A Milano oggi la rossa "dura e pura" si aggira un po' timidamente fra biblioteche rionali, mercatini dell'usato e locali underground. Ha come minimo fra i quarantacinque e i cinquant'anni, un po' di aria del '68 o dei mitici settanta l'ha pur respirata in prima persona. Predilige assolutamente il nero per i suoi capi di abbigliamento. Scarpe vecchie dall'aria sudicia, pantacalze spessi e minigonne sintetiche, maglie di lanaccia che fa tanti pallini, e cappottoni usati in inverno. D'estate gonnelloni neri a palle colorate, o strane vestine prendisole che stonano molto sul suo corpo bianco e spesso rinsecchito, immancabile il sandalo ai piedi. La sigaretta, se fosse possibile, sarebbe perennemente in bocca, accesa, una consolazione per lei sempre in lotta contro qualcuno o qualcosa. I capelli, lavati forse una volta a settimana, sono ispidi, spesso tinti di rosso o arancio, per dare quel tocco selvaggio. Sulla sua scrivania una tazzotta per il caffè, che riempie spesso e, anche questa, forse lava una sola volta a settimana. Di norma gode di un impiego pubblico, perché è profondamente statalista, pro-meritocrazia certo ma anche a favore del posto fisso garantito a tutti: in comune, in regione, alle poste, presso qualche ente dall'acronimo strano e dimenticato da tutti ma sempre in piedi, nonostante le varie crisi e i tagli alla spesa pubblica. Alle spalle un'adolescenza tosta, vissuta kon kompagni e kompagne, fra kapannoni okkupati, kolazioni brioche e ciokkolata ("perché ce la siamo meritata"), vini toskani e salamini bresciani. Il background è nordico, di norma le spalle voltate a una famiglia d'origine più che benestante, a genitori liberi professionisti di successo, a fratelli pluri-laureati che avrebbero potuto guidarla verso un futuro radioso. Lei ha detto no a tutto ciò, perché aveva degli alt(r)i ideali. Oggi ha anche qualche figlio e qualche matrimonio guasto lasciato indietro. A volte non si è data neanche pena di divorziare, abbandonato il marito è passata di compagno in compagno. Non tantissimi sia chiaro. Non è raro che si scelga ragazzi più giovani di lei, anche di una decina d'anni, li cerca così: meridionali, leoni e grossi manzi sotto le lenzuola, pecorelle tutto fare fuori dalla camera da letto. Nel tempo libero ama leggere, spesso rileggere vecchi testi sacri, classici del femminismo tipo Corpo a corpo: una cultura per la sopravvivenza, della mitica Natalia Aspesi. La sua parlata sarà sempre infarcita da cioè, lo capisci no, minchia, ma io a quello lo faccio fuori, me la pagheranno, anche questa, rivoluzione e così via... Lo nasconde bene, ma chi la conosce a fondo, sa che è misogina, omofoba e maschilista, fa parte del suo sostrato di sinistroide radicale, nonostante le manifestazioni contro la violenza sulle donne e i suoi amici gay. Non ha nulla contro chi viene dal sud, ma dentro di lei, loro, non sono altro che terroni. Non fa volontariato, non regala niente a nessuno lei, men che meno la sua manodopera. Predilige costose vacanze finto alternative in Asia o America Latina che le diano l'impressione di aver fatto la cooperante per la giusta causa delle sue sorelle in Nepal o Nicaragua che sia. Dice sempre che prima o poi mette la testa a posto, smette di fumare e comincia a fare una vita più salubre, più esercizio fisico, passeggiate in montagna, meno caffè, meno patatine, meno schifezze. Resta però sempre lì, un po' paralizzata.
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