The world may be known Without leaving the house;
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Saturday, January 15, 2011

La rivoluzione dei gelsomini...

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Ogni tanto, durante il mio prolungato soggiorno tunisino, mi furono offerti, a volte spuntando proprio dal nulla, dei graziosi mazzetti di gelsomini. Oltre che segno di gentilezza, è una maniera tutta maschile, in Tunisia, per far capire al visitatore che si è conquistato la simpatia e l'affetto del suo ospite. Di norma non vi sono implicazioni sessuali di alcun genere in quest'offerta e anche il più virile degli uomini, se la giornata gli sorride, potrà portare al lato dell'orecchio il suo mazzolino di gelsomini. A sinistra se è già sposato a destra se deve ancora coronare il suo sogno d'amore che ama immaginare "in un giardino recintato da mura, tra cui si mescolano oltre ai gelsomini dall’acuto profumo, gaggie, melograni, alberi da frutto (ormai scomparsi da noi), come quelli di sorbe, di azzeruole e delle dolcissime giuggiole".

Ma il sogno di oggi in Tunisia è un altro, è quello di "distribuire gelsomini ai poliziotti, chiedendo loro di proteggere i manifestanti e di non attaccarli", con tutto ma proprio tutto il cuore vorrei che i tunisini arrivino a poter testimoniare la loro versione, botanicamente aggiornata, di Rivoluzione dei garofani e dimostrare che un paese arabo può essere anche un paese democratico.

Per ora si può solo sperare però, e vigilare affinché quello che è stato un movimento di rivolta pacifico della società civile tunisina si trasformi adesso in una progressiva esperienza di libertà e di cammino pacifico verso uno stato di diritto. 

Sconcertante rimane il silenzio a tutt'oggi del nostro ministro Franco Frattini (che sinora aveva solo indegnamente espresso sostegno al governo di Ben Ali) e di quasi tutto il mondo politico italiano, a destra come a sinistra. Si parla di Mediterraneo, di Euro-mediterraneo finché fa comodo, si ricevono a Milano, durante forum e convegni farsa dai nomi altisonanti, i dittatori di questi paesi con i quali i nostri governi hanno finora fatto affari, ma adesso tutti hanno perso la favella, preferiscono tacere. 

* * *  doveroso inciso craxiano * * *

Certo tutti tranne lei, la nostra sotto-segretaria agli esteri, Stefania Craxi, sorella del nostro ex sotto-segretario agli esteri, Vittorio Michele Craxi, nonché figlia del nostro defunto latitante per eccellenza, che con vergogna cito: "Mi pare che siamo di fronte ad una nuova svolta storica in Tunisia. Il presidente Bourghiba venne destituito a seguito di un golpe militare, il presidente Ben Ali è stato costretto a lasciare il Paese per via di una sollevazione popolare. [...] Io credo che la storia ridarà al presidente Ben Ali i meriti del presidente Ben Ali, che comunque ha consentito in questi anni al Paese di avere uno sviluppo economico, un progresso civile e sociale." Più o meno gli stessi meriti attribuiti a suo padre, a cui il signor Ben Ali ebbe il buon cuore di offrire rifugio durante la lunga latitanza. Questo la signora non lo dice, ma la riconoscenza la si legge fra le righe. 

Fu proprio ai tempi di Benedetto Craxi e di Giulio Andreotti, come testimoniò in modo inequivocabile il capo del Sismi, Fulvio Martini, alla commissione stragi del Parlamento il 6 ottobre 1999 che: «Negli anni 1985-1987 noi organizzammo una specie di colpo di stato in Tunisia, mettendo Ben Ali alla presidenza e sostituendo Bourghiba, ormai senescente, che voleva fuggire». Lo scambio di cortesie continua... 

E se Benedetto Craxi, grande uomo di stato (vi consiglio di non perdere questo video), era un esule politico, e il governo di Tunisi non rispose mai alle ripetute richieste di estradizione in quanto riteneva la posizione “dell’illustre ospite estranea all’ambito di applicazione della Convenzione italo-tunisina del ’67″, perché oggi il Brasile non dovrebbe sentirsi libero di sfregiare l’onorabilità del nostro sistema giudiziario? 

* * * fine dell'increscioso inciso * * * 

Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha fatto appello a una «soluzione democratica» dopo la fuga di Ben Ali, ed ha esortato «tutte le parti in causa a risolvere i problemi pacificamente e legalmente, con l'obiettivo di rispondere alle rivendicazioni e lavorare su una regolamentazione democratica che soddisfi le aspirazioni del popolo tunisino». Anche l'Unione Europea ribadisce la sua «disponibilità a contribuire a trovare soluzioni democratiche durature». «Vogliamo esprimere il nostro sostegno al popolo tunisino e alle sue aspirazioni democratiche, che devono essere realizzate in modo pacifico», scrivono in una nota l'Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton, e il commissario all'Allargamento Stefan Fule.

Nel mio piccolo, auguro che i recenti fatti di Tunisia abbiano un benefico "effetto domino" per tutti i cittadini di Nord Africa, Vicino Oriente e paesi del Golfo, che siano di monito per i dittatori che ancora pensano di poterla fare franca e che anche gli estremisti islamici capiscano che la festa sta per finire e desistano nel pensare di poter rappresentare l'unica opposizione a queste dittature. I contorni della situazione attuale sono ancora molto incerti, ma voglio sperare che, almeno per la Tunisia, ora, nulla torni ad essere come prima, che le generazioni di oggi possano presto dimenticare una giovinezza vissuta all'ombra di Ben Ali.
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Photograph (c) Ap
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Consiglio per chi ha ancora voglia di leggere questo bel post.
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2 comments:

Anonymous said...

Chapeau!
Andy

d. said...

Grazie del commento e che mi segui sempre con attenzione. La Tunisia di tutti i paesi arabi che ho visitato è quello in cui più mi sono sentito più a casa e al quale sono ancora molto affezionato. Queste settimane le ho vissute con il fiato sospeso, that's why I hope for the best. Come si dice in arabo tunisino: insha'allah, kul shei la bas!