There is no pity or respect for the weak in the Middle East; whoever is incapable of defending himself does not get a second chance", e tutti noi sappiamo che tipi di governi sono quelli capeggiati dai signori qui a fianco! Pensando ai detrattori occidentali, a tutti i costi, di Israele, mi chiedo che destìno pensano che avrebbe la Palestina, una volta liberata, finalmente, dall'invasore cattivo? Ma questi signori e signore conoscono, hanno parlato con chi è costretto a subire soprusi di ogni genere vivendo in una di quelle dittature?

Vi invito a leggere un'altra notizia: l'11 giugno scorso, a Tel Aviv, migliaia di persone hanno preso parte al Gay Pride, fra cui anche diversi esponenti di spicco del mondo politico israeliano che non hanno paura, come dalle nostre parti, di difendere pubblicamente i diritti di tutti. Che ne dite di quest'altro esempio antidemocratico in terra di Israele?

Gli esempi che anche la nostra di democrazia non è certo perfetta si sprecano, uno fra i tanti: in questi giorni, in Italia, a nord come a sud, assistiamo a inquietanti episodi di omofobia, e ancor più inquietante è che non sia passata una specifica legge che proteggesse i gay da reati mossi a partire da questo schifoso movente che dovrebbe essere ovviamente considerato un fattore aggravante.  

Invito pertanto i signori e le signore di sinistra a tutti costi, anti-americani a tutti i costi (con l'ipod in tasca e le nike ai piedi), anti-Israele per partito preso, a riflettere e a studiare, a documentarsi, a leggere articoli della stampa estera, volumi e volumi di storia, a studiare, a conoscere e ad amare le lingue straniere, possibilmente l'arabo e l'ebraico, a viaggiare con gli occhi e le orecchie aperte evitando i tour operator e i villaggi turistici, a non essere superficiali e a non avere idee preconcette. Ché rischiano d'essere presi per degli stupidotti e delle stupidotte.

Grazie per la pazienza che ancora una volta mi avete accordato,

d.
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Tuesday, June 08, 2010

Ajami - עג'מי‎ - عجمي‎

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Tel Aviv-Yafo chissà se mai la visiterò. Di certo, ormai, mi conviene aspettare il rilascio di un nuovo e immacolato passaporto. I numerosi visti, multipli e spesso di cortesia, per paesi come Siria, Libia, Kuwait, Qatar, Giordania, Egitto, Marocco e Tunisia renderebbero tutt'altro che piacevole il mio passaggio attraverso l'Immigration & Customs...

Per fortuna però che la cinematografia israeliana è ricca e negli ultimi anni non mi sono risparmiato per supplire a un vero viaggio in Israele: Girafot (Giraffe) di Tzahi Grad, Nissuim fictivim (Matrimonio fittizio) di Hayim Bouzaglo, Ha-haym al pi Agfa (La vita secondo Agfa) di Assi Dayan, Shnat Efes (Anno Zero) di Joseph Pitchhadze, The Syrian Bride (La sposa siriana) e Lemon Tree (Il giardino dei limoni) di Eran Riklis sono alcuni dei film visti che ancora ricordo.

Settimana scorsa a Utrecht è stata la volta di Ajami per la regia di Scandar Copti e Yaron Shani, il primo cristiano-arabo-israeliano, il secondo ebreo-israeliano.

Ajami è il nome di un sobborgo degradato e "multi-etnico" di Jaffa dove convivono forzatamente arabi ed ebrei, cristiani e musulmani, persone oneste e spacciatori e criminali, ricchi e poveri, dove si condensano storie e drammi quotidiani. La trama del film ha inizio con l'uccisione di un ragazzino per un regolamento di conti fra bande di spacciatori. I killer però confondono un fratello per un altro, da qui si innesca una lunga serie di ritorsioni e vendette. Cinque storie si intrecciano e ci vengono narrate da diversi punti di vista e di partenza. La realtà è contorta, la verità multipla e questo film-quasi-documentario riesce bene nel suo tentativo di mostrarcelo. Non ci sono buoni o cattivi, vittime o colpevoli, e la vita, quella vera è sempre più complessa dell'agenda politica di alcuni facinorosi sedicenti attivisti pacifisti...

Il conflitto c'è ed è ben rappresentato ma non si limita alla superficiale separazione fra arabi e israeliani, qui troviamo arabi cristiani e arabi musulmani, arabi con cittadinanza israeliana e arabi clandestini, arabi inurbati e beduini delle campagne, ricchi e poveri in ognuna delle categorie, tutti in conflitto fra loro. Insomma un vero e proprio incubo per l'Israel Tourism Board che a fatica ci vuole vendere il paese come meta di sole e mare, di falafel e spiagge gay-friendly...

L'amore fra una cristiana e un musulmano finisce male, la polizia generalmente è corrotta, i fratelli cadono da soldati o sono uccisi dalla faida delle cosche, i papà sono brutti e cattivi, tutti sono fragili ma giocano a fare i duri: siamo in medio oriente e un maschio deve essere ancora un maschio anche se vorrebbe piangere per la madre malata.

La lingua è quella autentica, l'arabo della strada che in Israele è continuamente colorito da espressioni ebraiche, i sottotitoli in olandese sono stati provvidenziali dove proprio non arrivavano le mie conoscenze del parlato. Gli attori, quasi tutti non professionisti, donano al film autenticità e immediatezza.

Meritati tutti i premi e i riconoscimenti che il film ha ricevuto, consiglio di non perderlo, anche se purtroppo in Italia o non arriverà o bisognerà attendere qualche specifica rassegna per non vederlo massacrato dal doppiaggio.
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Saturday, June 05, 2010

Ammàzzate, quanto ce l'hanno grosso...

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...'sti olandesi!
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Sto parlando del loro senso civico, non di quello che sicuramente avete pensato voi, sebbene...

Esattamente una settimana fa partivo, per qualche giorno di meritato riposo, verso i Paesi Bassi. Lì ho un'amica, da vent'anni esatti, che di tanto in tanto mi offre ospitalità, quando le cose si mettono male e che ho bisogno di ossigeno e pace, di ordine e di rispetto verso i diritti di tutti e tutte. Quando non ne posso più delle auto in doppia fila, dei passanti che ti urtano senza nemmeno degnarsi di un cenno di scuse, dell'arroganza dei nostri politicanti, della volgarità della nostra televisione e così via.

I miei quattro giorni nederlandesi sono cominciati con una domenica dedicata al benessere nella sauna di Houte. Da Utrecht circa nove chilometri, in bicicletta, una piacevole passeggiata, non fosse stato per tutta l'acqua che ci siamo presi, ma tanto di lì a poco ci dovevamo bagnare comunque... La Sauna è mista, cioè aperta in ogni suo luogo ad entrambi i sessi e quasi ovunque si gira come mamma ci ha fatto. La sola idea di entrare in una piscina termale o nel bagno turco, o addirittura di farsi la doccia con il costume addosso (come capita in molte delle palestre e piscine nostrane), farebbe sorgere dei dubbi sulla tua sanità mentale da queste parti!

Di inedite dimensioni, in media, sono gli attrezzi messi in mostra dai nordici frequentatori del luogo. Mi fa tenerezza l'unico arabo o turco, non gli ho parlato, che ha fatto la doccia insieme a me, timidamente costretto ad esporre il suo cosino circonciso, carinissimo per carità, che di norma, però, dalle sue parti avrebbe sempre tenuto coperto con un bell'asciugamano di cotone.

Passata così la domenica, i restanti tre giorni sono stati dedicati a cinema: Gordos, Ajami e Spring, Summer, Fall, Winter... and Spring; a una visita all'orto botanico di Utrecht e ad un'escursione a Rotterdam che ancora non conoscevo.

E' stata l'occasione per fare un po' i turisti. Mi ha incantato la graziosa Huis Sonneveld magnifico frutto architettonico degli sforzi della corrente Het Nieuwe Bouwen: aria e luce, colori e simmetria, funzionalismo e avanguardia, ne sono i caratteri distintivi; a seguire una visita all'impronunciabile Museum Boijmans Van Beuningen. Qui, disteso su una rete, sospesa nel vuoto, mi sono lasciato rapire dal meraviglioso video di Pipilotti Rist I'm a victim of this song del 1995.

Per ristorarci dalle fatiche museali, uno spuntino veloce al Wereld Eethuis, piatti nordafricani e medio-orientali, rigorosamente halal, serviti da giovani ragazze e ragazzi super cortesi, il cui colore della pelle aveva ogni immaginabile sfumatura, frutto evidentemente di tante unioni miste e di un'armonica integrazione.

Non sto a raccontare di come tutto sembra funzionare alla perfezione, del senso di rispetto per le regole e per il prossimo che sembra permeare ogni cittadino e cittadina. Le automobili in circolazione (ogni volta che torno) sono sempre meno, e alla stazione di Utrecht Centraal si ha difficoltà a trovare un parcheggio per la propria bicicletta così come la sera fuori dai cinema, nelle ore di punta ci sono dei meravigliosi ingorghi di biciclette: pioggia o sole, freddo o caldo, qui uomini e donne non si spaventano a pedalare per il proprio e altrui benessere.

La sera si esce presto per cenare, le 18.00 sono già un buon orario. I locali e i ristoranti sono gremiti da giovani e meno giovani, tutti paiono sereni, tutti paiono individui, tutti hanno qualcosa da dirsi, idee da scambiare, non sbraitano smodatamente come sono abituato a vedere in città, a Milano, aperitivo o cena che sia... E cenare alle 18.00 significa essere usciti e uscite dagli uffici intorno alle 17.00, non oltre, la mia amica mi conferma: la pratica degli straordinari non è cosa gradita né ai capi né ai lavoratori. Evidentemente gli stipendi sono sufficientemente dignitosi. Insomma si respirano qualità e un certo savoir vivre che mediamente nelle grandi città italiane da tempo ci siamo scordati.

Tutto fila liscio anche a Schiphol, nessuna eruzione di vulcano mi ha permesso di prolungare questa fuga in un futuro che altrove esiste e che mi auguro potrò vivere anche nel mio paese un giorno.
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