Una storia tutta al femminile, due adolescenti, una musulmana e una ebrea, un'amicizia in bilico, dei padri assenti e delle madri impiccione per forza di cose, siamo a Tunisi ed è il 1942. Alla musulmana non è concesso di sposarsi finché il fidanzato non troverà un'occupazione stabile (e l'occupazione nazista gliene offrirà l'opportunità), all'ebrea è imposto un matrimonio di convenienza. I tempi sono duri per tutti. I sentimenti vengono ritratti ma mai esplorati fino in fondo, ci vengono offerte toccanti immagini di depilazione inguinale, qualche lacrima, qualche svenimento, tanti bacini, tante carezze. La violenza e l'indolenza maschili abbondano, tutto però rimane sempre politicamente corretto, quasi non si volesse dare fastidio a nessuno pur denunciando fatti terribili. E' questo forse che più infastidisce.
Un po' di poesia, qualche bomba che cade qua e là, qualche danza orientale, qualche bastonata nazista, un po' di lavori forzati, un abito da sposa e una dolce melodia, un maghrebino ricciolino, gli uomini più anziani che passano le loro giornate stesi a dormire: una bella frullata e il film è servito.
Un merito sicuro di Karin Albou, la regista de Le chant des mariées, è comunque quello di avere affrontato il tema quasi tabù della Seconda Guerra Mondiale nei paesi colonizzati, lei stessa che interpreta la madre di Myriam e la madre di Raoul sono le uniche attrici che ci offrono un'interpretazione degna di nota. Le due giovani, Lizzie Brocheré (Myriam), Olympe Borval (Nour), e il giovane Najib Oudghiri (Khaled), checché se ne dica, devono ancora fare strada.
Pietoso e indecente il doppiaggio del film che lo spettatore italiano è obbligato a subire. Archibald Enterprise Film che lo distribuisce se si è occupata anche di questo aspetto dovrebbe sprofondare: Nour (نور) è un nome comunissimo e si pronuncia [nu:r]!
Salviamo gli ultimi fotogrammi nei quali le due ragazze, quasi fondendosi in un abbraccio, intonano, l'una e l'altra, in arabo e in ebraico, una litania che ci fa sperare che le cose andranno per il meglio.
Ultima nota dolente, la sala. Il Cinema Centrale ha da poco celebrato i suoi cento anni di attività ed è la più antica sala cinematografica milanese ancora attiva. Sta sempre lì lì per chiudere i battenti, non conto mai più di una ventina di spettatori quando vado a vedere qualcosa, e allora consiglio al proprietario e gestore Alberto Massirone di vegliare un po' più sulla cortesia di Colei che troneggia alla Cassa!
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