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Anas el-Baz e Omar Lotfi in Casanegra di Noureddine Lakhmari
' Casanegra, in onore e in contrapposizione a Casablanca, la città marocchina, del regista Noureddine Lakhmari, è un filmetto che si lascia guardare, gli ingredienti ci sono tutti e diversi riconoscimenti non sono mancati da varii Film Festival fra cui il 5° Dubai International Film Festival: "migliore fotografia", "migliore attore" ex-aequo per Omar Lotfi e Anas el-Baz, rispettivamente Adil e Karim (vagamente somigliante al nostro Alessandro Gassman). In realtà attori non proprio professionisti che il regista è andato a stanare proprio dalle strade di Casablanca.
I due protagonisti cercano, come possono di sbarcare il lunario, sigarette di contrabbando, piccoli furti; per uno la speranza di emigrare presto per Malmö, Svezia, per l'altro il sogno di conquistare il cuore di una bella borghese. Finché un giorno arriva il "grande affare" che cambierà la loro vita, che per poco non li farà finire in gattabuia. Di contorno miseria, sporcizia, barboni e ubriaconi della spietata megalopoli, la luce è quasi perennemente giallastra, dai lampioni che di notte illuminano la città; le inquadrature quasi sempre dal basso; la musica, di Richard Horowitch, nostalgico-suadente; la lingua di strada, adderja pura, un insulto per le orecchie di chi racconta che l'arabo è soltanto uno...
Non si tratta di un brutto film, tutt'altro, peccato però che il regista non sembra aver fatto una scelta decisa: denunciare, denuncia, ma in maniera troppo soft; criticare, critica, ma si ha durante tutto il film l'impressione che in fondo non voglia colpire alcuno; l'ingiustizia sociale è rappresentata ma gli stereotipi abbondano: il papà violento-il figlio ribelle, il papà invalido-il figlio responsabile, la borghese divorziata in cerca del giovanotto rampante, il criminale analfabeta-la tenutaria di bordello, il minorato mentale sempre col sorriso sulla bocca e così via. Forse le mani sono state legate a causa del consistente e lodevole sussidio statale alla pellicola?
Per carità, ben venga un film che è stato ritirato dal Festival du film de Marrakech, per non urtare la sensibilità di sua altezza reale, che lo presiede, il principe Moulay Rachid (fratello dell'attuale re del Marocco), stupisce però che il pubblico e la critica occidentale non abbiano preteso qualcosa che andasse un po' oltre le belle faccine dei due attori...
Di gran lunga migliore è a mio avviso un altro omaggio a Casablanca: WWW-What a Wonderful World, di Faouzi Bensaïdi del 2006, ma di questo parlerò una prossima volta.
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