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Domani il Museo del 900 aprirà le sue porte alla città, dopo un'attesa durata dieci anni da quando l'allora assessore alla cultura, Salvatore Carrubba, indisse il concorso per la ristrutturazione dell'Arengario.
Milano, secondo gli articoli che ho letto, diventa centro dell'arte e presenta niente poco di meno che al mondo il suo nuovo importante spazio espositivo. Un museo, un semplice piccolo museo, (come in altre medie e piccole città d'Europa, inutile parlare del mondo, ce ne sono a decine: Lione, Valencia, Rotterdam, Aachen...), imbambolerà per qualche mese i provinciali frequentatori di Piazza del Duomo e sarà sicuramente uno dei core element della prossima campagna elettorale dell'attuale prima cittadina.
Il museo lo ho visitato due giorni fa, in un preview del preview (Milano, negli artigli del fashion system, ama creare eventi che escludono...). Le collezioni (circa 350 opere fra cui dei Morandi, Melotti, Fontana, Marini, Sironi, Campigli, De Pisis per citare i più noti) sono sicuramente valorizzate dalla sobrietà e dall'eleganza degli spazi. Grazie al cielo i due architetti, Italo Rota e Fabio Fornasari, non hanno voluto stupire nessuno con effetti speciali. Vero è che il contenitore c'era già: l'Arengario del Portaluppi e un'ala di Palazzo Reale li hanno costretti all'interno di limiti immodificabili. Uniche bizzarrie: una rampa elicoidale tutta vetri, per accedere alla libreria e al ristorante, o meglio al bookshop e al restaurant, che fa tanto Guggenheim dei poveri e un ponte coperto, che più che altro è una passerrella che collega il "nuovo" al "vecchio". Il soffitto e il neon di Fontana a me non dicono nulla, ma sono pur sempre arte... Le cifre: 8000 metri quadrati circa di spazi, di cui circa 4500 espositivi, 28 milioni di euro spesi, del 1901-2 il Pellizza da Volpedo che la fa da padrone ora in una nicchia nera e sotto vetro, del 1968 più o meno il periodo delle ultime opere esposte.
La verità è che da quasi un secolo a Milano non si inaugurava un museo ma questo non lo ho letto in nessuno dei recenti articoli.
Vi lascio a meditare su questa suggestiva foto, quando ancora la cosiddetta “manica lunga” di Palazzo Reale non era stata demolita per lasciare posto all'Arengario e quando ancora dell'orribile Piazza Armando Diaz non si era neanche sentito parlare.
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