The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Monday, September 27, 2010

Di una certa borghesia...

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E' da parecchi giorni che volevo scrivere, dei ragazzi (e delle ragazze) della bella borghesia, milanese e non, sino ad oggi non riuscendoci. Il perché, lo intuisco soltanto, forse.

In un recente articolo de Il Giornale, Luca Doninelli, la borghesia milanese la descrive così: "Basta sentire una sola parola, o l'intonazione della voce, basta vedere certe bluse, certi golfini, certe camicie, certe biciclette, certi androni, certi nasi, certe conversazioni in certi caffè, certi scambi di frasi tra madre e figlia (nella borghesia milanese le figlie adolescenti escono a passeggio con la madre, gli abiti sempre intonati); basta insomma un niente e la si riconosce. I suoi rampolli sono avvocati, giudici, architetti importanti, editori, imprenditori di successo, primari ospedalieri. Molti di loro sono spesso abbronzati".

Oggi i figli di questo ceto che si è sviluppato nei maggiori centri urbani, a nord come a sud, sono di norma bei ragazzi e belle ragazze. Fini nei tratti, dalla pelle chiara al massimo dorata, aborriscono la volgarità nel linguaggio, vestono firmato ma non ostentano nulla. Hanno il vespino giusto, il casco giusto, la collanina e il braccialetto comme il faut, la erre leggermente moscia i ragazzi. Le ragazze mai più che un velo di trucco, leggerissimo. E' inutile specificarlo, la linea è perfetta, ventre piatto per i ragazzi e vita snella per le fanciulle. Sono magri in altre parole, i maschi e le femmine.

A Milano i licei saranno il Manzoni, il Volta o il Berchet, i privati Leone XIII o Gonzaga sono scelti dai genitori che tengono ai valori di un'educazione più cattolica. Nel tempo libero questi "esemplari" dell'alta borghesia frequentano fra tanti luoghi i Giardini Pubblici di Porta Venezia, quelli della Guastalla, la "Cozzi". La sera si va solo a feste private, a casa fra amici, dal figlio del console ics o della contessina ipsilon. Mai nei locali pubblici a spendere inutilmente i denari di mamma e papà.

I ragazzi amano farsi le sigarette da sé, sigarettine quasi, tanto sono l’amore e la scrupolosità che ripongono nell’atto di confezionarle perfette. Nel fumarle poi vi è quell'abbandono, quel gusto nel sapere che tutto alla fine andrà bene, e anche se c'è qualcosa che li preoccupa, in quel preciso istante non lasciano che nulla li turbi, che nessuno si intrometta fra loro e il loro piacere. Non vi è in alcun modo l'ansia di chi fuma nervosamente, schiavo di una dipendenza che avido aspira per mantenere costante il livello di nicotina nelle vene.

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Al mare nell'esporre i loro corpi vi è un'ostentare discreto se così si può dire. Nulla del mettersi in mostra "tamarro", Rimini o Riccione sono lontane anni luce, per loro mai esistite. La gioventù di cui parlo ama godere della propria (relativa) libertà ma lo fa con un certo distacco, senza darlo troppo a vedere. Un po' di palestra sì, gli abiti firmati pure ma sempre all'insegna dell'understatement. Sobrietà e discrezione li contraddistinguono sempre, quasi si vergognino della propria ricchezza, dei vantaggi e della posizione privilegiata da cui presto avranno accesso verso la loro vita da adulti.

A volte mi è capitato di sfiorarlo il loro universo: they are so attractive and sometimes I feel so awkward.
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Enjoying the dolce far niente by the sea. Photo © DDM
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1 comment:

miss brodie said...

Eh sì, proprio così. Gli allievi della miss sono come tu li descrivi, le scuole sono quelle. Solo che il Leone XIII loro o chiamano il "Leone" e basta.