The world may be known Without leaving the house;
The Sky may be seen Apart from the windows.
The further you go, The less you will know.

Friday, April 02, 2010

Risvegli mediorientali...

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Amman, Jordan. Early morning, view from hotel window at the Sheraton

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Senza troppo preavviso ho dovuto prendere un aereo e spostarmi nel nostro Vicino Oriente. Martedì, era il 30 Marzo, mi sono svegliato presto al mattino, forse complici l'ora legale da pochissimo in vigore e il fuso orario più in là di un'ora, senza avere idea di dove fossi. Una camera d'hotel mi stava attorno, anonima, dalla grande finestra, drappeggiata di tende e tendoni, l'alba faceva la sua lotta per avere il sopravvento sulla quiete della notte. Intontito ho cercato di capire dove fossi, e perché mi trovassi lì.

Sono convinto di essere in Kuwait, poi poco a poco, neuroni e sinapsi cominciano a fare il loro dovere e realizzo che circa trentasei ore prima ero arrivato ad Amman.

Le dodici ore di luce precedenti le avevo invece passate macinando circa duecentocinquanta chilometri nel nord della Giordania, nel Governatorato di Ajloun, e poi più a nord ancora vicino a Irbid, quasi al confine con la Siria. Dalle alture ho visto il Mare di Galilea e lo Stato di Israele, con l'auto sulla strada del ritorno si è fiancheggiato per un tratto il corso del Giordano. Un paesaggio verde, ora colline coperte di boschi, ora vallate sfruttate da coltivazioni intensive. Una sorpresa per me che conoscevo solo il sud del paese e gli aridi e sconfinati orizzonti del deserto verso Petra e più in là ancora verso Aqaba.

Il silenzio è irreale, frutto di insonorizzazione e moquette, un piccolo display sul grande televisore a cristalli lquidi appeso alla parete mi dice in azzurro che sono le 4.55 am. Faccio fatica a calcolare quali siano le informazioni che invece deve ancora conservare il mio orologio biologico. Desisto. Per la prima volta da moltissimo tempo mi chiedo che cosa ci sto a fare da solo in una camera d'albergo. Lontano da casa.

Mi attende un'altra giornata impegnativa, due incontri con persone normalmente inavvicinabili. Ancora non lo so ma nel primo caso per accedere alla destinazione sarà necessario scendere dalla nostra auto, consegnare i passaporti ai soldati del check point e aldilà di esso salire su un'auto "sicura". Ismail, l'autista speciale, non ricambia quasi neppure il mio saluto. Un discreto caronte che traghetta su un'auto blindata quelli cui è concesso accedere al palazzo dei palazzi. Non fa domande, non fa sorrisi. Nel secondo caso invece, dopo la consegna di passaporti e cellulari spenti, saremo perquisiti e avremo accesso al nostro interlocutore solo dopo che vari cancelli si sono aperti e richiusi al nostro passaggio ad opera di guardie cortesi e di bell'aspetto. E no, non abbiamo visitato il direttore di un carcere.

Posso concedermi ancora qualche minuto fra le immacolate lenzuola del letto king-size di questo Sheraton che non mi piace nemmeno un po'. Senza che l'aspetti si eleva un canto melodioso, mi inganna, penso provenga dalla camera del vicino che ha acceso una radio. Invece no, apro la finestra (che miracolosamente si può aprire) e la camera viene inondata da una delle chiamate alla preghiera delle più dolci che io abbia sinora mai potuto udire.

Sono in Medio Oriente ma non mi è purtroppo consentito languere. So che non avrò tempo di scendere per fare colazione, mi preparo una tazza di tè con il bollitore in dotazione e comincio a stendere una relazione in merito ai sopralluoghi della giornata precedente. Ci vorrà poco poi per ribatterla al computer.

Una camicia fresca, una cravatta a righe blu e sono pronto. Fra un appuntamento e l'altro riesco a far inserire una visita alla moderna Moschea di Re Abdullah Bin Al Hussein, nel quartiere di El Abdali, Jebel Al Wiebdah. Come tutte le moderne e grandi moschee celebrative non mi dice nulla, non mi commuove. Tutto cemento armato e moquette rossa. La corsa verso l'aeroporto Queen Alia nel primo pomeriggio mi terrà un po' con il fiato sospeso. Hamza, nostro fidato autista per due giorni, si guadagnerà una bella mancia.
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1 comment:

Anonymous said...

Che vita affascinante, sembra un film...
Marco