In treno di ritorno da Ancona verso Milano. Mi capita di dover prendere un Eurostar, quello delle 17.25, anziché l'Intercity delle 16.18 che era già tutto pieno. Penso sia un male, invece sarà un bene.
Non che abbia grandi programmi per la giornata che mi aspetta, che comincio, comunque, prendendomela con molta calma. Mi alzo alle nove meno poco, ma non faccio niente. Scrivo qualcosa. Accendo il cellulare, arriva un messaggio che mi infasidisce. Insolente. Il mittente lo ha spedito alle otto e qualche minuto. Dormivo. Lo cancello immediatamente. Non faccio niente, mi affaccio alla finestra, la vista non è granché, c'è il mare certo, ma gli imbarchi ai traghetti sono proprio lì davanti, nulla di propriamente poetico. La scritta *LOW COST* a tribordo, ancora fastidio. Ancora il cellulare. Hanno cercato di chiamarmi da un consolato il giorno prima, li richiamo, niente di grave, niente di speciale, arriverà una lettera dal Ministero degli Affari del Diwan... tutto nella norma, volevano solo anticiparmelo. Mi preparo un caffè doppio, forse quadruplo, mi preparo ad affrontare una giornata libera, tutta, ma proprio tutta per me. Come non accadeva da un po' di tempo. Farò il turista. Sono di buon umore, nonostante la sera prima alcune cose siano andate storte, o forse sono andate proprio come dovevano andare.
Ci metto un po' per mettermi insieme, il bagno è carino, minuto, il pavimento ha le piastrelline piccolissime a mosaico, blu scurissimo quasi nero, la finestra è grande, spalancata, mi faccio una doccia con vista sul porto, mi rado, m'incremo, preparo la borsa, sarà bell'e pronta alle quattro e mezza questo pomeriggio, quando dovrò correre alla stazione.
Ancona non è una città particolarmente bella, ha un'aria trasandata, ma almeno chi ci abita non è schizzato. Tutt'altro. In più occasioni con grande gentilezza mi vengono fornite indicazioni, anche se io mi perdo apposta, per poter poi chiedere. Colazione sul tardi, come piace a me, raramente prima delle quattordici, al "Rice and Curry", sotto gli archi. Il cibo è buono, prendo un dahl e un vegetable biryani, ma il padrone è più lento di quanto la mia pazienza possa sopportare, e non ne ho poca, abituato come sono ai paesi arabi. Si sono fatte le tre, pomeriggio al Cardeto, dove regna il silenzio e la vista è spettacolare. Leggo.
Il viaggio di rientro in treno riserva una sensazione di pace. Ricorda il viaggiare di una volta, quando in treno facevo piacevoli incontri, nel lungo vagone nessuno schiamazza, non suonano cellulari e non strillano viziati mocciosi. Si può leggere, si può fare un sorriso a chi ci sta di fronte.
E' stata una fuga di due giorni ma mi sono sembrati molti di più, perché cogliere le atmosfere dei luoghi con calma è molto diverso dalla voracità che caratterizza gli incauti e ingordi amanti delle prefabbricate esperienze di viaggio low cost, perché un viaggio non è un atto di consumo.
'
La vista dal Parco del Cardeto ad Ancona
'
2 comments:
Ma il parco del Cardeto non è il cimitero ebraico ?
Sì, il cimitero ebraico è incluso nel parco, e per questo ci furono varie polemiche. Ma fortunatamente alla fine il parco è stato realizzato.
Post a Comment